Arpa e Basilicata: Non fidarsi è meglio (reportage di Lorenzo Ligas per il Serale.it)

Fonte ilserale.it
Di Lorenzo Ligas
Redimersi per riconquistare la fiducia del territorio: è l’obbiettivo della nuova direzione di Raffaele Vita dal 2011 a capo di una delle agenzie regionale per l’ambiente peggiori d’Italia
“Diciamo che c’è ancora molto da fare”. La Basilicata che esce da un decennio di scandali ambientali sta tutta in una frase ironica di Maurizio Bolognetti, della Direzione nazionale dei Radicali Italiani, guerrigliero di lungo corso nella battaglia per la salute lucana. Il suo velato ottimismo parte dal presupposto che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, fidarsi dell’Arpab è dannoso. Lo dimostrano anni di gestione folle del controllo sull’ambiente, culminati con la dirigenza di Vincenzo Sigillito, arrestato per l’inchiesta Fenice. Nel 2011 a capo dell’Agenzia è salito Raffaele Vita e con lui un sensibile cambio di rotta; il cambiamento fa ben sperare per il futuro, ma non fa certo dimenticare gli sfaceli perpetrati sul territorio lucano, soprattutto perché i loro effetti si sentono ancora. La religiosa assenza di Arpab si sparge su tutto il territorio lucano. A cominciare dal termovalorizzatore di Melfi Fenice, del gruppo francese Edf. L’inceneritore, secondo i dati forniti da Arpab nel 2011, ha inquinato dal 2002 al 2007: nickel, piombo, mercurio, cromo esavalente, cadmio sono stati ospitati per cinque anni(quelli accertati) nel suolo lucano, ma non è solo questo il punto. Il punto è che Arpab quei dati non solo li ha pubblicati nel 2011, che equivale a dire che per nove anni li ha occultati, ma si è anche rifiutata di rilasciarli alla procura melfitana che nel 2009 affidò al prof. Francesco Fracassi l’incarico di consulente tecnico in relazione all’inchiesta sul termovalorizzatore Fenice. Nella sua relazione del 24 maggio 2010 il professore scrive infatti che dopo aver trasmesso la richiesta dei dati alla procura e “nonostante i dati richiesti fossero indispensabili per stabilire se le anomalie riscontrate fossero stati o siano ancora pregiudizievoli per l’uso delle acque da parte di agricoltori, alcuna delle analisi richieste è stata consegnata al sottoscritto da Arpab o dalla procura della Repubblica di Melfi”.
(L’articolo integrale su IlSerale.it)
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