Giustizia. Testa: contro 500 prescrizioni al giorno, riforme non possono prescindere da amnistia

Chi è contrario inganna, vuol far credere sia possibile avere botte piena e moglie ubriaca.
Dichiarazione di Irene Testa, Segretaria dell’Associazione Radicale il Detenuto Ignoto, membro della Direzione di Radicali Italiani
Subito appresso alla notizia del proscioglimento di Silvio Berlusconi nel processo Mills per decorrenza dei termini, è pressoché unanime, da parte dei suoi avversari più viscerali, il coro di lagne e invocazioni di riforme contro il dispositivo della prescrizione.
Verrebbe anche da dire, a questo punto, che chi è causa del suo mal dovrebbe piangere e maledire se stesso.
Da lungo, contro molti di loro, tra i più duri oppositori a un provvedimento di amnistia votata dal Parlamento alla luce del sole, denunciamo lo scandalo delle 500 prescrizioni di reati che ogni giorno avvengono silenziosamente nei tribunali italiani. Colpevoli (probabilmente proprio loro i maggiori beneficiari) e innocenti (che non ne avrebbero alcun interesse), tutti nel salvacondotto della prescrizione, purché dispongano di mezzi sufficienti per sostenere le spese legali tanto a lungo quanto richiesto dai termini.
Principale concausa di questa situazione che rende la giustizia italiana sempre meno giusta e sempre più classista, è il “tappo” di milioni di processi pregressi che ne intasano il funzionamento e che determinano, oltre che una reale discrezionalità dell’azione penale, l’allungamento dei tempi processuali per tempi insostenibili, più volte oggetto delle sanzioni della Corte europea contro l’Italia, fino alla fisiologica decorrenza dei termini di prescrizione.
Continuare a ubriacare l’opinione pubblica per fame di consenso, con l’errata convinzione che sia possibile riformare la giustizia rendendola realmente giusta e efficiente, senza affrontare il nodo del pregresso processuale, equivale a un grande inganno, furbetto quanto sterile, di chi in realtà non vuole cambiare niente.
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