Garante regionale carceri/Sintesi conferenza stampa Pd+Radicali

Carcere

Torino, Sala dei Presidenti del Consiglio Regionale del Piemonte, oggi a mezzogiorno
La conferenza stampa, organizzata dal Gruppo Consiliare del Partito Democratico, si è aperta con la proiezione di uno spezzone della video-inchiesta “GIUSTAMENTE – viaggio nelle carceri italiane”, prodotta da Fainotizia.it e Radio Radicale.

Valentina Ascione, giornalista e coautrice della video-inchiesta, ha ricordato come la stessa sia a disposizione dei media e dei cittadini a questo link.

Ha introdotto la conferenza stampa Aldo Reschigna (presidente Gruppo consiliare PD):

“Istituire il garante regionale delle carceri non è un lusso; rappresenta, invece, un aiuto concreto all’intera comunità penitenziaria. Il centro-destra non puo’ portare l’argomento “aboliamo il garante per ridurre i costi della politica” quando recentemente ha bocciato in Commissione le nostre proposte di risparmio inerenti la macchina regionale. Ricordo che l’unica spesa per il garante è quella di una indennità di carica dignitosa; tutti i costi di struttura saranno a carico di uffici e personale regionale già esistenti. La domanda che dobbiamo porci è: il garante serve o non serve? Gli amici che interverranno dopo di me confermeranno la mia opinione: il garante serve”.

Franco Corleone (garante detenuti Comune di Firenze):
“Il garante serve per cercare di attenuare il profondo deterioramento delle condizioni di vita nelle carceri italiane, riscontrabile in questi ultimi anni. E di cui si hanno echi nelle dichiarazioni addirittura del Presidente della Repubblica (“La situazione delle carceri è intollerabile”), addirittura del Ministro di Giustizia (che ha parlato di “tortura”). Di fronte a tutto questo, in Piemonte si dice NO al garante per risparmiare poche migliaia di euro? I diritti o valgono anche e soprattutto per gli ultimi o sono privilegi dei potenti. Per questo dico che il garante è un servizio alla democrazia tout court. Esistono già in Italia una trentina di garanti alle carceri (regionali, provinciali, comunali), della più diversa estrazione, nominati dalle amministrazioni più diverse.

Il lavoro del garante è di estrema delicatezza; deve interloquire con i magistrati, i detenuti, i direttori di carcere, la polizia penitenziaria, il personale medico delle ASL. Un simile lavoro non puo’ essere scaricato sul difensore civico regionale, che ha altre competenze.

Il sovraffollamento non si risolve con nuove carceri; si risolve con meno detenuti in carceri migliori. Per questo occorre anche una rete di garanti che segnalino le cose che non vanno, le zone d’ombra, che evitino situazioni come quella venutasi a creare al carcere di Asti, dove la magistratura ha scritto, papale papale, che nessun autore di violenze ha pagato solamente perché non è stato ancora recepito nel nostro ordinamento il reato di tortura”.

Maria Pia Brunato (garante detenuti Comune di Torino):
“Sono stata nominata garante sei anni fa. Il carcere di Torino ospita 1.600 detenuti in una struttura fatta per ospitarne 900. Incontro circa 200 detenuti ogni anno. Il garante è un occhio terzo, una figura neutra. Con le ultime modifiche di legge, finalmente, i garanti possono entrare autonomamente in carcere, senza attendere il benestare dei direttori. Partecipo a tavoli di lavoro in Regione ma è evidente che non posso supplire con le mie ridotte competenze a quello che potrebbe fare un garante regionale”.

Igor Boni (presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta, membro Giunta Radicali Italiani):
“Se milioni di italiani potessero vedere la video-inchiesta di Fainotizia.it il carcere non sarebbe più un territorio extraterritoriale, una cosa di cui non si parla se non, per poco tempo, ad ogni atto di violenza, all’ennesimo suicidio. Il garante serve anche per avvicinare le 13 carceri piemontesi al resto del territorio; serve a far uscire informazioni dal carcere. Il garante sarebbe una vittoria radicale? No, sarebbe una vittoria del Piemonte. Sarebbe una risposta di civiltà all’ipocrisia con cui chi ogni giorno si richiama ai valori sacri della Costituzione poi tollera che, ogni giorno, tali valori siano offesi e calpestati oltre le sbarre, in tutta Italia. Noi andiamo avanti con il nostro Appello (a prima firma Emma Bonino), ogni giorno più ricco di adesioni, e con il digiuno a staffetta (iniziato il 15 gennaio); rivolgiamo un forte appello ai detenuti affinchè aderiscano al digiuno, rispondendo con l’iniziativa nonviolenta alla violenza in cui sono immersi. Grazie alla nostra azione, sono emersi nel PDL degli elementi di ragionevolezza, di riflessione (l’impegno del consigliere Giampiero Leo; il ritiro della firma del consigliere Angelo Burzi dal PDL 188 cosiddetto “ammazzagaranti”; l’attenzione con cui il presidente del Consiglio Regionale Valerio Cattaneo segue la questione)”.

Infine, Roberto Tricarico (consigliere comunale PD a Torino) ha evidenziato come il garante può porsi a servizio dei consiglieri regionali, ognuno per il carcere di propria competenza, interagendo con loro per migliorare le condizioni di un mondo che comunque, lo si voglia o no, fa parte integrante della regione Piemonte.

Erano presenti alla conferenza stampa anche i consiglieri regionali PD Rocchino Muliere (presentatore della proposta di legge sul garante regionale, poi divenuta Legge regionale n. 29 del 2 dicembre 2009) e Angela Motta.

Torino, 20 febbraio 2012

In allegato l’Appello per la nomina del garante regionale delle carceri.
Per aderire al digiuno a staffetta, invia mail a: info@associazioneaglietta.it

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