Serbia: Commissione Osce per i diritti umani vota a favore di risoluzione italiana, relatore delegazione italiana Osce, per la Libia occorre seguire “l'esempio Kosovo”

Libia, cittadini in piazza

Serbia: Commissione Osce per i diritti umani vota a favore di risoluzione italiana

La Commissione per i diritti umani dell’Assemblea parlamentare dell’Osce, riunita al Sava Centar di Belgrado, ha votato oggi in favore della risoluzione della delegazione italiana, presentata dall'on.

Matteo Mecacci, relatore del Comitato per la democrazia, i diritti umani e le questioni umanitarie. La risoluzione italiana chiede all’OSCE di sospendere il suo processo decisionale basato sul consenso unanime e di usare la procedura del cosiddetto “consenso meno uno” per i casi di “violazione palese e scorretta degli impegni assunti dall’Osce”.“Sulla scia di violazioni così evidenti – ha dichiarato Mecacci - come quelle a cui continuiamo ad assistere in Bielorussia, dove centinaia di manifestanti sono stati arrestati solo per aver applaudito, dobbiamo chiederci quando useremo gli strumenti a nostra disposizione, se non ora”. Il documento chiede inoltre al Consiglio permanente dell'Osce, formato dagli ambasciatori dei 56 stati partecipanti, di tenere sedute bisettimanali per esaminare le questioni relative ai diritti umani. Le sedute dovrebbero includere rappresentanti della società civile ed essere aperte al pubblico e alla stampa.

La risoluzione attende adesso l'approvazione nel corso della seduta plenaria che si terrà domenica.

 

Serbia: relatore delegazione italiana Osce, per la Libia occorre seguire “l'esempio Kosovo”

 

La mancata presenza in Libia, fino ad ora, dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) è dovuta essenzialmente a un problema che coinvolge i meccanismi del processo decisionale all'interno dell'istituzione. Questo fattore permette che l'unica presenza internazionale in territorio libico sia attualmente la Nato, e che venga così posto l'accento sugli aspetti militari anziché sulla costruzione dello stato di diritto.

Il relatore della delegazione italiana Matteo Mecacci spiega con questo esempio, in un'intervista rilasciata a “Nova”, il nucleo centrale del rapporto presentato dall'Italia alla Commissione generale dell'Osce sulla democrazia, i diritti umani e le questioni umanitarie nell'ambito della 20ma sessione dell'Assemblea parlamentare riunita a Belgrado. La risoluzione italiana ha incassato oggi il voto favorevole della Commissione per i diritti umani e attende ora l'approvazione definitiva nel corso della seduta plenaria di domenica prossima. Nel documento viene chiesto all’Osce di sospendere il suo processo decisionale basato sul consenso unanime e di usare la procedura del cosiddetto “consenso meno uno” per i casi di “violazione palese e scorretta degli impegni assunti dall'organizzazione”.

Il vero ostacolo che l'Osce trova davanti a sé, dice Mecacci, è l'incapacità di prendere decisioni che siano istituzionalmente e politicamente rilevanti in un momento storico in cui è evidente la necessità di un ruolo sempre più incisivo delle organizzazioni internazionali.“Il punto centrale del documento – spiega il relatore italiano – è quello di garantire all'Osce la possibilità di prendere decisioni anche senza il consenso assoluto di tutti e 56 i paesi che lo costituiscono.

A 30 anni dalla nascita dell'organizzazione – prosegue Mecacci – il meccanismo del consenso assoluto è diventato anacronistico”. Un apparente tecnicismo che implica però importanti conseguenze per il lavoro sul terreno. “Sappiamo sotto traccia, anche se ancora non è emerso politicamente – ha precisato Mecacci – che il nostro ritardo nei confronti della questione libica è dovuto a resistenze poste da alcuni paesi, anche all'interno dell'Europa, che si oppongono a un maggiore coinvolgimento dell'Osce nell'area del Mediterraneo e del Nord Africa. Sarebbe invece nella logica delle cose – ha aggiunto – che si applicasse una sorta di 'modello Kosovo' , dove, all'epoca, la missione Osce era parte integrante della missione Onu e vedeva una cooperazione attiva anche con la Nato”. L'esperienza nei Balcani e nell'Est Europa che l'Osce ha accumulato sul campo negli anni '90 è per Mecacci un punto di riferimento per poter affrontare le sfide del presente. Sono luoghi, dice il relatore italiano, dove l'organizzazione riveste ancora un ruolo fondamentale: “L'Osce è l'unica – sottolinea Mecacci - ad avere una presenza concordata con i governi di questi paesi, che si trovano in una condizione paritaria all'interno dell'organizzazione stessa”.

Territori che l'Osce ha contribuito a pacificare, e in cui la Serbia, sottolinea, riveste un ruolo chiave. “Certo – aggiunge Mecacci – è difficile ipotizzare una vera pacificazione senza il riconoscimento da parte di Belgrado dell'indipendenza del Kosovo, ma è anche vero che sono questioni che hanno bisogno di una maturazione politica, e l'importante è che non ci siano passi indietro. Sulla velocità dei passi in avanti si può discutere, ma se sono sicuri e non ci sono tentativi di destabilizzazione, allora questi passi possono essere accolti senza bisogno di porre troppa enfasi sulla necessità di un riconoscimento per cui la Serbia, evidentemente, non è ancora pronta”.

Riguardo alla risoluzione proposta dalla Serbia, dove è richiesta l'istituzione di un'indagine internazionale sotto egida Onu riguardo al presunto traffico di organi avvenuto in Kosovo a danno di cittadini serbi tra il 1999 e il 2001, Mecacci precisa: “Noi ci muoviamo come parlamentari e non come governo italiano. Personalmente però ritengo – aggiunge – che Eulex sia in grado di svolgere le indagini anche a livello transnazionale, perché ha ricevuto mandato dalle Nazioni Unite. Questo significa che potrà compiere le indagini in tutti i paesi che fanno parte dell'Onu, e non solo in Kosovo. Ritengo personalmente – ha concluso – che creare un'altra struttura di indagine sarebbe inappropriato”.

© 2011 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati



SEGUICI
SU
FACEBOOK

Nota sui commenti: i commenti lasciati dagli utenti del sito non vengono ne' censurati ne' verificati in base al contenuto. I commenti con link non vengono pubblicati. Per i commenti si utilizza la piattaforma Diqsus che memorizza sui suoi server tutti i dati degli utenti, compreso l'indirizzo IP in caso di eventuali segnalazioni per abusi o violazioni di legge. Tutti possono lasciare commenti, quindi non c'e' alcuna verifica sull'appartenenza degli utenti al partito o al movimento Radicale.