Mentre risuonano ancora le parole del Ministro Frattini che all'indomani delle rivolte tunisine, promuoveva il Modello Libia come la migliore garanzia di stabilità per il sud del Mediterraneo, ci giungono notizie di violenti scontri a Bengasi tra manifestanti di varia provenienza e la polizia libica. Con la speranza che le truppe anti-sommossa del Colonnello non siano dotate di equipaggiamenti fatti o dati dall'Italia, occorre che gli amici italiani di Gheddafi a partire da Berlusconi a Dini a D'Alema, esercitino il loro potere di convinzione perché non vi sia un'escalation di brutalità contro chi manifesta per la propria libertà e i propri diritti. Il Modello Libia ha forse funzionato nel rispondere alle crudeli e ciniche richieste italiane di trattenimento di migliaia di migranti, adesso però corre il rischio di funzionare anche nella disperata ricerca della propria sopravvivenza in un'Africa settentrionale che dalla piazza chiede riforme e diritti individuali e di ottenere tale obiettivo grazie al sostegno politico ed economico del nostro paese. Coloro i quali a destra, centro o sinistra negli anni hanno lavorato per sdoganare la dittatura libica oggi hanno una responsabilità da assumersi, meglio sarebbe per tutti che essa non fosse quella di insistere diabolicamente nel sostegno al dittatore di Tripoli.
Dichiarazione di Marco Perduca, Senatore radicale
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