L’80 per cento delle pensioni non raggiunge i 1.000 euro lordi al mese e l’età media di pensionamento è di 58 anni. Milioni di persone che pure versano i contributi non avranno mai una pensione o dovranno vivere con 300 euro al mese: come si fa a dire che va tutto bene?
Oggi l’Inps ha diffuso questi dati: il 50,8 per cento delle pensioni non raggiunge i 500 euro mensili; il 79 per cento non raggiunge i mille euro lordi mensili; nel 2010 l’età media per la pensione di anzianità è stata di 58,3 anni per i lavoratori dipendenti e di 59,1 per gli autonomi.
Queste cifre – che sono da bancarotta economica, politica e civile – secondo il ministro Sacconi e il Presidente dell’Inps Mastropasqua (ma bisognerebbe ormai parlare di un’unica entità, Saccopasqua, per come i due sono soliti reggersi il gioco a vicenda) dicono che il sistema è stabile e che “non sono necessari nuovi interventi”. Se non fosse in causa la vita di milioni di persone, verrebbe da ridere: stiamo parlando di un’emergenza sociale enorme, di un presente e di un futuro di certa povertà, e la conclusione è che tutto va bene?
Le notizie di oggi rendono ancora più urgente proseguire e rilanciare la
campagna per il diritto alla restituzione dei contributi silenti, gli stessi che fanno ricca la Gestione separata dell’Inps e poveri tanti precari, parasubordinati, liberi professionisti non iscritti a Ordini: da questa battaglia passa la riforma della previdenza e la stessa possibilità di una riforma del welfare finalmente di tipo universalistico.
Dichiarazione di Michele De Lucia, tesoriere di Radicali italiani
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