Zamparutti: il modello lucano caro a Bersani

Pier Luigi Bersani

Pierluigi Bersani ebbe a definire il sistema di governo della Regione Basilicata un esempio di buon governo, il “modello lucano” appunto. Il modello di cui parla il segretario del PD, per quello che ho potuto conoscere, da deputata “eletta” in Lucania, è quello che si manifesta in un asfissiante controllo sociale e nella sistematica occupazione partitocratica di ogni spazio della vita sociale ed economica. Dove l’amministrazione della giustizia (tranne le eccezioni che confermano la regola) non vede non parla non sente rispetto alle tragedie ambientali in atto ma è pronta a colpire le voci dissenzienti.

 

Il “modello lucano” è dunque il Partito-Stato, caso esemplare della peste italiana. Una peste che genera bubboni che poi a un certo punto scoppiano. Come quello dell’inceneritore Fenice, da tre anni in cima alle denunce di un militante radicale, Maurizio Bolognetti, deriso, sbeffeggiato, anche perseguito penalmente per la sua attività. Una vicenda, quella di Fenice, espressione di un sistema oscuro dove è praticamente impossibile distinguere tra controllore e controllato, un sistema in cui il deficit di legalità è divenuto deficit pubblico e ambientale di una popolazione, quella lucana, da decenni inquinata, avvelenata e asfissiata da veleni politici e ambientali, una situazione gravissima a cui la delegazione radicale alla Camera dei Deputati ha dedicato una parte significativa della sua attività parlamentare.

 

Il PD, sul piano regionale come su quello nazionale, da anni rifiuta qualsiasi dibattito pubblico o anche solo riservato con noi Radicali. Bolognetti non viene audito neppure dalla Commissione regionale che si è occupata del Caso Fenice con una lunga teoria di audizioni.

 

Il PD lucano non conduce alcuna lotta per la tutela dell’ambiente e ignora, o meglio aggrava, il problema del debito ecologico che in questa regione assume dimensioni enormi se pensiamo a Tito Scalo, alla condizione in cui versa la Val Basento, il Vulture melfese, per non parlare delle conseguenze prodotte dall’attività estrattiva in Val’Agri. Su questo, come sul debito pubblico e sulle altre “riforme” sociali e civili che servono al Paese, il PD non si distingue dalle posizioni conservatrici di tutto il resto della partitocrazia.

Oggi, per l'inquinamento decennale provocato dall’inceneritore Fenice, sono agli arresti domiciliari l’ex direttore dell’Arpa Basilicata Vincenzo Sigillito e il funzionario della stessa agenzia Bruno Bove in un’inchiesta che vede coinvolti dirigenti della EDF e un ex assessore regionale all’ambiente. Di questo non possiamo certo gioire, ma a partire anche da questo, mi pare di poter dire che la presenza Radicale in Basilicata è espressione esemplare di un’alterità e di un’alternativa non solo rispetto all’ultradecennale e monopartitico modello lucano, ma anche al sessantennale e pluripartitico regime italiano.

 

Dichiarazione di Elisabetta Zamparutti, Deputata Radicale

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