Libia: Mecacci, Mozione Radicale per intervento non solo militare Garantire protezione umanitaria e rilancio cooperazione

Libia
“Si tratta di un documento che abbiamo presentato con i colleghi della delegazione Radicale e con Furio Colombo, Andrea Sarubbi, Jean Leonard Touadì, Sandro Gozi, Giovanna Melandri e che credo molti altri si uniranno a questo documento”. Lo dice a Radio Radicale il deputato Radicale del Pd Matteo Mecacci.
 
“Si tratta di un testo – spiega Mecacci - che cerca di esplicitare quello che abbiamo detto per molto tempo sulla necessità di avere una politica estera, sulla Libia e più in generale, che si fondi sul rispetto del diritto internazionale, a sostegno delle risoluzioni Onu. Sostegno al rispetto del diritto internazionale in applicazione di un principio che le Nazioni Unite hanno approvato all’unanimità nel 2005, quello della responsabilità di proteggere i civili. A fianco a questo però noi abbiamo anche predisposto, secondo quelle che è stata la nostra impostazione fin dall’inizio anche nei rapporti con la Libia, delle misure che affianchino i rapporti politici diplomatici e in questo caso militari, con strumenti di cooperazione di tipo civile, a sostegno dei movimenti che si sono organizzati in Libia, non solo dal punto di vista militare ma anche dal punto di vista della possibilità di comunicare, di informare la popolazione in particolare nelle zone ancora controllate dal regime di Gheddafi. Se si bombardano gli obiettivi militari credo che si debba anche intervenire per mettere fuori uso gli strumenti, come i ripetitori televisivi, utilizzati da Gheddafi per fare propaganda e per disinformare la popolazione sui reali obbiettivi di questo intervento armato che non possono che essere la costruzione di una Libia democratica fondata sul rispetto dello stato di diritto. Per fare questo occorre intervenire sui mezzi di informazione e organizzare una informazione capillare, e soprattutto garantire la protezione umanitaria alle decine di migliaia di profughi provenienti ti dalle altre zone dell’Africa”.
 
Mozione sulla partecipazione dell’Italia alle iniziative internazionali sulla Crisi Libica
 
La Camera,
 
considerato che, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato nelle settimane scorse due risoluzioni ai sensi del Capitolo VII della Carta dell’Onu per condannare e porre fine alla repressione violenta da parte delle forze militari del Governo libico nei confronti dei movimenti di opposizione che chiedevano riforme democratiche e la fine di un regime dittatoriale al potere da oltre 40 anni;
 
considerato che, l’adozione di tali risoluzioni rappresenta un’importante attuazione del principio della Responsabilità di Proteggere le popolazioni civili, adottato all’unanimità dal Summit ONU del 2005;
 
considerato che, analoghe condanne nei confronti del Governo libico sono giunte anche dalla Lega Araba e dall’Unione Africana;
 
considerato che, tale repressione è avvenuta su larga scala è stata, ed è tutto’ora, tale da poter configurare la commissione di crimini contro l’umanità ai sensi del diritto internazionale;
 
considerato che, fonti del Dipartimento di Stato parlano di un numero di vittime civili tra le 10.000 e le 30.000, in particolare nella città di Misurata che è da oltre un mese sotto assedio;
 
considerato che, con la prima risoluzione, la n. 1970, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha, tra l’altro, imposto sanzioni personali ed economiche nei confronti degli esponenti del governo libico responsabili delle violenze nei confronti dei civili, e ha dato mandato alla Corte Penale Internazionale di indagare sui crimini commessi in Libia, in particolare ai danni della popolazione civile;
 
considerato che, a seguito del mancato rispetto della risoluzione 1970 da parte delle autorità libiche, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha, tra l’altro, autorizzato con la seconda risoluzione, la n.1973, gli Stati Membri dell’ONU, a prendere tutte le misure necessarie “per proteggere i civili e le aree popolate da civili sotto minaccia di attacco in Libia”, inclusa l’attuazione di una no fly zone;
 
considerato che, con l’adozione di tale risoluzione e con il successivo intervento armato di una serie di paesi membri della Nato – anche in collaborazione con le forze armate italiane con l’uso delle basi militari situate nel nostro territorio - è stato possibile fermare l’avanzata verso est delle forze armate libiche che erano giunte alla periferia della città di Bengasi, sede del Consiglio nazionale libico, istituito per dare rappresentanza all’opposizione al regime libico;
 
considerato che, il Parlamento italiano, con la risoluzione 6/00072 ha già impegnato il Governo a dare attuazione ai contenuti della risoluzioni n. 1970 e n.1973 del Consiglio di Sicurezza, inclusa quindi la possibilità di attacchi armati per via aerea;
 
considerato che, il Governo libico ha fatto e sta facendo ampio uso dei mezzi di informazione per attività di propaganda e per fomentare la violenza contro i civili libici che si oppongono al suo regime;
 
considerato che, nella conduzione dell'intervento militare occorre garantire la massima protezione della popolazione civile libica e prevederne una costante e puntuale informazione sugli obiettivi dello stesso nelle zone controllate dal regime, anche mettendo fuori uso gli strumenti di propaganda mediatica utilizzati da Gheddafi e dalle autorità libiche;
 
considerato che, in Libia vivono decine di migliaia di profughi provenienti da tutta l’Africa che stanno soffrendo una gravissima crisi umanitaria e che mettono a rischio la loro vita cercando di attraversare il canale di Sicilia pur di fuggire al conflitto;
 
considerato che, i finanziamenti alla cooperazione civile internazionale sono stati tagliati radicalmente in questa legislatura passando dai 732 milioni del 2008 ai 176 milioni del 2011, riducendo drasticamente le possibilità di intervento a sostegno di attività di formazione democratica e dello stato di diritto nei paesi in via di sviluppo;
 
considerato che, nel rapporto sui diritti umani nel mondo approvato dal Parlamento europeo nel 2008, nel quale si afferma che “considera la difesa nonviolenta dei diritti dell'uomo lo strumento più adeguato per il pieno godimento, l'affermazione, la promozione, il rispetto dei diritti dell'uomo fondamentali” è rimasto inattuato e che non sono attualmente previsti programmi di cooperazione internazionale italiana a favore della difesa nonviolenta dei diritti dell’uomo;
 
impegna il Governo,
 
a garantire la piena attuazione delle risoluzioni n. 1970 e n. 1973 del 2011 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU;
 
a prevedere misure di sostegno straordinario, nell’ambito della cooperazione civile e in coordinamento con gli altri paesi alleati a partire dall’Unione Europea, per garantire la piena informazione attraverso tutti i mezzi di comunicazione - anche delle zone della Libia controllate dalle autorità di Gheddafi - sulla natura di quel regime, sui crimini da esso commessi e sugli obiettivi di promozione della democrazia e dei diritti umani dell'intervento della Nato, anche mettendo fuori uso le strutture di propaganda mediatica utilizzate dalle autorità libiche;
 
a prevedere, di concerto con l’Unione Europea, interventi umanitari anche in Libia, oltre a quelli in corso in Tunisia, per la protezione dei profughi e dei richiedenti asilo, in modo da garantirne la protezione;
 
a predisporre un piano di rilancio straordinario della cooperazione civile internazionale, anche con iniziative da prendersi in sede di Consiglio Europeo, attraverso l’individuazione di programmi e progetti per dare concreta attuazione al concetto della “difesa nonviolenta dei diritti dell'uomo e della democrazia” approvato dal Parlamento Europeo nel 2008, in Libia e in tutto il Medio Oriente;

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