Lettera dei Radicali al Presidente Napolitano

Presidente Napolitano - Lettera a

Riportiamo di seguito la lettera aperta che i parlamentari radicali, i segretari e tesorieri del Movimento Radicali italiani e dell'associazione Luca Coscioni, il presidente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito hanno indirizzato al presidente Napolitano, oggi pubblicata sul quotidiano "Europa".

Signor Presidente,
sono passati 294 giorni da quando in Senato si tenne il convegno "Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano". Due giornate straordinarie non solo per la qualità e l’autorevolezza degli interventi, ma soprattutto per l’oggetto dell’incontro: la giustizia italiana, questione che lei definì «di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile».

Da allora, nulla è cambiato quanto a incapacità delle istituzioni di approntare strumenti efficaci per governare quell’urgenza. La realtà carceraria è rimasta l’«emergenza assillante, fuori dal trattato costituzionale, che ci umilia in Europa e nel mondo», mentre la bancarotta del sistema giustizia, con i suoi dieci milioni di procedimenti penali e civili inevasi, pone la repubblica in uno stato di manifesta flagranza di reato. A non essere mutata è anche l’impossibilità per il popolo italiano di conoscere, discutere, confrontare le soluzioni per uscire da questa situazione di sistematica violazione della legalità. La giustizia è tema, infatti, che da anni viene espulso dall’informazione e dai dibattiti radiotelevisivi di maggiore ascolto.

Proprio durante il convegno, il presidente Calabrò annunciò che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva accertato l’inosservanza da parte della Rai dei suoi obblighi di servizio pubblico su di un tema di «rilevante interesse politico e sociale», ordinando alla Concessionaria di «incrementare nei telegiornali e nei programmi di approfondimento l’informazione relativa alle iniziative intraprese dai Radicali e dal loro leader Marco Pannella» sul tema della giustizia e del carcere. Ebbene, quel provvedimento del 20 luglio 2011 è rimasto carta straccia. A riconoscerlo è la stessa Autorità, che in questi mesi per ben tre volte ha richiamato la Rai a darvi ottemperanza e a trattare il tema giustizia nei programmi di approfondimento. La risposta della Rai è stata: non una puntata di Ballarò, non un approfondimento di Che tempo che fa, non uno speciale in prima serata di Porta a Porta. Persino la necrofilia dei telegiornali si è fermata davanti alla tragedia delle carceri: nel 2011, la Rai ha dedicato 6mila notizie nei notiziari radio e tv a tre casi di cronaca nera e solo 26 notizie ai 66 detenuti e agli agenti penitenziari che si sono tolti la vita.

Può definirsi stato di diritto un paese in cui i provvedimenti dell’istituzione deputata a garantire il rispetto delle leggi in materia di informazione sono elusi proprio da chi è tenuto a svolgere il servizio pubblico, e senza che comporti né scandalo né sanzioni? Non ci saranno "scatti e risposte" da parte delle forze politiche né si potranno mai determinare le condizioni per affrontare l’emergenza giustizia sino a quando ai cittadini verrà impedito di conoscere e chiedere conto, ad esempio, del fatto che l’Italia per il quinto anno consecutivo è risultato il paese con il maggior numero di sentenze della Corte europea per i diritti dell’uomo rimaste inapplicate. O che nessuna risposta è stata data al Comitato dei ministri del consiglio d’Europa quando nel marzo scorso ha chiesto alle autorità italiane di «presentare un piano d’azione che, oltre a proposte concrete su come risolvere la questione, contenga anche un calendario che permetta di monitorare attentamente gli effetti delle riforme già introdotte e la tempistica per le misure ancora da introdurre». O, ancora, che la lentezza della giustizia civile arreca all’economia un danno valutato dalla Banca d’Italia in un punto di Pil.

Non ci rassegneremo ad assistere inerti alla distruzione del valore della legge e delle stesse istituzioni, portando all’attenzione delle giurisdizioni internazionali anche questo aspetto della peste italiana. Nella speranza di poter, anche così, essere d’aiuto all’esercizio del suo ruolo di supremo garante della Costituzione.

I Parlamentari Radicali,
Il Segretario e il Tesoriere di Radicali italiani e dell’Ass. Luca Coscioni,
Il Presidente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito

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