Durban. E. Zamparutti, il meglio non sia nemico del bene. La questione demografica assuma centralità

“L’accordo raggiunto a Durban rappresenta un risultato positivo se consideriamo i presupposti d’inizio conferenza che sembravano dover sancire il fallimento di Kyoto. Tuttavia manca l’ambizione necessaria a far fronte a quelle proiezioni dell'Agenzia internazionale dell'energia per la quale l'aumento della domanda e dei consumi globali di energia nei prossimi vent'anni determinerà quasi sicuramente il raddoppio delle emissioni di carbonio rispetto ai livelli del 1990.
Se dunque è positiva la proroga del Protocollo di Kyoto in vista dell’adozione di un accordo vincolante per il 2020, occorre che si pongano obiettivi di rientro, non solo della CO2, ma anche della popolazione mondiale entro ordini di grandezza più contenuti, in ragione dell’impatto negativo che l’esponenziale crescita demografica ha sul pianeta. Il diritto umano fondamentale delle donne alle scelte individuali in materia di maternità e salute riproduttiva come già previsto dalla Carta delle Nazioni Unite deve avere pieno riconoscimento.
Bisogna altresì uscire dalla logica per cui il PIL è l’unico indicatore del benessere e pervenire alla definizione di ulteriori indicatori nella consapevolezza che il debito ecologico può essere governato solo attraverso l’introduzione di quella contabilità ambientale che attende di essere messa in atto dalla Conferenza di Rio del 1992.”
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