Marco Pannella ministro della Giustizia: per Ristretti Orizzonti sarebbe il “miracolo” che può ridare umanità alle carceri, un senso alle pene e una Giustizia dignitosa a questo Paese

Marco Pannella ministro della Giustizia: se succedesse questo miracolo, se qualcuno avesse il coraggio di scegliere come ministro chi da anni si batte per riportare a condizioni di legalità il sistema penitenziario italiano, forse finalmente non si parlerebbe sempre di “emergenza carceri”, ma si affronterebbero i temi della giustizia e dell’esecuzione della pena come temi forti, importanti, strategici per tutto il Paese.
Sono trascorsi quasi due anni da quando le prigioni italiane sono state dichiarate in “emergenza” e nel frattempo l’insostenibilità e l’inumanità delle condizioni detentive è stata certificata dagli stessi responsabili e operatori di questa Giustizia, che non riesce più ormai a essere giusta: il ministro Alfano e il suo successore Nitto Palma, il Capo del Dap Ionta, i Direttori penitenziari e le altre professionalità impegnate nelle carceri, il Consiglio Superiore della Magistratura, la Corte Costituzionale, l’Associazione Nazionale Magistrati, le Camere penali.
Denunce quasi quotidiane sono anche arrivate dal mondo del Volontariato, dalle Amministrazioni locali, da forze politiche e singoli parlamentari, da esponenti della Chiesa e dei Sindacati.
Lo scorso 28 luglio il Presidente della Repubblica Napolitano ha dichiarato che la situazione dei detenuti nelle carceri italiane è "una realtà che ci umilia in Europa e che ci allarma per la sofferenza quotidiana di migliaia di esseri umani in condizioni che definire disamane è un eufemismo" e che la necessità di dare risposte è di "prepotente urgenza".
Dopo due anni di gestione “emergenziale”, senza che si mettesse mano alle leggi che riempiono le galere di gente, “parcheggiata” dentro a scontare una pena in modo del tutto inutile, anzi pericoloso, perché da un carcere così non si può uscire che peggiorati, il sovraffollamento è ulteriormente aumentato, il numero degli operatori penitenziari è diminuito e sono drasticamente diminuite anche le risorse economiche destinate alla gestione degli istituti penitenziari.
Costruire nuove carceri, con costi elevatissimi e tempi non brevi, non è una soluzione, serve ripartire dalla Costituzione, per ripensare le pene e limitare l’uso del carcere alle persone che rappresentano un pericolo reale per la società.
Bisogna allora ripartire da una corretta informazione rispetto ai temi della giustizia e della pena. Finché il “bisogno di sicurezza” della popolazione viene alimentato per conquistare voti, finché la realtà del sistema penale (certificata da studi scientifici e dagli stessi “numeri” diffusi dal ministero) viene nascosta o peggio falsificata, l’opinione pubblica continuerà a chiedere di lasciare i detenuti a marcire nelle celle.
Le misure alternative, che rappresentano la “vera sicurezza”, perché riducono la recidiva di due terzi rispetto alla detenzione in carcere (e che costano un decimo rispetto al carcere), vengono applicate pochissimo perché la “gente”, strategicamente e sistematicamente disinformata e impaurita, è contraria.
L’indulto del 2006 non ha affatto dato i risultati disastrosi di cui hanno parlato i media, anzi, in 5 anni è tornato in carcere il 30% dei detenuti indultati contro una percentuale del 70% di chi esce a fine pena, senza nessun beneficio. Quindi, invece di dire “chiudeteli in cella e buttate la chiave”, se si vuole davvero vivere in una società più sicura, bisogna tirare fuori le persone e costruire per loro delle opportunità di reinserimento vere.
L’amnistia, primo passo, urgente e necessario, per riportare le carceri nella Costituzione, è “impopolare” perché la maggior parte delle forze politiche ha voluto e vuole che lo sia, orientando in tal senso l’opinione pubblica attraverso un’informazione spesso parziale e distorta.
Non solo i detenuti e gli operatori penitenziari, ma l’intera popolazione ha bisogno di una nuova stagione, di legalità, chiarezza, diritti certi: Marco Pannella ministro ed i Radicali nel Governo rappresentano una garanzia che questo possa realizzarsi, semplicemente perché sono I PIU’ COMPETENTI IN MATERIA, sono quelli che le carceri le conoscono, i problemi della Giustizia li hanno al centro della loro azione politica da sempre, e non hanno paura di fare scelte poco popolari, ma utili a creare una società più sicura con una giustizia più mite e più giusta.
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