Giustizia/Pannella: La «prepotente urgenza» è che noi ci si rassegni… Non ci rassegneremo!

Per rispondere e corrispondere a quella prepotente urgenza evocata dal Presidente della Repubblica (e non solo), Marco Pannella si è candidato ad assumere l’incarico di Ministro della Giustizia nel nuovo Governo.
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«Io non avevo capito bene – quattro mesi fa, esattamente il 28 luglio – sulla «prepotente urgenza», adesso mi pare diventa chiaro! La «prepotente urgenza» era quella di fare scomparire non solo le identità – con suicidi e tanti altri sistemi – ma anche le immagini, dei direttori delle carceri, di decine e decine di migliaia di servitori dello Stato – che rifiutano di divenire complici della sporca “democrazia reale” che incombe – dei detenuti…
La prepotente urgenza era che i 10 milioni di procedimenti pendenti penali e civili, che tutto questo problema carcerario, questi Mauthausen ingombranti, venissero cancellati – non dalla memoria, ma dalla conoscenza e direi dalla coscienza di un intero paese, di “democrazia reale”.
Presidente, chiedo scusa, è tutta colpa mia, avevo capito male!
Ci sono dei cittadini, non solo italiani, che forse hanno capito che cosa è auspicabile e auspicato, o comunque quel che si provoca: che o alla Cucchi o in altri modi, i Radicali non fanno parte di quello che è tollerato e tollerabile.
Le ho mandato un po’ di ricerca scientifica sull’informazione radiotelevisiva – di cui Mussolini e gli altri non immaginavano nemmeno di potere disporre per impedire la conoscenza e la coscienza popolare e il rispetto delle leggi – ma non credo abbia avuto il tempo di guardarle.
Questa sera sarò a Radio Carcere, certo. Davvero questa vergogna, questo schifo, questo fariseismo, questi farisei – amiche e amici carcerati d’Italia, non solo nelle carceri – credo che meritino davvero che non si faccia loro l’onore della violenza. Nonviolenza, democrazia, dialogo, magari amore, anche con questi nemici! Chissà, forse possiamo aiutarli a non avere paura loro stessi, per quello che stanno facendo.
La «prepotente urgenza» è dirvi: datevi una svegliata! Dall’8 all’11 dicembre ancora non riusciranno ad impedirci fisicamente di riunirci a Congresso: dei transnazionali, dei transpartiti, dei nonviolenti, dei democratici, di coloro che sanno dar corpo alla vita, propria, degli altri e – lo speriamo davvero – anche del potere nemico dei nemici.
Questo è quello che possiamo costruire, amiche e amici, compagne e compagni, delle carceri vere.
La «prepotente urgenza» era quella, ho capito. Va bene, allora ancora più nonviolenza, ancora meglio nonviolenza! Vivano i servitori dello Stato, cui non si potrà rimproverare come ad Eichmann solo di avere obbedito tacendo. Davvero le carceri di oggi, in tutte le sue componenti, celano quello che sta diventando il meglio d’Italia: peccato per quelli che stanno fuori.
Amnistia! Amnistia! Amnistia! E la prepotente urgenza è non parlarne, perché la soluzione è così evidentemente questa; evidentemente la «prepotente urgenza» abbiamo capito qual’è: che noi ci si rassegni.
Non ci rassegneremo. Buongiorno!»
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