«Il coraggio di decidere» comunicato del Sindacato direttori penitenziari (SiDiPe)

«Non intendiamo prendere parte al gioco del totoministri, siamo convinti che il Prof. Sen. Monti saprà individuare la migliore squadra possibile di ministri, però non possiamo rimanere insensibili alle affermazioni di quanti mostrano di scandalizzarsi di fronte all’autocandidatura di Marco Pannella a Ministro della Giustizia, piuttosto che allo scenario di sprechi penitenziari, di disfunzioni cronicizzate, di malasanità penitenziaria, di fortissima demotivazione del personale penitenziario, abbandonato nelle realtà periferiche, di strutture carcerarie capaci d’ispirare istinti suicidari sia tra le persone detenute, stritolate da un sistema dell’esecuzione penale che non guarda le persone ma le annulla nei diritti umani, sia tra gli stessi operatori penitenziari, condannati ad un lavoro ove mancano istituti di protezione sociale che tengano conto della gravosità dello stesso, di come l’operare in carcere incida profondamente nelle coscienze e si rifletta nel quotidiano, con il pericolo di rischi devastanti sui luoghi di lavoro, in famiglia e nel contesto extra-penitenziario.
Non sappiamo se PANNELLA la spunterà, noi comunque non saremo contrari perché, almeno lui, l’abbiamo visto e sentito tra di Noi, l’abbiamo visto offrire testa, corpo, cuore perché il sistema carcerario rientri in un contesto di reale legalità e non come il suo perfetto contrario: moderna icona della vittima sacrificale, siamo convinti che sia lui che quanti sostengono la sua battaglia morale non fingano: nobile è il tentativo di svegliare l’attenzione della Dea della Giustizia, sempre di più ricalco di quella della Fortuna, con gli occhi bendati e la stadera capovolta.
Non ci interessano gli aspetti politici della questione, siamo stanchi e nauseati dai tatticismi, equilibrismi, trasformismi: vogliamo cose concrete, serie, misurabili, immediatamente visibili.
Vogliamo carceri pulite, locali e ambienti dignitosi sia per i detenuti che per il personale, vogliamo il conforto ed il confronto quotidiano con gli educatori, gli psicologi, gli assistenti sociali.
Vogliamo che ogni carcere abbia il suo direttore ed il suo comandante della polizia penitenziaria, e se il carcere è di grosse dimensioni un numero maggiore di dirigenti penitenziari: cose ovvie, ma non per quanti hanno operato fino ad oggi presso il DAP.
Non vogliamo macchine di rappresentanza, vogliamo mezzi efficienti per le traduzioni dei detenuti.
Non vogliamo nuove carceri dentro le carceri, non vogliamo che luoghi cupi lo diventino ancora di più, e poi non abbiamo il tempo di aspettare mentre tutto crolla e rovina, vogliamo invece che si avviino subito, e sarebbe già troppo tardi, le manutenzioni ordinarie e straordinarie degli istituti esistenti, prima che siano ceduti per essere trasformati in alberghi o luoghi residenziali.
Vi sono carceri che da anni non sono in grado di ricevere una mano di pittura, oppure la modesta risistemazione dei bagni, dei sistemi di aerazione delle docce, degli impianti antincendio, di quelli elettrici, la bocciardatura delle scale, il rifacimento degli intonaci interni ed esterni, e questo riguarda sia le celle che i locali delle caserme.
Non vogliamo vedere magistrati occupare sistematicamente i posti di funzione dirigenziale nel dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, non capiamo come possa giustificarsi questo grave dispendio di togati lì dove dovrebbero, ai sensi della legge 154/2005, di riforma della dirigenza penitenziaria, esservi dei funzionari del ruolo dei direttori d’istituto e di uepe.
Che senso ha bandire annualmente i concorsi per magistrati e poi riempire gli uffici del DAP con i loro colleghi sottratti dalle aule di giustizia e dalle procure, quali competenze amministrative hanno, perché non vengono utilizzati i tanti dirigenti penitenziari molti dei quali ancora senza incarico ?
Quando finirà questo scandalo italiano di magistrati collocati fuori ruolo per fare amministrazione invece che giustizia ?
Pannella e quanti altri lo sostengono politicamente, in caso di nomina a ministro, accelereranno le procedure contrattuali con il Ministero della Pubblica Amministrazione, già Funzione Pubblica e costringeranno il Ministero dell’Economia a rispettare la dignità dei dirigenti penitenziari, unici dirigenti dello stato senza uno straccio di contratto, restituendo il maltolto, posto che sono 6 anni che stanno aspettando quanto dovuto ?
Verranno banditi nuovi impellenti concorsi per dirigenti penitenziari, per gli appartenenti alla polizia penitenziaria, per gli educatori, per gli psicologi, per gli assistenti sociali al fine di arginare non a chiacchiere, ma con fatti concreti, l’emergenza carceraria ?
Se questi impegni saranno fatti propri dal nuovo ministro della giustizia, se su questi impegni il nuovo guardasigilli confermerà il suo solenne impegno, per noi Direttori è influente sapere chi lo potrà per davvero essere ma, certamente, con Pannella non ci sentiremo a disagio perché Lui ha dimostrato, esponendosi per davvero, che crede nel Diritto e non nel suo contrario.
Un Diritto fatto di uomini e donne senza colore e senza distinzioni, un Diritto fatto di azioni e gesti e non di finte liturgie, un Diritto che non conosce confini se non quelli della coscienza.
Certo, comprendiamo che si tratta di un personaggio scomodo, ma per la sua coerenza ed il coraggio, ed anche per la sua cultura giuridica, nazionale ed internazionale, per avere sempre preso le difese dei perdenti: ma non è questa la vera essenza del diritto ?
Il Segretario Nazionale,
Dr. Enrico Sbriglia
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