(Quello che segue è l’editoriale che sarà pubblicato su “Notizie Radicali” di domani. Nel riprendere, si prega di citare la notizia)
La richiesta è semplice: dite, finalmente, quello che sapete, basta con i comportamenti omertosi. Il destinatario della richiesta è lo Stato Città del Vaticano. Quello che si chiede di sapere è la verità sul misterioso rapimento di Emanuela Orlandi.
Già due anni fa il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, intuendo che una bella fetta di verità sulla scomparsa della Orlandi poteva forse era custodita negli archivi d’oltre Tevere e nella memoria di alcuni prelati che finora hanno ritenuto di dover tacere, aveva interrogato un paio di monsignori: Pedro Huidobro, appartenente all’Opus Dei, rettore della Basilica del Sant’Apollinare; e l’ex rettore della stessa Basilica, Pietro Vergari. Era stata ascoltata anche la signora Carla Di Giovanni, vedova di un boss della banda della Magliana, Renato De Pedis; quel De Pedis che aveva intrecciato una relazione sentimentale con la signora Sabrina Minardi; quest’ultima aveva rivelato che a sequestrare la ragazza era stato proprio De Pedis, per poi consegnarla ad un altissimo prelato, che secondo la Minardi sarebbe stato Paul Marcinkus, all’epoca potentissimo esponente dello IOR, la banca vaticana.
Vero è che Sabrina Minardi non è la testimone più attendibile, ma qualcosa di credibile nelle sue affermazioni deve pur esserci, se la procura romana le ha prese in considerazione.
C’è poi l’oscuro capitolo della tomba di De Pedis all’interno della Basilica, che a norma ospita
esclusivamente le spoglie di altissimi prelati (e non è il caso di De Pedis) o di personaggi illustri che hanno guadagnato in vita la “gratitudine” del Vaticano. Cosa ha fatto De Pedis per guadagnarsi questa “gratitudine”? Se è vero quanto sostiene la signora Di Giovanni (ed è confermato da molti esponenti del Vaticano), e che cioè De Pedis periodicamente versava cifre da capogiro per “beneficenza”. Una delle ipotesi è che quelle centinaia di milioni depositati allo IOR non erano che io proventi illeciti che la Banda della Magliana doveva reinvestire
Il mistero della “riconoscenza” del Vaticano nei confronti di De Pedis c’è dunque tutto, e apre inquietanti interrogativi che attendono risposta.
E a proposito di reticenze, silenzi, depistaggi: già l’ex capo della polizia Vincenzo Parisi, quand’era numero due del SISDE, il un rapporto sul caso Orlandi lamentava l’ostilità degli altri prelati. Per non parlare della curiosa vicenda del numero due della sicurezza vaticana Raul Bonarelli, unico indagato per depistaggio.
In una intercettazione telefonica del 12 ottobre 1983 Bonarelli parla con un interlocutore che chiama “capo” che testualmente ordina: “Che sai di Orlandi? Niente!...Noi non sappiamo niente!...Sappiamo dai giornali, dalle notizie che sono state portate fuori…Che ne sappiamo noi? Se tu dici: ‘Io non ho mai indagato’. Non dirlo che è andato alla Segreteria di Stato”.
Né va dimenticata l’intervista che il cardinale Silvio Oddi rilasciò al quotidiano “Il Tempo”: “Emanuela non venne sequestrata all’uscita dalla scuola di musica, ma quella sera tornò a casa a bordo di un’automobile di lusso sulla quale ripartì. L’ignoto accompagnatore attese la ragazza alla porta di Sant’Anna, probabilmente per non farsi vedere dalle guardie svizzere che avrebbero potuto riconoscerlo”.n un’intercettazione
Come si vede ce n’è quanto basta per finalmente corrispondere alla richiesta di verità della famiglia Orlandi e dei 45mila cittadini che hanno firmato una petizione chiedendo la fine di comportamenti omissivi ed omertosi da parte dello Stato Città del Vaticano.
© 2011 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati