Conversazione settimanale con Marco Pannella: la II Marcia per l’Amnistia e la giustizia, il ruolo di Napolitano, Beppe Grillo e l’antipolitica, il caso Moro, il PCI, Pietro Ingrao presidente della Camera

Il successo della Seconda Marcia per l’Amnistia e la giustizia. Il ruolo di Napolitano. Beppe Grillo e l’antipolitica. Il caso Moro, il PCI, Pietro Ingrao presidente della Camera…
Quella che segue è la trascrizione-sintesi, non rivista dall’autore, della domenicale conversazione di Marco Pannella a “Radio Radicale”. Trascrizione-sintesi curata da Marco Valerio Lo Prete e non rivista dall’autore.
Il successo della manifestazione per la riforma della giustizia e l’amnistia. L’interventismo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’attenzione di alcuni giornali.
Marco Pannella: “Ho qualche sintomo che dal mondo distaccatosi troppo facilmente dalla propria storia, quella Pci, c’è una fobia verso l’approfondimento della storia di tutti noi. Ricordo una personalità così indiscussa da noi come Biagio De Giovanni che, dinnanzi alla prima stesura della “Peste italiana”, della nostra ricostruzione storica, reagì con uno scatto d’ira, anche scritta: ‘Questi Radicali che hanno l’ossessione della autoreferenzialità’. Mi venne di dire: ‘Il problema capisco qual è, è che non si può parlare della storia attuale nostra nel contesto degli altri, senza approfondire una storia (come quella comunista, ndr) che – come ha detto perfino Massimo D’Alema – nel caso di momenti topici e cesure internazionali non c’è stato l’onore della sepoltura, ovvero l’intenzione di fare un bilancio delle ragioni superate e di quelle ripropostesi’. Il libro di Lanfranco Palazzolo su Giorgio Napolitano, e la “posizione intermedia” assunta spesso nel dibattito interno al Pci dall’attuale Presidente della Repubblica: “Avere oggi fornito una ricerca sui documenti ufficiali di Napolitano credo che sia un lavoro serio”.
In risposta ad alcune osservazioni critiche di Massimo Bordin: “Sai qui quale è la puntina di dissenso tra noi? Tu dici: ‘Pannella, cosa cerchi? Finché uno non ha rotto con il partito, la sua storia è di un - potremmo dire – ‘burocrate di partito’. Il dissenso sai dove? E’ che io ho sempre cercato di sottolineare che lui aveva una eredità come Presidente della Repubblica e non quella del Pci che doveva seguire, perché in base al maledetto costituzionalismo italiano, il fatto che i suoi tre Presidenti precedenti avevano fatto tutti e tre - a cominciare da Oscar Luigi Scalfaro -. Sottolineare questo è servito molto, credo. Guardate che lui fa il Presidente della Repubblica con i costituzionalisti italiani che valutano sempre e molto i precedenti che fanno diventare consuetudine”. L’esempio del potere di grazia del Quirinale ai tempi di Carlo Azeglio Ciampi.
Tornando a Napolitano: “Mi è parso importante dire subito: guardate, anche noi abbiamo appoggiato l’elezione di questo Presidente di storia comunista, ma lo abbiamo fatto con la speranza che non si ripetano schemi tradizionali e conservatori, ma evitiamo di pretendere da lui quello che per 21 anni tutta la politica italiana e quindi la gente in base all’informazione ha consentito o applaudito ai suoi predecessori…Volevo rivendicare che subito, conoscendo il Paese e anche gli ambienti nostri, ho detto: state attenti che a questo punto da questo Presidente non possiamo pretendere che lui ignori 21 anni di Presidenza della Repubblica in Italia. Per cui da una parte ha una storia comunista, ma dovrà andare anche oltre se vorrà allontanarsi e avere una lettura nuova del suo ruolo di Presidente e dello Stato di diritto. Ma a questo punto cosa è accaduto?”.
Sulla situazione della giustizia e delle carceri italiane: “E’ sembrato fare l’appello per lo Stato di diritto contro la ragion di Stato. Noi questo l’abbiamo subito tradotto: il Presidente sostiene questo, sciopero della fame e della sete inedito per un giorno, il 14 agosto, perché quello che evidentemente a questo punto è necessario è che il Parlamento prenda atto del fatto che il supremo garante del diritto in Italia ha detto che la situazione non solo delle carceri ma della giustizia, era contro la Costituzione, la giurisdizione europea, l’Onu, i diritti umani e lo Stato di diritto. L’aiuto che potevamo dare era questo: Presidente, visto che non sei intervenuto come arbitro tra le nostre posizioni e le altre ma per dare una lettura costituzionale, noi diciamo che tu non hai il ‘dovere’ ma l’‘obbligo’ - per quello che hai detto - di fare i messaggi alle Camere e dire che noi siamo nella condizione di flagranza assoluta e piena di tutti i diritti che conosciamo”. “E’ passato un anno quasi” dalla “prepotente urgenza annunciata e preannunciata in piena estate dal Presidente della Repubblica”. Governo e Presidente della Repubblica “in modo manifesto ritengono che non esiste l’obbligo di interrompere una flagranza riconosciuta solennemente da tutte le autorità. Consentire questo significa non voler dare e ricevere nessun aiuto, caro Presidente. Proprio come quando c’erano molti ‘suicidati’ in giro a 2.000 o 3.000 chilometri, addirittura anche sulla frontiera jugoslava, molti suicidati e incarcerati, e allora la differenza tra il Pci - con gradazioni diverse - e noi, con Ignazio Silone, era che noi davamo valore alla peste che continua, e che poi è anche quella della Shoah”.
I Radicali, il Pci e l'affare Moro: “Io ritengo topico, definitivo, che due ore dopo il sequestro Moro, ad assassinio già avvenuto dei dipendenti dello Stato, il Presidente della Camera comunista, Ingrao, sospende la Costituzione e toglie il diritto di parola a tutti i parlamentari tranne i rappresentanti di gruppo”. “Si era colta l’occasione delle Br, della loro infamia e dei loro assassinii, per fare in Italia una piccola cosa di quelle che si facevano a Praga nell’immediato dopoguerra”.
L’attualità dei direttori delle carceri che non vogliono essere funzionari dello Stato alla Eichmann e il precedente storico dell’assassinio di Aldo Moro, quando nel Pci e non solo prevalse la ragion di Stato sul senso dello Stato: “Io ritengo topico, definitivo, che due ore dopo il sequestro Moro, ad assassinio già avvenuto dei dipendenti dello Stato, il Presidente della Camera comunista, Pietro Ingrao, sospende la Costituzione e toglie il diritto di parola a tutti i parlamentari tranne i rappresentanti di gruppo”. “Si era colta l’occasione delle Br, della loro infamia e dei loro assassinii, per fare in Italia una piccola cosa di quelle che si facevano a Praga nell’immediato dopoguerra”. L’aumento dei suicidi in Italia.
Da Enrico Berlinguer a Vittorio Vidali, quando la storia del Pci si è intrecciata a quella radicale. “Enrico Berlinguer, dopo un colloquio di due ore con me che ero al 60esimo giorno di sciopero della fame, con Piero Ottone che in quel momento aveva già messo in prima pagina l’articolo di Pier Paolo Pasolini, uscendo da quel colloquio nella sala con il tavolone grosso dove ci aspettavano altri compagni, annunciò che la richiesta che il Pci si pronunciasse sull’aborto era accolta e che entro settembre il Pci si sarebbe schierato con le nostre posizioni. Il fatto che dopo Ingrao in quella occasione, in questa che ritengo con sintomi innegabili di peste adesso abbiamo di nuovo il più nobile - quello che te lo aspetti di meno, magari - e io voglio sperare che in una persona di rilievo non ci sono suscettibilità di prestigio. Perciò da 6-7 mesi ho cercato sempre di dire ‘tu sei arbitro in questo modo, invece tu sai benissimo che non devi esserlo’. Geniale, tu hai fatto in quattro mesi il vero premier e probabilmente in Italia non ci sono state delle Piazzali Loreto perché se tu non forzavi la situazione, e Pd e Pdl andavano a fare la ‘profezia Enrico Letta’ con i quattro al governo, probabilmente ci sarebbe stata una Piazzale Loreto, perché scoppiava il default italiano prima di quello greco.
Sulla marcia del 25 aprile: “I fruitori abituali delle marce di milioni e di dopolavoro sono stati fottuti dal controllo del regime anche nei loro confronti, se è vero come è vero che l’adesione confermata fino alla fine della Cgil non è stata mai segnalata”. Il sostegno di alcuni giornali: il manifesto, il Foglio, Tempi.
Sulla marcia del 25 aprile: “I fruitori abituali delle marce di milioni e di dopolavoro sono stati fottuti dal controllo del regime anche nei loro confronti, se è vero come è vero che l’adesione confermata fino alla fine della Cgil non è stata mai segnalata…C’è anche un dissenso fra i partigiani sul 25 aprile…Ci si è mossi perché nessuno sapesse anche la qualità e la entità di organismi di tipo religioso che avevano aderito, come le due comunità di area mussulmana hanno fatto. Anche i valdesi aderiscono. Poi non solo monsignor Superbo, numero due della Cei e responsabile della Conferenza episcopale della Basilicata, poi 21 cappellani penitenziari e anche questo non è marginale”.
“Abbiamo avuto il sostegno del “Manifesto”, con un’attenzione seria e di informazione. Abbiamo avuto anche “il Foglio” che ha aderito e addirittura Giuliano Ferrara è andato a “Radio Londra” non solo per dire che il 25 aprile - se lo si vuole davvero onorare - si marci con questi, ma ha citato Piero Sansonetti che aveva scritto uno splendido articolo su “Gli Altri”. Ha aderito anche “Tempi”, che è ufficialmente discendenza di fedeli del suo fondatore Don Giussani”.
Ancora sull'interpretazione dell'omicidio di Aldo Moro.
Pannella, la sua lettura dell’affare Moro e le critiche alla lettura del “Golpe di via Fani”: “Se la Camera dei deputati si fosse comportata come tale e come Costituzione, il golpe non sarebbe riuscito”. “Io sono convinto che in una via di Roma sono arrivate forze di polizia con sirene, perché sapevano che dove andavano bisognava avvertire. Lì all’interno delle Brigate Rosse c’erano un paio di persone che magari per un dissenso legittimo, grave e gravissimo, hanno fatto sì che visto che c’erano contatti con lo Stato tra i loro compagni, loro ne avevano di altro tipo. Oggi dico che il Presidente della Repubblica sta assumendo una cosa che non è in linea con quello che può essere giustificato dal ventunennio precedente. La cosa grave è che la linea della burocrazia del Pci che continua a essere vissuta”.
Il dibattito sull’antipolitica, gli articoli di Ernesto Galli della Loggia e Giuliano Zincone sulla posizione dei Radicali assimilabile a Grillo e Di Pietro: “In parte è vero, nel senso che lo stesso mondo degli altri due – Grillo e Di Pietro - è molto interessato alla mia presenza, perché la ritiene il male assoluto”. Ancora sui populismi: “Oggi Santoro si candida a dirigere la Rai con Freccero, bravissimo, ognuno tenta a suo livello di fare il Veltrusconi”.
Il dibattito sull’antipolitica, gli articoli di Ernesto Galli della Loggia e Giuliano Zincone sulla posizione dei Radicali assimilabile a Grillo e Di Pietro: “In parte è vero, nel senso che lo stesso mondo degli altri due – Grillo e Di Pietro - è molto interessato alla mia presenza, perché la ritiene il male assoluto”. Ancora sui populismi: “Oggi Santoro si candida a dirigere la Rai con Freccero, bravissimo, ognuno tenta a suo livello di fare il Veltrusconi”. La figura di Violante e la sua confessione sulla partitocrazia fatta all’inizio degli anni 2000.
“Hanno ragione solo che noi partecipiamo perché quel mondo - di Grillo, di Di Pietro – si occupa molto di me, nel senso che noi rappresentiamo la parte dei traditori, dei venduti di quel mondo. E’ un modo di appartenere a quello”. Le diverse interlocuzioni con Vasco Rossi e Roberto Saviano (interlocuzione ricercata con quest’ultimo in particolare sulla vicenda di Nicola Cosentino).
Sul dibattito interno ai Radicali: “Analisi e sintesi del Comitato nazionale di Radicali Italiani attraverso i documenti approvati mostrano accordo sulla sostanza della nostra posizione: la partitocrazia, lo stato di diritto e la democrazia negati, la forza della non violenza”.
Comitato e Direzione di Radicali Italiani riuniti nel fine settimana. “Vi sono dei dissensi anche sulla questione amnistia che sono emersi da un rappresentante dei Radicali Roma; lo dico perché è una notizia, nessuno fino ad ora sembrava discutere su questo. La mozione finale che invece è tutta sull’amnistia è stata approvata all’unanimità, quindi anche con il voto del compagno e degli altri due o tre che facevano obiezioni. L’ascolto interno non è solo l’ascolto delle contraddizioni, è anche l’ascolto di quello che emerge. Se si sa che una presa di posizione può in qualche misura rendere manifesto un isolamento di quella posizione è legittimo che uno ci pensi due volte”. “Analisi e sintesi del Comitato nazionale attraverso i documenti approvati mostrano accordo sulla sostanza della nostra posizione: la partitocrazia, lo stato di diritto e la democrazia negati, la forza della non violenza”.
Il suicidio del leghista Pier Angelo Ablondi e la possibile connessione con il caso delle firme false che vede coinvolto Formigoni: “E’ cosa che mi pare di una bellezza tragica espressiva che deve essere conosciuta dagli italiani. Ho detto che per coloro che ci credono, quando grandi eventi storici si scopre che non sono stati quello che si sperava, c’è gente che muore prima di altri”.
Il candidato leghista al consiglio comunale di Parma che si è suicidato, Pier Angelo Ablondi, già consigliere provinciale. “E’ cosa che mi pare di una bellezza tragica espressiva che deve essere conosciuta dagli italiani. A un certo punto si sta indagando su Podestà, il presidente della Provincia, su tutte le note serie di falsi di Firmigoni e compagni, quelli che sono stati sottolineati da due fatti: noi, nella Milano che aveva dato non ricordo quanti preferenziali a Emma Bonino, non riusciamo a raccogliere le firme per poterci presentare e quindi siamo assenti da quelle elezioni; noi abbiamo denunciato il fatto che vi fosse da parte di media e giornali una insufficiente promozione di informazione presso gli elettori delle firme da raccogliere, e noi non avendole raccolte non ci presentiamo”. La differenza con Formigoni e la sua raccolta di firme tra cui molte certamente false. “A un certo punto si sa che la Procura anche di Parma sta indagando sulle responsabilità di Podestà e dei rappresentanti parmigiani che raccoglievano le firme per le elezioni. A questo punto leggiamo che il leghista si è suicidato. Cosa possiamo immaginare? Poi dirò perché, con tutta la prudenza, anzi per prudenza dirà ciò che sto per dire, ha il terrore che venga fuori che in due hanno collaborato ad autenticare firme che poi a un primo sguardo non c’era bisogno nemmeno di un calligrafo perché erano anche doppie. È un uomo impegnato in politica, è persona onesta come tanti leghisti, è terrorizzato. Lui sa che i processi penali possono durare a lungo, e non è terrorizzato dalla possibile apertura di un processo ma dal disonore, dallo sputtanamento: ‘Anche io ho ceduto a quello a cui io, leghista, da un mese sono sottoposto a una cosa atroce, per le notizie che vengono da ogni parte. A questo punto proprio io dovrei costituire quelle ragioni di disonore davanti agli occhi comuni’. Dico alla famiglia: vorrei trovare un modo per celebrare questo uomo, magari creando un comitato con la famiglia per l’onesto cittadino che in questo caso è stato indotto dalla disperazione a rassegnarsi ad andarsene, mollando le sue speranze e rifiutando di poter essere quello che può essere indicato corresponsabile di tutto quello che lo ha fatto soffrire intimamente”. Il comizio di Pannella a Marcellina: “Ho detto che per coloro che ci credono, quando grandi eventi storici si scopre che non sono stati quello che si sperava, c’è gente che muore prima di altri”.
Pannella e gli avvertimenti dati nel tempo a Silvio Berlusconi sul futuro della Lega Nord: “Dicevo: ‘Silvio, guarda che ci sarà qualcuno poi che a un certo punto sparerà a Bossi perché il tradimento sarebbe evidente e dietro le sporcizie, perché essendo plebee verranno fuori in maniera molto più grave’. Tuttora temo anche questo”.
La storia della nonviolenza “comincia tutto con Socrate, con una differenza: che noi la cicuta dovremmo cercare di non berla”. Il “non uccidere anche per legittima difesa” previsto nello Statuto del Partito radicale.
“La prescrizione è amnistia di classe e grazie a Giuseppe Rossodivita tutti nel mondo giudiziario si sono accorti che il 40 per cento delle prescrizioni vengono quando si è ancora nel momento del procedimento, perché il giovane magistrato dice: ‘Qui ormai se facciamo il giudizio interverrà la prescrizione probabilmente’, e sulla base di questa cosa lui manda in prescrizione. Questo non dovrebbe farlo lui”.
La preferenza di Pannella per la separazione delle carriere e la Common law. “Credo che o domenica scorsa o la precedente, incidentalmente, ho detto che la prescrizione è amnistia di classe e grazie a Giuseppe Rossodivita tutti nel mondo giudiziario si sono accorti che il 40 per cento delle prescrizioni vengono quando si è ancora nel momento del procedimento, perché il giovane magistrato dice: ‘Qui ormai se facciamo il giudizio interverrà la prescrizione probabilmente’, e sulla base di questa cosa lui manda in prescrizione. Questo non dovrebbe farlo lui. Allora per questo voglio che non siano degli impiegati di stato, perché in un certo senso mi sento di lodare il comportamento di questi perché in questo caso schivano l’obbligatorietà del procedimento penale”. “Il riflesso di ragionevolezza in metà dei giovani pm, perché sono quelli più giovani che spesso hanno queste rotture di coglioni, i quali non si muovono con la diligenza burocratica di impiegati dello Stato, ma fanno qualcosa che non so mica se sia ortodosso, ma è questione di massa e che riguarda quasi la metà delle prescrizioni ogni anno”.
Pannella, l'intervista al “Giornale” e i media.
Pannella e la sua intervista al “Giornale”: “Siccome ero in giro, non l’ho letta ancora. Era una intervista con Alessandra Chirico, che dopo Berlusconi ha onorato me. Quando ci siamo lasciati ho detto: ‘Visto che non siamo più tra compagni ma tra giornalisti, e in questo caso giornalista sei tu ma io anche, le ho detto ‘hai tutta la mia solidarietà perché adesso sono cazzi tuoi per lo tsunami che ti ho fatto per un’ora’”.
“Una cosa è certa: avendo noi fatto fiducia al Presidente anche sulla base di quell’annuncio, se entro poche settimane il premier e il Presidente della Repubblica non smettono di negare nei fatti la ‘prepotente urgenza’ della riforma, dubito che noi potremo – per quel poco che contiamo - serbare la fiducia al governo. E’ un annuncio ottimistico”. “Amnistia, amnistia, amnistia!”.
“Dalle delibere di Radicali Italiani confermano la scelta di porre al centro come premessa essenziale per poter fare fiducia a chi che sia, anche il governo e il Presidente della Repubblica, come pongono in ordine tra le loro priorità la giustizia”. “A me pare di leggere la delibera in questo modo: se la giustizia non torna al primo posto, se il presidente Monti - nessuno glielo ha chiesto dopo i suoi viaggi ineccepibili, sempre dai più importanti come la Cina per chiedere investimenti in Italia – e lui aveva detto che contro la crescita in Italia giocava la situazione della giustizia; ora l’unica conseguenza che abbiamo avuto è un viaggio dell’emiro del Qatar a Roma, durante il quale nessuno ha detto che avrebbe assicurato investimenti. Monti tenga presente che esiste, non solo in politica, anche l’effetto annuncio”. Il ruolo dell’amnistia per riformare la giustizia e renderla più efficiente ed efficace. Sul processo per direttissima e altre anomalie italiane: “Chi si vieta di studiare rispetto al contenzioso civile una cosa per direttissima? Recuperiamolo e applichiamolo questo tipo di processo”. “Una cosa è certa: avendo noi fatto fiducia al Presidente anche sulla base di quell’annuncio, se entro poche settimane il premier e il Presidente della Repubblica non smettono di negare nei fatti la ‘prepotente urgenza’ della riforma, dubito che noi potremo – per quel poco che contiamo - serbare la fiducia al governo. E’ un annuncio ottimistico”. “Amnistia, amnistia, amnistia!”.
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