Aumenta il sostegno a candidatura Pannella a Ministro della Giustizia. Numerosi docenti universitari firmano appello

Continuano ad aumentare i messaggi di sostegno alla candidatura di Marco
Pannella a Ministro della Giustizia. Tra le personalità che hanno firmato l’appello anche moltissimi accademici come il prof. Claudio Radaelli, direttore del Centre for European Governance, che ha dichiarato "aderisco perche' con Pannella ministro
il nuovo governo assicurerebbe agli italiani un importantissimo elemento di programma, cioe' l'amnistia per la Repubblica". Il prof. Stefano Marchiafava, Ordinario presso l'Università 'La Sapienza' di Roma, che della candidatura del leader radicale scrive "e' tra quelle di piu' alto profilo per un tale impegnativo ruolo, sia rispetto ai problemi nazionali che internazionali“.
Il Prof. Antonello Miranda Docente di Diritto Privato Comparato, presso l'Università degli studi di Palermo, il quale non solo appoggia convintamente questa candidatura, ma vedrebbe benissimo Pannella anche al Ministero dell’Economia.
O il Prof. Gian Gaspare Zuffa, Ordinario presso l'Università degli studi di Bologna che dichiara "a molti apparirà una candidatura provocatoria, tuttavia, se ci fermiamo a riflettere con onestà intellettuale, riconosceremo facilmente che il curriculum di una vita di battaglie ideali e di azione di Marco Pannella e’ forse il piu’ appropriato a porre le condizioni di una vera riforma del sistema giudiziario e carcerario italiano".
Ed ecco come Giuseppe Di Federico, professore emerito di Ordinamento giudiziario all' Università di Bologna, ha motivato il proprio appoggio a questa iniziativa: "Il sistema della giustizia italiana versa in condizioni di indifferibile urgenza: pertanto, Marco Pannella ministro di tale dicastero (situazione purtroppo improbabile) rappresenterebbe certamente un'auspicabile garanzia dello Stato di diritto nel nostro Paese.
Da ricordare la mozione, presentata da Rita Bernardini a inizio legislatura e approvata dal voto di Alfano, che riguardava l'assetto del pubblico ministero, l'obbligatorietà dell'azione penale, la divisione delle carriere, una valutazione della professionalità e una modernizzazione organizzativa e tecnologica dell'apparato giudiziario. L'amnistia può essere dolorosa, ma è sicuramente necessaria per ritrovare un corretto rapporto tra pena ed esecuzione; inoltre, davanti ad una subumana gestione delle carceri, risulta impossibile una soluzione diversa nel breve e medio periodo. Al Senato è stato approvato all'unanimità e in via definitiva un provvedimento in base al quale anche i magistrati di prima nomina potranno svolgere funzioni inquirenti e, in taluni casi, giudicanti.
C'è da dire che nella magistratura italiana, contrariamente agli altri Stati d'Europa, l'inamovibilità è ampia, se è vero che dopo tre anni dalla prima assegnazione il singolo magistrato ha acquisito di fatto il diritto (in teoria facoltà del Consiglio) di essere trasferito alla sede da lui richiesta, pur lasciando sguarnita quella che abbandona.
C'è da dire, inoltre, che per una serie di riforme nel campo dei concorsi, l'età media dei candidati è salita, senza minimamente essere valutata, invece, l'importanza dell'esperienza giudiziaria, assente al momento dell'ingresso in magistratura, per il quale sono sostanzialmente richieste nozioni solo teoriche (ciò non accade in altri Paesi)."
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