Taranto - Bolognetti: Dopo la valutazione espressa dal Noe sugli impianti dell'Ilva, come racconterà il Governatore Vendola il suo prossimo incontro con i Riva?

Niki Vendola
La rivista il Ponte, edita da Ilva spa, è stata la risposta dei Riva alle reiterate denunce degli ambientalisti tarantini sull’avvelenamento prodotto dalle acciaierie. Nel novembre del 2010, trentamila copie della patinata rivista “Il Ponte” inondano la città di Taranto. Nell’editoriale, pubblicato a pagina 3, il patron Emilio Riva rivolge il suo saluto e alla città presentandosi con uno slogan ad effetto: “Non sono un capitalista, ma un imprenditore.” La rivista viene presentata come “luogo” per approfondire temi di attualità, raccogliere interviste e testimonianze. E quale migliore testimonianza potevano raccogliere quelli de “Il Ponte” per il numero zero della rivista, se non quella del governatore di tutte le Puglie, Nicky Vendola? Il compagno Nicky, in una lunga intervista pubblicata subito dopo l’editoriale di Emilio Riva, come sempre non si risparmia. Parla di svolte epocali, di amore e “pensiero lungo”,  lungo e duraturo, come i fumi e i veleni immessi nell’aria di Taranto dall’Ilva. Parla il compagno Nicky, e trasporta il lettore nel suo mondo di sogno, tra “terze vie” e “sviluppo sostenibile e armonico”. Ahinoi, “le terze vie” non sempre coincidono con la tutela della salute pubblica, ma questo il “D’Annunzio delle Puglie” lo sa, e forse è per questo che ad inizio novembre è seduto in prima fila per assistere alla presentazione del rapporto 2010 su “Ambiente e sicurezza” presentato dall’Ilva. Un rapporto voluminoso e patinato, dove il Governatore appare più volte: a pagina 8, in compagnia del vescovo e della Prestigiacomo; a pag. 9, al tavolo con i dirigenti dell’acciaieria; a pagina 10, mentre preme un pulsante rosso di fronte ad operai entusiasti e plaudenti. E’ lo stesso Vendola che, rispondendo alla domanda “com’è cambiata Ilva negli ultimi anni”, afferma: “Sono state avviate importanti campagne di monitoraggio della qualità dell’aria. Sono cambiate, inoltre, le modalità di relazione tra Ilva e il mondo esterno.”
E’ lo stesso Vendola, che in una pagina spot, dove il suo santino appare in compagnia dei santini di Fabio Riva e di Emma Marcegaglia, afferma: “Chiesi ad Emilio Riva, nel mio primo incontro con lui, se fosse credente, perché al centro della nostra conversazione ci sarebbe stato il diritto alla vita”.
Nicky come sempre ha ragione: nella vita bisogna avere fede, soprattutto se vivi a ridosso del camino E312 o se sei un abitante del quartiere Tamburi, o un allevatore con le pecore che pascolano in prossimità del più grande siderurgico d’Europa. Tutto sommato meglio raccomandarsi l’anima a Dio e far finta di niente. Magari evitare di costituirsi parte civile nel procedimento in corso a Taranto proprio a carico dei Riva, accusati di reati quali “disastro colposo e doloso e avvelenamento di sostanze alimentari.”
A noi che abbiamo fede e siamo credenti in altro, dopo aver letto la rivista il Ponte e il rapporto “Ambiente e salute”, sorge il dubbio che l’Ilva più che cercare testimonianze sia alla ricerca di testimonial.
Di certo nel numero zero non troviamo interviste a quelli di “Legamjonici”, all’associazione “Tamburi 1960”, a Saverio De Florio dell’Associzione “Malati cronici e immunitari”, alla chimica Daniela Spera, agli allevatori che hanno dovuto abbattere i loro capi di bestiame contaminati dalla diossina, a quelli di Peacelink e nemmeno una minuscola testimonianza delle cozze del Mar piccolo(quelle depositate sui fondali), che di certo di cose ne avrebbero da raccontare.
A 7 mesi di distanza dai sogni espressi da Vendola, dalle sue dolci parole sul Ponte, dalle sue foto patinate sul rapporto ambiente, dalle campagne di monitoraggio della qualità dell’aria, tocca leggere sulla Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 25 giugno che i Carabinieri del Noe hanno chiesto il sequestro degli impianti dell’Ilva. La richiesta scaturisce dagli accertamenti effettuati dal Noe sulla qualità dell’aria. Per i Carabinieri gli impianti dell’Ilva vanno sequestrati per prevenire “conseguenze ulteriori sia per l’ambiente che per la salute pubblica”.
A questo punto verrebbe da chiedersi: come racconterà il D’Annunzio delle Puglie il suo prossimo incontro con i Riva?
Al compagno Vendola suggeriamo di riflettere su una frase di Marco Pannella che recita: “La strage di legalità ha sempre per corollario, nella storia, la strage di popoli”.
 
Il dialogo con la città, cercato dai Riva, viaggia ancora attraverso gli avvelenamenti prodotti dall’Ilva. Per l’Ilva vale quel vecchio motto di Ernesto Rossi: socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
 
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