La conferma della richiesta di arresto avanzata dal Procuratore capo della Corte Penale Internazionale nei confronti di Gheddafi pone limiti alle iniziative negoziali dell'Unione africana che in queste ore sta meritoriamente sostituendo la politica europea nel tentativo di porre fine all'uso della forza in Libia. Sebbene siano in molti a condividere la preoccupazione/auspicio del Ministro Frattini che Gheddafi scappi in un paese che non riconosca la giurisdizione della CPI - la Tunisia ha per l'appunto acceduto al trattato settimana scorsa - occorre assicurare il dittatore libico alla giustizia internazionale perché solo con un processo pubblico e giusto si potrà sperare di portare in libia un minimo di pace e di futuro basato sullo Stato di Diritto. La Nato, che continua colla sua campagna di bombardamenti a 360 gradi adesso dovrebbe porsi l'obiettivo dell'arresto di Gheddafi e il suo immediato trasferimento all'Aia. Le titubanze nei confronti di Al Bashir dovrebbero aver insegnato che chi è causa di crimini contro l'umanità non può esser coinvolto nella soluzione del problema o reso immune da altre priorità.
Dichiarazione del Senatore Marco Perduca, co-vicepresidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito
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