Ancora un incidente nella valle dell'Agip, Bolognetti: verrebbe da chiedersi se il governo del territorio lucano non sia stato delegato alle multinazionali del petrolio.

Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a tornare dalla Val d’Agri, dove con gli amici della Ola abbiamo per l’ennesima volta documentato gli effetti collaterali delle attività estrattive, che da Viggiano ci segnalano uno sversamento di reflui non meglio identificati e che hanno un colore che ricorda l’oro nero estratto nella valle. La storia delle attività estrattive in Basilicata è anche una storia fatta di incidenti a cui è stata messa la sordina. Una lunga teoria d’incidenti. Al di là di quanto segnalatoci questa mattina da un allevatore di Viggiano, verrebbe da chiedersi se il governo del territorio lucano non sia stato delegato alle multinazionali del petrolio, che con la loro munificenza stanno assumendo il ruolo che fu di Mecenate, finanziando film, tornei di calcetto e premiando scolaresche, in una regione dove di studenti ne abbiamo sempre meno e dove, causa spopolamento, chiudono plessi scolastici di piccole, sempre più piccole, comunità montane. Al senatore Belisario, che oggi invoca le primarie di coalizione, chiediamo una volta di più ragione dell’attacco di afasia che lo ha colto nel corso di una recente puntata di “Porta a Porta”. Perché, caro Senatore, trovandoti di fronte al ministro Romani non gli hai fatto una - dico una sola - domanda sugli effetti collaterali delle estrazioni petrolifere in Val d’Agri? Mentre la deputata radicale Rita Bernardini faceva esplodere nel salotto della terza camera il Caso Lucania, il senatore Belisario dimenticava la sua attività di sindacato ispettivo e le sue comparsate nella Valle dell’Agip durante manifestazioni promosse dagli ambientalisti, prestandosi al ruolo di sparring partner di Romani. Pochi giorni dopo, lo abbiamo visto seduto in prima fila a benedire il memorandum petrolifero tra Stato e Regione. E dov’è mi chiedo il rappresentante di SEL in consiglio regionale ed ex segretario CGIL Giannino Romaniello? Dov’è l’ecologia, e pure la libertà? Deve essersi persa nella Puglia del compagno Nicky, probabilmente in prossimità del quartiere Tamburi di Taranto. Chi governa davvero nella valle dell’Agip, nella Basilicata saudita? Dove c’è strage di democrazia e legalità, per dirla con Marco Pannella, segue inevitabilmente strage di popoli.
Petrolio: Dieci anni di “effetti collaterali”
Dal Dossier la Basilicata avvelenata dalla malapolitica
Li si potrebbe definire “effetti collaterali associati alle estrazioni petrolifere in Val d’Agri”. Parliamo di una lunga teoria di incidenti noti, che con assoluta certezza hanno avuto un notevole impatto ambientale, ma non solo. Un impatto sulla salute dei residenti.
Alcuni incidenti verificatisi durante l’estrazione e il trattamento del petrolio (Ola e Ufficio Politiche della Prevenzione della Regione Basilicata)
17 marzo 2002 – A Viggiano imperversa un temporale. E’ notte fonda e dalle condotte del Centro Oli di Viggiano migliaia di litri di greggio finiscono in un bacino naturale per la raccolta delle acque piovane e in parte in una vasca del Consorzio di Bonifica (utilizzata per l’irrigazione dei campi limitrofi) della Val d’Agri. Tanto per restare in linea con la “bizzarra gestione” dei monitoraggi e dei controlli made in Val d’Agri, mai nessuno fornirà dati esaurienti sull’inquinamento provocato nei corpi idrici superficiali, nelle sorgenti e presso il depuratore consortile che è in collegamento con l’impianto di potabilizzazione dell’invaso del Pertusillo. Le misure di sicurezza a seguito dell’incidente vengono emanate dalla Regione in data 28 marzo. Soltanto il 28 marzo.
4 ottobre 2002 – Si verifica un gravissimo incidente presso l’impianto di desulfurizzazione del Centro Oli di Viggiano. Tanto grave da costringere l’allora Presidente della Giunta regionale, Filippo Bubbico, ad emanare un’ordinanza di sospensione dell’attività del Centro Oli (ordinanza n° 8 del 2002). Nell’atmosfera vengono immessi ingenti quantitativi di gas inquinanti e persino mortali. Nonostante il blocco delle attività, non viene effettuata nessuna campagna epidemiologica. È fondamentale ricordare che il Centro Oli è soggetto alla normativa Seveso. Come sempre, gli organi preposti al monitoraggio forniscono solo dati parziali e lacunosi. E pensare che il 27 settembre 2002, in un fax convenientemente criptico e incomprensibile, l’Eni aveva comunicato agli uffici competenti una non meglio definita causa di cattivo funzionamento dell’impianto dovuto alla “necessità dell’adeguamento dei parametri di esercizio dell’impianto SCOT con conseguente dirottamento, saltuario e temporaneo, del flusso della corrente residua SO2 in uscita dall’impianto KLAUS allo stato caldo siglato E19”. La Ola commenta: “Tradotto in parole povere migliaia di chilogrammi di gas tossici e nocivi sono stati immessi direttamente nell’aria per molti giorni, senza che il ciclo produttivo venisse fermato il giorno 5 ottobre e senza che scattasse alcun allarme di pericolo per la contaminazione dei cittadini e dell’ambiente. L’ordinanza del Presidente della Regione parla di parametri di inquinamento del 1000% dell’SO2 superiore dunque alle normali condizioni di funzionamento. L’ordinanza parla di rischio sanitario per le popolazioni dell’area circostante. Nonostante ciò la Regione revoca l’ordinanza di sospensione dell’attività del Centro Oli il 9 ottobre”.
6 giugno 2002 - Nei pressi di Grumento Nova salta la valvola del condotto del pozzo 2monte Alpi 1 Est: vengono nebulizzati, secondo ENI, 500 litri di greggio.
21 novembre 2008 - Gli abitanti del posto riferiscono di aver sentito un forte boato, e di aver visto fiamme alte fino a 40 metri, olio nebulizzato e gas in uscita per diverso tempo dalle torce dell’impianto (successivamente l’impianto sarà evacuato e si registrerà l’intervento di una squadra di emergenza dotata di maschere antigas). La OLA chiede all’assessore regionale all’Ambiente di conoscere le quantità e le tipologie degli inquinanti immessi nelle matrici ambientali e chiede la ragione che non ha permesso di attuare il piano di emergenza con evacuazione della popolazione residente intorno al Centro, popolazione che potrebbe essere stata esposta a gas venefici.
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