"L'istruzione privata sta a quella pubblica come l'inglese sta all'esperanto", dichiara Giorgio Pagano, Segretario dell'Associazione Radicale Esperanto.
"I temi d'attualità, dall’esplosione nordafricana alle polemiche sulla scuola pubblica, non fanno che sottolineare l'esigenza di una sperimentazione immediata dell'esperanto come lingua nonstraniera: un'Italia con degli studenti che apprendano il valore dell'uguaglianza attraverso la democrazia linguistica sarebbero gli interlocutori ideali, un domani funzionari Ue, diplomatici o esperti di Servizio Civile come sistema di difesa non armata e nonviolenta, per le neodemocrazie nordafricane che potrebbero rivolgersi a un'Europa unita sotto il collante universale della lingua comune.
Se è vero che il Mediterraneo non può essere derubricato a confine dell'Ue, ma ne può essere per certi versi il fulcro, è altrettanto vero che i Paesi del Sud Europa non possono interloquire con il mondo arabo nella lingua etnica di una cultura dominante", spiega Pagano.
"La lingua non etnica dell'esperanto, nel suo essere pubblica e aperta a tutti, si contrappone all'inglese-cuculo che va distruggendo le nostre lingue madri e che, essendo di parte, è per sua natura privato, tanto è vero che vediamo illustri difensori della scuola di Stato iscrivere i figli a scuole americane, per non parlare del numero di persone che si trovano quasi costrette ad affiancare alla didattica quotidiana la spesa ingente di corsi privati per raggiungere il livello inarrivabile di pronuncia di un madrelingua anglofono, avvantaggiato per diritto di nascita.
Se intendiamo difendere la scuola pubblica, e al tempo stesso creare un nuovo scenario per l'Ue e il Mediterraneo, dobbiamo quantomeno tentare di indirizzare i nostri figli, e quindi il nostro futuro, verso l'innovazione unificante e democratica della Lingua Internazionale", conclude Giorgio Pagano.
Dichiarazione di Giorgio Pagano - Radicali/ERA
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