Russia/Radicali: lo zar è nudo. Se domenica vi fossero state elezioni regolari, Putin avrebbe preso il 30%. Il grosso problema e’ la mancanza di un’alternativa liberale.

Marco Perduca (senatore radicale e co-presidente Partito Radicale Nonviolento Transpartito e Transnazionale) e Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani):
Possiamo dire apertamente quello che a Mosca si dice sottovoce: se domenica in Russia vi fossero state elezioni libere al termine di una campagna elettorale regolare, Putin e il suo partito “Russia libera” avrebbero preso il 30% dei voti (e non il 47%): i voti dei cittadini garantiti (o con l’illusione di esserlo) da un regime che in questi anni ha distribuito i profitti derivanti dalla vendita di gas e petrolio senza minimamente incardinare una moderna economia industriale. Prova ne sia che la Russia è in coda alla classifica delle grandi economie emergenti con riferimento a quattro dei sei indicatori di governance usati dal Fondo monetario internazionale (efficienza del governo, qualità dei regolatori, primato della legge e controllo della corruzione). Per quanto riguarda gli altri due indicatori (stabilità politica e libertà di espressione) la valutazione della Russia è comunque “scarsa”.
Grazie al passaparola di strada e al tam tam sul web, a Putin non è riuscito quello che ha ottenuto in Cecenia grazie al suo scherano Kadyrov: lì Putin ha preso il 99,48% dei consensi mentre è andato a votare il 99,51% degli elettori. L’arroganza con cui le autorità di Mosca diffondono queste cifre incredibili è una delle cause della loro batosta.
Il grande problema evidenziato dal voto è la mancanza di una opposizione liberale forte, unita e coesa; tutto il malcontento si è riversato nel non voto o nel voto a comunisti e nazionalisti. Ma a Mosca, per la prima volta in 12 anni di regno, “lo zar è nudo” e lo resterà fino alle elezioni presidenziali del prossimo marzo.
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