Appello dei direttori penitenziari del Si.Di.Pe: "Emergenza penitenziaria"

Carceri italiane

Quello che segue è il comunitato sulla emergenza carceraria divulgato dal Sindacato Direttori Penitenziari

“EMERGENZA PENITENZIARIA”

La difficile situazione che l’Italia sta vivendo in questo scorcio di fine 2011, dove soprattutto i problemi economici sembrano assorbire l’interesse dei mass-media e della politica, sta ponendo in secondo piano quello del mancato funzionamento della Giustizia civile, di quella penale e del suo percolato di carcere che sulla nostra pelle ogni giorno proviamo.

Assistiamo basiti come le esortazioni del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, del luglio scorso - il quale richiamava tutti ad affrontare in termini vigorosi, nuovi, civili ed urgenti le questioni della pena e delle carceri - sembrino essere state metabolizzate e risultino ininfluenti all’interno di un dibattito politico preoccupato al mantenimento di rendite di posizione o, al massimo, a rimodellare la mappa del potere.

Come Dirigenti Penitenziari, a capo degli istituti carcerari e degli uffici dell’esecuzione penale esterna, desideriamo che siano perfettamente chiariti gli ambiti delle nostre responsabilità di gestione, rispetto a quelle di quanti, facendosi schermo di noi, non ci pongono in condizione di svolgere il nostro lavoro con dignità, nell’effettivo rispetto delle leggi solennemente enunciate e quotidianamente violentate, ne tantomeno favoriscono la trasparenza dell’azione amministrativa e del vivere penitenziario.

Noi direttori penitenziari d’istituto e degli uffici dell’esecuzione penale esterna, privati di regole contrattuali in materia di rapporto di lavoro da sei anni, di un rapporto di lavoro speciale, solo nei doveri definito di “diritto pubblico” (alla stregua di quello dei magistrati, del personale diplomatico, dei prefetti, dei dirigenti delle forze di polizia, dei docenti universitari…), siamo stati, in verità, ricacciati negli angoli più bui di uno Stato che non sembra in grado di mantenere fede agli impegni ed alle promesse solenni celebrate nelle sue leggi.

La verità di oggi è quella di** carceri che assomigliano sempre di più a favelas ingabbiate**, dove il personale vive situazioni di grande stress e sempre più si vergogna per le risposte che non riesce a dare alle istanze dei detenuti e dei cittadini sul pieno riconoscimento di diritti fondamentali che esse devono assicurare, quali quello alla salute ed alle cure mediche, ad una adeguata alimentazione, al diritto di ricevere una branda per la notte, a quello di poter utilizzare in modo ordinario docce, gabinetti, lavandini, di poter avere ambienti sufficientemente illuminati, pareti periodicamente tinteggiate e non solo lordate da umori umani, sporcizie o altro, che rappresentano i graffiti della disperazione, così come di poter essere, seppure minimamente, garantiti da eventuali rischi d’incendio, di malattie infettive, etc.

Costretti ad esprimere, ancora una volta, indignazione e rabbia per come passi in silenzio tutto ciò, Noi Direttori Penitenziari, davvero preoccupati che il tempo delle barbarie verso il quale corriamo seppellisca le spinte legalitarie e riformiste che speravamo dovessero divenire gli strumenti principali per avviare, in modo progressivo e veloce, un concreto miglioramento del sistema carcerario, nonché favorire la formazione di una coscienza più forte e comune in materia di diritti umani e sistema penale, siamo ancora una volta pronti alla mobilitazione per denunciare tutto ciò.

Non intendiamo, infatti, sottrarci alle nostre responsabilità etiche che sono, come maggior sindacato dei direttori e dirigenti penitenziari, quelle di sostenere ogni seria iniziativa di sensibilizzazione finalizzata a riportare l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini sul sistema carcerario.

A tal riguardo, non possiamo non essere grati alla benemerita azione di quanti, come Marco Pannella, si impegnino su questo fronte scomodo e di tutta quella miriade di realtà associative, laiche e non, che continuano incessantemente a ricordare la gravità di una situazione che potrebbe da un momento all’altro sfuggire di mano, con conseguenze inimmaginabili per la sicurezza degli operatori penitenziari, di quelli di giustizia, della cittadinanza tutta.

A quanti si sono dimostrati essere i più seri nostri interlocutori, e che hanno mostrato di comprendere, liberi da pregiudizi ideologici, sicuritari o ipergarantisti, come il problema delle carceri e della giustizia richiedano strategie nuove, rivolgiamo l’invito ad una più forte ed urgente mobilitazione, prima che sia davvero troppo tardi.

Come più volte abbiamo ribadito, NOI siamo servitori dello Stato e non complici di illegalità.

Se per ricostruire una logica penitenziaria che non sia solo quella della punizione e della deprivazione che nei fatti trasuda da ogni istituto, se per restituire alla pena il suo valore rieducativo, se per abbattere il rischio di una impennata dei suicidi di persone detenute così come quelle di operatori penitenziari, se per davvero e subito si vogliono recuperare risorse economiche per destinarle al sistema penitenziario, al rafforzamento dei suoi organici della dirigenza penitenziaria, dei ruoli tecnici e delle aree educative, del personale della polizia penitenziaria, se per fare tutto ciò si dovesse ricorrere, da parte di un Parlamento che torni in se stesso, ad uno strumento delicato quale risulti essere quello dell’amnistia, Noi direttori non ne saremmo scandalizzati o indignati: ci indigna invece ciò che ogni giorno siamo costretti a vedere e subire.

Talché parteciperemo senza indugio alle iniziative che si intenderanno promuovere al fine di sensibilizzare la classe politica, le istituzioni e l’opinione pubblica perché ci venga data la dignità di un serio contratto di lavoro e perché il sistema penitenziario torni ad essere propositivo, umano e davvero sicuro.

Siamo convinti, inoltre, che un processo di riforma dell’intero sistema dovrà essere necessariamente rielaborato, dando il giusto risalto a quanti, nostri collaboratori (polizia penitenziaria, educatori, psicologi, assistenti sociali, medici, personale amministrativo e tecnico, ingegneri, architetti, agronomi, etc.), vivono analoga situazione di emarginazione, tutti uniti in un disagio dell’esecuzione penale che, ove non affrontato e risolto, rischia paurosamente di assistere ad un refrain di violenze e lutti. In tal senso non faremo mancare la nostra seria collaborazione e le nostre competenze specifiche.

IL SEGRETARIO NAZIONALE - Dr. Enrico SBRIGLIA
IL PRESIDENTE - Dr.ssa Cinzia CALANDRINO
Il SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO - Dr. Rosario TORTORELLA
Il VICE SEGRETARIO NAZIONALE - Dr. Francesco D’ANSELMO
SEGRETERIA NAZ. CELL. 392-9715607

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