Carceri: Decreto Legge Severino, dose omeopatica che però non guarisce, nè allevia il male di carceri fuorilegge che da anni sequestrano l’intera comunità penitenziaria.
Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata radicale, membro della Commissione Giustizia
Parliamoci chiaro: con il decreto legge del Ministro Severino usciranno alla detenzione domiciliare 3.300 detenuti ma, se tutto andrà bene, ciò accadrà nell’arco di un anno. Perciò, parlare di “svuota carceri” è letteralmente fuorviante e affermarlo – questo sì! – significa illudere tutta la comunità penitenziaria sottoposta da anni alla violenza di uno Stato fuorilegge incapace di rispettare le sue stesse regole.
Occorre, infatti, precisare che tutte le richieste di poter scontare ai domiciliari gli ultimi 18 mesi di detenzione (con il ddl Alfano i mesi erano 12 e in un anno sono usciti poco più di 4.000 detenuti) dovranno essere vagliate dai magistrati di sorveglianza già oberati di lavoro, lavoro che non riescono a smaltire penalizzando chi dovrebbe poter accedere alla pene alternative, ai permessi, alla liberazione anticipata. Come per il DDL Alfano, sono inoltre esclusi tutti i detenuti sottoposti all’articolo 4-bis dell’ordinamento penitenziario.
La portata di questo tipo di normativa è ben spiegata da una lettera che ho ricevuto proprio oggi da un detenuto di un istituto lombardo: “ma se tengono dentro me, con otto mesi da scontare e un’invalidità pressoché totale, nessuna aggravante né recidiva, chi scarcerano? La legge 199/90 è un’autentica buffonata perché impiegano mesi per decidere sulle istanze e chi ne ha diritto è già fuori prima della decisione!"
E intanto, oggi, un altro agente penitenziario si è suicidato e in quest’anno che non si è ancora concluso il numero dei suicidi fra i detenuti ha raggiunto quota 65. Insomma, il decreto legge Severino è una dose omeopatica che però non guarisce, né allevia il male di carceri fuorilegge che da anni sequestrano l’intera comunità penitenziaria.
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