Emma Bonino al Governo Monti: Radicali al suo fianco per legalità, stato di diritto e democrazia. Rivendichi per il suo governo un ruolo politico

Il resoconto stenografico dell'intervento di Emma Bonino al Senato di giovedì 17 Novembre, dopo le dichiarazioni programmatiche del nuovo Presidente del Consiglio Mario Monti:
Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli membri del Governo, noi radicali rimaniamo convinti che proprio la gravità della crisi politica, istituzionale, economica di questo Paese avrebbe dovuto spingere i partiti ad assumere direttamente impegni di Governo. Così non è stato, per veti contrapposti e altre motivazioni non troppo trasparenti.
E questo non è - come si vuol far credere - un segno di forza e di discontinuità. A mio avviso, è un segno ulteriore di debolezza. È proprio per questo, rivolgo a voi tutti un appello: da esperti quali siete nelle materie di competenza che vi sono state affidate, non dovete accettare di essere considerati un Governo tecnico. Dovete rivendicare in pieno il ruolo di Governo politico della Repubblica (Applausi del senatore Astore) per ridare senso, forza e nobiltà che per troppe stagioni sono state perdute e tradite.
Ieri avete giurato la vostra fedeltà alla Costituzione e alle leggi. Tutti i Governi, tutti i Ministri lo hanno fatto. Eppure l'illegalità dilaga in questo Paese e troppo spesso comincia contro la Costituzione scritta e contro lo spirito e la lettera delle leggi proprio dal centro del potere. Qualcuno evidentemente nel passato ha prestato con eccessiva leggerezza quel giuramento. Questa illegalità alla fine soffoca e uccide la democrazia.
Noi radicali abbiamo affrontato questo tema con gli strumenti della nonviolenza che conosciamo, e ricercando inutilmente il dialogo con Ministri, Presidenti del Consiglio, leader dei partiti, dal punto più nevralgico, più difficile, da tutti ingiustamente ritenuto il più impopolare: quello della giustizia, anzi della mala giustizia. Abbiamo invocato amnistia non solo per i detenuti, ma per la Repubblica che, con milioni di processi pendenti, con la necessità ogni anno di centinaia di migliaia di prescrizioni di classe, si trova nella condizione ormai endemica e obbligata di delinquere. La Repubblica, lei, le nostre istituzioni. E lo dico nel senso tecnico e, ovviamente, non morale del termine. È un'affermazione grave, ma quale altra definizione si potrebbe dare di una Repubblica che nega una giustizia tempestiva e giusta ai propri cittadini?
Ed è per questo che è necessario espellere non solo noi, ma tutti coloro che si sono interessati della crisi della giustizia, a cominciare dal Presidente della Repubblica, che in questo Senato ne ha dichiarato la prepotente urgenza di affrontarla. È necessario espellerli da ogni dibattito pubblico o televisive e da ogni confronto.
Signor Presidente del Consiglio, questo patrimonio di conoscenza e di competenza lo mettiamo a sua disposizione, se lo vorrà, e del Ministro Severino, una delle tre donne - ancora poche troppo poche - ma finalmente con incarichi di grande responsabilità all'interno del Governo.
Non parlo a lei di crisi economico-finanziaria. Conosce le battaglie radicali e sa che con grande determinazione, costanza e spesso in solitudine, abbiamo tentato nei decenni trascorsi di affrontare quei temi che oggi sono d'emergenza ineludibile.
Non le parlerò d'Europa - e non trovo neanche l'aggettivo per spiegare perché non lo faccio - e neppure di riforme istituzionali ed elettorali, salvo per chiedere al suo Governo di non farsi ingannare.
Veda, non sono i costi sopportabilissimi della politica da affrontare. Altra cosa sono i costi insopportabili e scandalosi della partitocrazia (Applausi dai senatori Fantetti, Pardi, Sangalli, Serra e Viespoli), a cominciare da quelli dei rimborsi cosiddetti elettorali. Si aboliscano quindi i privilegi, i bonus, gli apparati costosi nazionali, regionali e comunali. Ma per favore non si colpisca la rappresentanza democratica, la cui riduzione rafforzerebbe soltanto il potere oligarchico dei partiti.
Torno sul giuramento che ieri avete prestato per dire che noi radicali e laici, che abbiamo un alto concetto della religione e della religiosità, abbiamo grandemente apprezzato il giuramento del ministro Riccardi che ha tolto la parola "esclusivo" davanti alle parole "interesse della Nazione" e per due ragioni: perché l'interesse della Nazione ci appare oggi, da federalisti, inestricabilmente legato agli interessi dell'Unione europea e consentito perché la fedeltà alla legge incontra, o può incontrare, il limite della propria coscienza.
C'è sembrata una risposta all'altezza delle considerazioni quella che ieri il professor De Rita ha fatto quando ha auspicato il superamento del soggettivismo etico, facendoci l'onore di citare il nome di Pannella accanto a quello di don Milani.
Attenti perché il passo dal superamento del soggettivismo etico allo Stato etico è breve, spesso troppo breve.
Voi, signori del Governo, siete un numero limitato ma congruo di Ministri. Io mi auguro che, quando vi troverete a scegliere tra ciò che vi imporrebbe la Costituzione scritta e ciò che vi spingerebbe a fare la Costituzione materiale nelle sua prassi più partitocratica, tra voi 17 si trovi almeno un numero equivalente a quello di quei pochi, troppo pochi, professori universitari che nel 1925 rifiutarono di prestare giuramento al regime fascista.
Signor Presidente, il suo cammino non sarà facile. Il partito del tanto peggio o tanto meglio delle elezioni a breve è vivo e vegeto, aspetta solo l'occasione.
Ma lei sappia che, per la legalità, per il ripristino di un minimo di Stato di diritto e di democrazia nel nostro Paese, troverà noi radicali convintamente al suo fianco. Grazie dell'attenzione. (Applausi dal Gruppo PD, dei senatori Astore e Serra e dai banchi del Governo. Congratulazioni).
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