Corea Nord: Mecacci. Presentata interrogazione Deputati Radicali su esecuzioni capitali

Corea del Nord

Dichiarazione di Matteo Mecacci, deputato Radicale e relatore OSCE su democrazia e diritti umani.

Oggi 15 aprile 2011, nel giorno della celebrazione del 99º compleanno dell’ex-dittatore nordcoreano Kim il Sung e padre dell’attuale leader Kim Jong Il, i Deputati Radicali hanno presentato un’interrogazione a prima firma del deputato Matteo Mecacci al Ministro degli affari esteri concernente il drammatico scenario in cui vive il paese a causa della presenza pluriennale di un regime dittatoriale. Quest’ultimo, infatti, utilizza le esecuzioni capitali per instaurare un clima di terrore per il controllo sociale. Il paese sarebbe poi coinvolto indirettamente nell’attuale crisi libica, dato che come riportato da un articolo del Wall Street Journal del 30 marzo 2011, che cita quanto riferito dalla televisione sudcoreana SBS, sono state scoperte armi di provenienza nordcoreana a disposizione del regime libico.
 
Qui di seguito il testo dell’interrogazione:
 
Il “Korean Institute for National Unification” ha pubblicato nel dicembre 2010 un rapporto dal titolo “Cases of Public Executions in North Korea”, dal quale si traggono le seguenti informazioni:
- la Corea del Nord utilizza le esecuzioni pubbliche al fine di instaurare un clima di terrore per il controllo sociale.
- prima degli anni ‘60, le esecuzioni pubbliche erano eseguite saltuariamente contro i colpevoli di spionaggio o di crimini brutali come omicidio e furto, così come i dissidenti politici.
- poiché la crisi economica della metà degli anni ‘90 ha dato origine ad una maggiore instabilità sociale, la Corea del Nord ha cominciato a giustiziare anche coloro che avevano commesso reati economici, come rubare grano, o che avevano causato “corruzione della morale pubblica” tramite la prostituzione o la distribuzione di materiali osceni.
- a seguito della diffusione nel gennaio 1997 del “Rapporto speciale sulle esecuzioni pubbliche in Corea del Nord” da parte di Amnesty International, alla fine degli anni ‘90 le esecuzioni pubbliche sono diminuite per un breve periodo di tempo, ma dal 2005 esse hanno ricominciato ad aumentare come conseguenza dell’inasprimento del controllo sociale e della censura.
- secondo le disposizioni supplementari della legge criminale rese effettive nel marzo 2008, ma non ancora diffuse all’estero, la Corea del Nord ha esteso la lista dei crimini punibili con la morte da 5 a 21.
- poiché le potenziali minacce al suo sistema come la resistenza ai pubblici ufficiali sono aumentate in conseguenza al fallimento della riforma monetaria del 2009, la Corea del Nord ha deciso di incrementare considerevolmente il numero di esecuzioni pubbliche: sedici persone sono state giustiziate tra gennaio e novembre 2009, mentre il numero è aumentato di 52 unità tra dicembre 2009 e novembre 2010.
Considerato che;
Il 18 dicembre 2008 e il 21 dicembre 2010 la Corea del Nord ha votato contro la Risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Considerato che;
Dal sito internet dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino”, che cita quanto riferito da Choi Sung – Yong, attivista e capo dell’organizzazione “Family Assembly Abducted to North Korea” che si occupa di prigionieri di guerra e vittime sudcoreane, si traggono le seguenti informazioni:
- il 3 gennaio 2011 a Sariwon, 45 km a sud della capitale nord-coreana Pyongyang, di fronte a 500 persone, un uomo e una donna sono stati fucilati per aver letto e raccolto materiale di politico introdotto nel Paese da un’organizzazione sud-coreana.
- sei familiari dei due giustiziati sono stati portati in un campo per prigionieri politici.
Considerato, inoltre, che;
Come riportato da un articolo del Wall Street Journal del 30 marzo 2011, che cita quanto riferito dalla televisione sudcoreana SBS, si riporta che nel corso dell’attuale guerra in Libia sono state scoperte armi di provenienza nordcoreana a disposizione del regime libico.
- la Corea del Nord è vincolata al rispetto di due trattati internazionali - la Convenzione internazionale per i diritti del fanciullo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici - che limitano l'uso della pena di morte.
 
Chiede di sapere;
 
- quali iniziative abbia intenzione di adottare il Governo italiano nei confronti di quello nordcoreano al fine di evitare ulteriori casi che costituiscono una violazione del diritto internazionale;
- se sia a conoscenza del fatto menzionato in premessa e tratto dal “Wall Street Journal” e se a fronte di esso e del coinvolgimento nella recente crisi libica, quali siano le immediate iniziative che il Governo italiano intenda assumere;
-cosa intenda fare per chiedere la liberazione dei prigionieri politici e di coscienza in Corea del Nord

Risposta all’interrogazione scritta n.4-11635 a prima firma Matteo Mecacci.

La situazione dei diritti umani in Corea del Nord si presenta fortemente critica, anche per l'estrema difficoltà per gli osservatori stranieri (membri di organizzazioni internazionali o di organizzazioni non governative) di condurre un monitoraggio in loco. Le Autorità nordcoreane, da parte loro, continuano a respingere le accuse di violazione di diritti umani, ricordando come la tutela dei diritti umani sia prevista nel dettato costituziona1e, ed affermando che sollevare la questione al livello internazionale equivale ad ingerire negli affari interni del Paese. Le difficoltà sul terreno non hanno tuttavia fatto venir meno l'impegno della comunità. internazionale a mantenere costante la pressione su Pyongyang affinché assicuri aperture progressive in materia di tutela di diritti umani. In ambito Nazioni Unite, lo scorso marzo, il Consiglio Diritti Umani ha approvato una nuova Risoluzione, sponsorizzata da Unione Europea e Giappone, per il rinnovo (di un anno) del mandato del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Corea del Nord, Marzuki Darusman. A questi, tuttavia, viene sistematicamente negato l'ingresso all'interno del Paese. Nel novembre 2009, la Corea del Nord è stata sottoposta all'Esame Periodico Universale (UPR) del Consiglio Diritti Umani. In quella occasione, l'Italia ha partecipato attivamente al dibattito che caratterizza l'esame, rivolgendo al Paese domande e raccomandazioni. L'intervento italiano si è concentrato sul persistente uso della pena di morte e, segnatamente, di esecuzioni pubbliche cd extragiudiziali. In linea con quella che è una delle priorità della nostra politica estera in tema di diritti umani, abbiamo invitato il Paese a intraprendere almeno una moratoria di fatto della pena capitale. La maggior parte delle raccomandazioni -incluso l'invito ad una maggiore collaborazione con gli organi internazionali preposti alla tutela del1e libertà fondamentali, quali 1'Alto Commissario per i Diritti Umani sono tuttavia state rigettate dalle Autorità di Pyongyang. Il confronto con le Autorità nordcoreane in materia di diritti umani avviene anche nella cornice dell'azione esterna dell'Unione Europea, sia promuovendo le risoluzioni di condanna approvate in sede multilaterale, sia sollevando il tema nelle occasioni di dialogo politico con Pyongyang (da ultimo la missione della Troika dell'UE in Corea del Nord nel novembre 2010).

Sul piano più strettamente bilaterale, il Governo italiano non ha mancato, nelle occasioni di dialogo con il Governo nordcoreano, di fare stato della preoccupazione propria e della comunità internazionale per la situazione dei diritti umani in Corea del Nord e per la mancanza di collaborazione con le istanze internazionali deputate da parte delle Autorità nordcoreane. In un ambito più generale, l'Italia mantiene vivo il suo impegno nella promozione in Corea del Nord di iniziative di contenuto sociale e culturale, che fungano da veicoli "non politici" di messaggi utili alla formazione di un più diffusa coscienza nella popolazione e nelle Autorità nordcoreane sul tema della tutela dei diritti umani. Quanto ai riferimenti stampa in merito al ritrovamento di armamenti di fabbricazione nordcoreana utilizzati dal regime libico, si ricorda che il Governo italiano assicura un piena e severa applicazione dei regimi sanzionatori nei confronti della Corea del Nord previsti in ambito Onu ed UE. L'eventuale violazione da parte di Paesi Terzi delle disposizioni di embargo nei confronti di Pyongyang contenute nelle Risoluzioni 1718 ed 1874 del Consiglio di Sicurezza, andrà valutata da parte dell'organo dell'ONU che cura il monitoraggio dell'applicazione delle citate Risoluzioni, il Comitato 1718, nel cui ambito si definirà, eventualmente, l'istruttoria del caso specifico citato nell'articolo del Wall Street Journal.

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