Regina Coeli: per i detenuti 1/3 dello spazio che l'Europa impone per gli allevamenti di suini. Bernardini coinvolge il magistrato di sorveglianza di Roma, dott. Tamburrino.

Carcere

Una situazione di vera e propria emergenza umanitaria, non ancora deflagrata grazie al senso di responsabilità dei detenuti e, soprattutto, all’impegno della polizia e degli operatori penitenziari”. Così  la deputata radicale Rita Bernardini descrive le condizioni del carcere di Regina Coeli, in un’interrogazione parlamentare dopo la visita ispettiva (non preannunciata) effettuata lo scorso 22 novembre insieme all’avvocato Alessandro Gerardi e Irene Testa, segretaria dell’associazione radicale Il Detenuto Ignoto.

 Realizzata nel 1600 la struttura richiede continui e costosissimi lavori di restaurazione e ormai non è più in grado di garantire standard accettabili di carcerazione, anche a causa del grave sovraffollamento che vede 1197 detenuti presenti, al momento della visita della delegazione radicale, a fronte di una capienza regolamentare di 724 posti e “tollerabile” di 1002.

Il sovraffollamento, si legge nell’interrogazione, aggravato dalla chiusura per ristrutturazione di una sezione e mezza dell’istituto, ha determinato un peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori penitenziari e in particolar modo degli agenti di polizia penitenziaria in cronica carenza di organico; oltre, ovviamente, a ripercuotersi in maniera grave sulla vita dei detenuti, che nel reparto “Nuovi Giunti” vivono in 3 in celle di circa 6 mq, costruite per contenere una sola persona, e alcuni sono costretti a dormire sul pavimento; con il blindato che si chiude alle 18 fino al mattino successivo e soli 20 minuti di aria al giorno, nell’ozio più assoluto: senza momenti di socialità e senza poter cucinare. I gabinetti sono spesso rotti, la doccia è limitata a due o tre volte alla settimana e ciascuno può contare su un solo rotolo di carta igienica fornito dall’amministrazione. Una situazione allarmante anche sotto il profilo igienico-sanitario per il rischio che scoppino epidemie di malattie contagiose come tubercolosi e scabbia. Si registra inoltre il taglio del 35 per cento al già esiguo monte ore degli psicologi penitenziari, chiamati nel reparto “Nuovi giunti” a valutare le condizioni psicologiche di chi ha appena varcato la soglia del carcere e il pericolo che compia atti di auto o eterolesionismo: sono infatti solo 24 le ore mensili, da ripartire fra 7 psicologi; mentre per l’osservazione e trattamento sono previste solo 10 ore mensili.  

La direttiva europea 2008/120/CE del Consiglio (18 dicembre 2008) riguardante le norme minime per la protezione dei suini stabilisce che “I suini traggono beneficio da un ambiente che corrisponde alle loro esigenze in termini di possibilità di movimento e di comportamento esplorativo. Il loro benessere sembra essere pregiudicato da forti restrizioni di spazio.”; che “i recinti per i verri devono essere sistemati e costruiti in modo da permettere all'animale di girarsi e di avere il contatto uditivo, olfattivo e visivo con gli altri suini. Il verro adulto deve disporre di una superficie libera al suolo di almeno 6 mq”.

“E’ possibile pertanto affermare che nel reparto nuovi giunti del carcere di Regina Coeli i detenuti, essendo ristretti in spazi non superiori ai 2 mq a testa, dispongono di un terzo dello spazio che le direttive europee impongono per gli allevamenti di suini”, scrive la deputata radicale, che ai ministri della Giustizia e della Salute chiede, tra l’altro quali iniziative intendano intraprendere al fine di: rimuovere tutte le criticità e aberrazioni evidenziate nell’interrogazione e di garantire così il rispetto del terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione secondo il quale “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Rita Bernardini ha inoltre deciso di portare a conoscenza anche del Magistrato di Sorveglianza, dott. Giovanni Tamburrino, gli esiti della visita ispettiva, affinché si attivi esercitando i poteri/doveri che gli attribuisce l’ordinamento penitenziario in materia di vigilanza sul rispetto delle leggi e dei regolamenti che sovrintendono l’esecuzione della custodia in carcere.

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