Sanità, Zamparutti: i tagli all’Arpav ledono il diritto alla salute dei veneti perché tutela dell’ambiente significa tutela della salute. Interrogazione ai ministri competenti

Sanità

Padova - Gli assessori regionali alla sanità Coletto e all’ambiente Conte intendono ridurre sedi e servizi di vigilanza e ispezione dell’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPAV), intendono eliminare i laboratori di analisi chimiche che sono il braccio operativo dell’agenzia sul territorio, nelle aziende, l’unica fonte di vigilanza ambientale di acqua, aria, terreni, rifiuti, bonifiche liberamente a disposizione del singolo cittadino.

L’Arpav è patrimonio della sanità veneta perché tutela della salute dell’ambiente significa tutela della salute dei cittadini, ma la Sanità regionale non intende finanziare il buco di bilancio prodotto dagli amministratori dell’agenzia, che hanno avviato progetti non finanziati e si sono appropriati di denaro dei dipendenti per destinarlo ad altre finalità. Vuol dire che se questi tagli venissero applicati al mondo delle Asl, che drena enormi risorse finanziarie, assisteremmo alla chiusura di ospedali e strutture sanitarie.

Per la Regione, invece, i servizi dell’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto non sono riconducibili alla difesa della salute, ma li ritiene marginali come quelli dei suoi dipartimenti di prevenzione, quindi il mondo della sanità continuerà ad assorbire grandi somme di denaro e l’ambiente veneto verrà schiacciato. Il Veneto è una regione tra le più industrializzate in Europa in cui le emergenze ambientali sono all’ordine del giorno, la drastica riduzione dei laboratori comporterebbe un pesante ridimensionamento dei controlli effettuati sul territorio oltre alla dispersione di professionalità specialistiche già acquisite, l’interruzione di legami e scambi di utili informazioni tra operatori di laboratorio e addetti alle attività di controllo e si spenderebbero ingenti risorse per il trasporto refrigerato su strada di tutti i campioni dall’intero territorio regionale all’unica sede che diventerebbe quella di Venezia.

L’Arpav è considerata una delle migliori agenzie a livello nazionale per professionalità e servizi e il rischio che si vuole scongiurare è che con la riduzione dei controlli spariscano le competenze e rimangano i burocrati. Le analisi delle acque e dei terreni inquinati dovrebbero farle certi laboratori privati, a caro prezzo, con meno garanzie di imparzialità e qualità di analisi. Ci rivolgeremo al sindaco e alla presidente della Provincia di Padova per chiedere che si attivi per salvaguardare i diritti dei lavoratori, le professionalità acquisite, le esigenze territoriali e i livelli di servizio fino ad oggi garantiti alla collettività dal laboratorio di analisi chimiche di Padova, centro di riferimento veneto e nazionale. Dietro ai piani degli assessori leghisti Coletto e Conte non emerge una programmazione verso il miglioramento del controllo ambientale ma il taglio indiscriminato dei controlli che va a scapito della tutela della salute del cittadino e dell’ambiente che è il principale scopo dell’Agenzia. Proprio su questo la deputata Radicale Elisabetta Zamparutti, membro della commissione Ambiente della Camera dei Deputati, ha presentato una interrogazione ai Ministri della Salute e dell’Ambiente con la quale chiede se e quali interventi i Ministri in indirizzo, per quanto di competenza, intendano urgentemente intraprendere per verificare, e nel caso, evitare che la drastica riduzione delle sedi dell’Arpav, come previsto dal Piano Strategico 2012- 2014 non leda la tutela della salute dei cittadini veneti, ai sensi e per gli effetti degli artt. 2, 3 e 32 della Costituzione.

Maria Grazia Lucchiari - Comitato Nazionale di Radicali Italiani

Il testo dell'interrogazione di Elisabetta Zamparutti

Al Ministro della Salute
Al Ministro dell’Ambiente

Premesso che:

  • il diritto alla tutela della salute è garantito dalla Costituzione e non può essere oggetto di discriminazione territoriale a causa di disavanzi gestionali e di debiti accumulati da amministratori inefficienti;
  • il Piano Strategico 2012- 2014 dell’Arpav, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto prevede la drastica riduzione delle sedi dei Dipartimenti Provinciali di Padova, Vicenza, Belluno e Rovigo e del relativo personale: in tre anni si passerà dalle attuali 47 a 12;
  • nel corso dell’attuazione del Piano le attività dei sette laboratori territoriali per le analisi ambientali verrebbero dismessi e concentrati dapprima nei laboratori di Venezia e Verona e poi in un unico laboratorio, quello di Venezia; verrà ridimensionata la rete regionale delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria; verranno ridotte al minimo le attività sul mare, i fondi stanziati fino a due anni fa dalla Regione, pari a quasi 63 milioni, sono già stati ridotti a quarantanove e verranno ridotti ulteriormente in futuro; verranno tagliati circa 200 posti di lavoro su base regionale, l'Arpav conta oggi 1.259 lavoratori più 70 contratti a progetto. Il piano dei vertici Arpav intende arrivare a 1.150 lavoratori in 2 anni;
  • l’Arpav, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, a luglio 2010 è stata commissariata dalla Regione. La Procura della Repubblica di Padova ha aperto una inchiesta nei confronti del vertice dell’ente, le indagini riguardano il periodo tra il 2005 e il luglio 2010, in pratica l’intera gestione di Andrea Drago, direttore generale;
  • il bilancio 2011 per l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPAV), presentato dal neo direttore generale Emanuele Pepe, chiuderà con un buco di 15 milioni di euro. L’Agenzia registra la carenza di liquidità: negli anni passati ha effettuato investimenti quasi senza copertura di mutui attingendo ai fondi di parte corrente, su un totale di 42 milioni di investimenti solo 8 erano coperti da mutuo; i fornitori avanzano da Arpav 16 milioni di euro;
  • la gran parte del sostegno finanziario delle ARPAV proviene dal Fondo Sanitario Regionale (FSR). La Sanità regionale ha dichiarato di non finanziare il debito col Fondo Sanitario Regionale (FSR), anche in ragione delle sue difficoltà e dei sacrifici operati dalle sue strutture;
  • la gestione dell‘Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPA V) è stata caratterizzata da criticità rilevanti e oggetto di interrogazioni da parte di consiglieri regionali del Veneto in cui si evidenziavano il massiccio ricorso a consulenze/collaborazioni esterne e l'esternalizzazione di interi settori di attività amministrativa e tecnica (gestione del personale, manutenzioni, trasporto dei campioni di laboratorio, gestione delibere e protocollo, ecc.);
  • la gestione delle analisi di laboratorio conseguenti all‘incendio alla De Longhi di Treviso. E ancora la opacità nelle assunzioni e nella gestione del personale e la previsione di una sede faraonica oggetto di attenzioni da parte delle stesse strutture di controllo regionali;
  • i dipendenti Arpav hanno dato indicazione ai loro rappresentanti sindacali di presentare due esposti alla Corte dei Conti: uno contro l’ex direttore generale Andrea Drago per verificare la “distrazione di fondi ordinando spese che non avevano copertura”, e un secondo all’amministrazione attuale, per il conguaglio della produttività, ovvero per recuperare 8 milioni di euro, soldi che i dipendenti avanzano dall’Agenzia regionale dal 2005;

Considerato che:

  • i laboratori, che sono a dimensione provinciale, sono l’unica fonte di vigilanza ambientale (acqua, aria, terreni, rifiuti, bonifiche) liberamente a disposizione del singolo cittadino; le emergenza ambientali in Arpav sono all’ordine del giorno e i laboratori servono a questo. La loro drastica riduzione comporta necessariamente un pesante ridimensionamento dei controlli effettuati sul territorio, inoltre, comporterà la dispersione di professionalità specialistiche già acquisite, l’interruzione di legami e scambi di utili informazioni tra operatori di laboratorio e addetti alle attività di controllo e si spenderanno ingenti risorse per il trasporto refrigerato su strada di tutti i campioni dall’intero territorio regionale all’unica sede di Venezia;
  • ad esempio, il laboratorio di analisi ambientali di Padova è centro di riferimento veneto per il controllo della matrice aria dove vengono svolte tutte le analisi dell’aria ambiente: polveri sottili (PM10), metalli, sostanze cancerogene (IPA, benzene) e delle emissioni industriali (inceneritori, cementifici, acciaierie, concerie, ecc.). Fornisce un servizio di pronta disponibilità 24h su 24h, 365 giorni l’anno, che con personale specializzato e strumentazione scientifica all’avanguardia, controlla l’aria in casi di emergenza (incendi, puzze, ecc.). Il laboratorio di Padova è riferimento nazionale per il controllo di acque minerali alla sorgente; è riferimento regionale per la legionella garantendo il controllo sanitario negli ospedali, case di riposo e strutture alberghiere; controlla in ambito provinciale le acque potabili degli acquedotti, le acque dei fiumi/canali, gli scarichi (depuratori pubblici, industrie, allevamenti, ecc.) e la qualità di tutte le acque di piscina. Presso il laboratorio di Padova vengono infine controllate le acque termali del bacino di Abano, Montegrotto, Galzignano, Battaglia e Teolo (cure termali, piscine, ecc.) e le acque di dialisi per gli ospedali di Padova e provincia, inoltre vengono effettuati i controlli batteriologici di alimenti delle ULSS di Padova e provincia (mense scolastiche, supermercati, ecc.) e le analisi di emergenza in caso di tossinfezioni alimentari;
  • Antonio Prade, sindaco di Belluno contro la chiusura del laboratorio analisi dell'Arpav ha dichiarato: “Sarebbe un ulteriore salasso per il territorio bellunese. Il laboratorio analisi è un'eccellenza di questa città e non possiamo restare inerti”. Per il capogruppo del Pdl Dario Bond in Consiglio Regionale “Belluno ha bisogno di un laboratorio che si occupi soprattutto delle matrici dell’acqua. L’Arpav regionale non può smantellare un servizio che funziona e che è basilare per il nostro territorio. Le altre strutture presenti in Veneto sono troppo lontane dalla nostra provincia e non permetterebbero un monitoraggio continuo e tempestivo delle nostre risorse, a partire dall’acqua. Il territorio bellunese – ribadisce – è la banca dell’acqua di tutto il Veneto. E’ una questione sia di qualità che di quantità. Per questo non ci possiamo permettere passi falsi. Ho fatto capire al direttore generale dell’Arpav – prosegue Bond – che la situazione bellunese non è paragonabile a quella dei laboratori di Padova e Rovigo, se non altro per una questione logistica, di tempi di percorrenza e di spazi tra una sede e l’altra. Riferendosi poi ai lavoratori dell’Arpav il capogruppo sottolinea che “in questi anni hanno acquisito una grande professionalità, che hanno messo a servizio del nostro territorio. Sono profili altamente specializzati che devono essere salvaguardati. Il mantenimento dei laboratori bellunesi deve essere una battaglia di tutti. Mi farò carico – conclude Bond – di portare la questione nelle Commissioni competenti, a cominciare da quella sanità. Con l’acqua e le risorse del nostro delicato territorio non si può scherzare”;
  • nel 2008 l’Arpav ha già avviato un Piano di ristrutturazione con conseguenti finanziamenti, un piano in itinere e quindi non ancora giunto a compimento;
  • il grave buco di bilancio non è dovuto al funzionamento delle strutture dell’Arpav ma agli amministratori dell’agenzia che hanno avviato progetti non finanziati ed appropriandosi di denaro dei dipendenti per destinarlo ad altre finalità;
  • piuttosto che contrarre le strutture e ridurre le attività l’Arpav dovrebbe aumentare le risorse disponibili sviluppando le attività redditizie, quali formazione a pagamento per aziende e privati, incremento dei controlli sulla sicurezza di aziende ed impianti, progetti nazionali e internazionali di formazione/consulenza, convenzioni con privati per analisi di laboratorio;
  • i tagli previsti dal Piano Strategico 2012- 2014 dell’Arpav non riguardano la direzione centrale, direzione amministrativa dell’Agenzia che risulta essere un doppione di tanti servizi che sono nei dipartimenti: ciò che viene tagliata è l’attività di vigilanza e ispezione (e UPG);
  • il compito principale dell‘Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPAV) è quello della vigilanza, ispezione e controllo al fine della prevenzione e protezione dell’ambiente, ruolo che non implica esclusivamente il monitoraggio ma anche la prevenzione fatta sul campo, in azienda. Il rischio che si vuole scongiurare è che con la riduzione dei controlli spariscano le competenze e rimangano i burocrati. Dietro al Piano Strategico dell’Arpav non emerge una programmazione verso il miglioramento del controllo ambientale ma il taglio indiscriminato dei controlli che va a scapito della tutela della salute del cittadino e dell’ambiente che è il principale scopo dell’Agenzia;
  • la Sanità regionale ha dichiarato di non finanziare il debito col Fondo Sanitario Regionale (FSR), anche in ragione delle sue difficoltà e dei sacrifici operati dalle sue strutture. Risulta evidente che poiché tali prestazioni, pur potendosi ricondurre in linea ideale alla difesa della salute, ma non trattandosi di prestazioni dirette alla persona a cui il pubblico è certamente più sensibile, la “sanità” tenda a ritenerle marginali come quelle dei suoi Dipartimenti di Prevenzione.

Si chiede per sapere:
di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti riferiti in premessa;
se e quali interventi i Ministri in indirizzo, per quanto di competenza, intendano urgentemente intraprendere per verificare, e nel caso, evitare che la drastica riduzione delle sedi dell’Arpav, come previsto dal Piano Strategico 2012- 2014 non leda la tutela della salute dei cittadini veneti, ai sensi e per gli effetti degli artt. 2, 3 e 32 della Costituzione.

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