I referendum, l’amnistia, le liste Rosa nel Pugno in Basilicata…

Valter Vecellio da Notizie Radicali 

07-10-2013
Molta, la carne al fuoco, e come potrebbe essere altrimenti? Ora tutta la società politica versa calde lacrime di coccodrillo sulla tragedia di Lampedusa. Il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge annuncia e promette che la Bossi-Fini sarà rivista. Ma certo, come no? Peccato che ancora si ricordi il suo imbarazzante (ma non imbarazzato) balbettio quando le si chiese di firmare la richiesta referendaria. Noi, che abbiamo salutato positivamente la sua nomina, e l’abbiamo sempre difesa dalle polemiche e dagli attacchi di cretini, possiamo chiederlo: aveva bisogno di questa tragedia? Cosa ha fatto? Perché quello che annuncia di voler fare non lo ha fatto prima? Chi e/o cosa le ha impedito di mettere la sua firma al referendum? Si badi: le stesse domande si possono rivolgere e le rivolgiamo a tanti: al PD e ai suoi leader; a SEL, alla CGIL, ai tanti che avevano promesso mobilitazione e migliaia di firme. E, al contrario, hanno lavorato perché quel referendum, e gli altri cinque, fallissero. Ci risparmino questa ulteriore loro ipocrisia. Anche per loro vale il “Vergogna!” di papa Francesco. E chi mostra di non capire la forza, il furore di quel “Vergogna”, così simile al “Verrà il giudizio di Dio!”, pronunciato da papa Giovanni Paolo II ad Agrigento il 9 maggio del 1993 all’indirizzo dei mafiosi, peccato per lui: perché dimostra davvero di non comprendere nulla.

Molta, la carne al fuoco. Si è partiti con una crisi di governo che sembrava ineluttabile, con le dimissioni di tutti i parlamentari del PdL consegnate nelle mani di Silvio Berlusconi (e chissà quanti con “cattolica” riserva mentale); poi le dimissioni dei ministri. Poi il clamoroso e lacerante voto di fiducia ottenuto da Enrico Letta, il PdL sull’orlo della spaccatura. E speculare un Partito Democratico che litiga su tutto, anche se nessuno sa dire esattamente su cosa.
Ci sono poi i referendum: sei che sicuramente non hanno raggiunto il numero di firme necessarie, il pacchetto “Cambiamo Noi”, che aveva visto l’adesione di tutto o quasi il mondo progressista e di sinistra; quel mondo che nel momento stesso in cui aderiva, si adoperava perché il progetto fallisse, e lo boicottava. E di questo dovranno pur rendere conto. E gli altri sei referendum, quelli “per la giustizia giusta”: che l’ostacolo delle 500mila firme l’hanno superato, e non sarebbe accaduto senza la mobilitazione in “zona Cesarini” del PdL; e il suo leader Berlusconi che li ha firmati tutti i dodici referendum, con una motivazione ineccepibile: nel merito di alcuni quesiti, era contrario, ma riconosceva il pieno diritto degli italiani di potersi esprimere direttamente. Mentre a Largo Argentina Berlusconi firmava, si diceva favorevole all’amnistia e per la durata del Governo Letta. Il PD – non bisogna smarrirne memoria – attraverso il suo segretario pro-tempore Guglielmo Epifani, ha al contrario espresso una lunga teoria di NO: No ai referendum, quelli sulla giustizia e quelli di “Cambiamo Noi”. No all’amnistia. No a tutto, Sì a nulla. E a ruota, nelle parole e nei fatti, tutti gli altri. Senza neppure averlo deliberato ufficialmente e formalmente. Un pavloviano riflesso condizionato. Peccato, però, che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, forte dell’autorevolezza della sua carica e sua personale, abbia tenuto a far sapere – prima in via riservata a Pannella, poi in forma pubblica nel corso della sua visita al carcere di Poggioreale – che ha già pronto un messaggio ufficiale e formale alle Camere, e che quel messaggio – che appartiene alle prerogative presidenziali costituzionalmente previste e sancite – riguarderà la situazione delle carceri e della giustizia. Come richiesto da Pannella, dai radicali, da centinaia di giuristi e costituzionalisti raccolti attorno a un documento che si apre con la firma del professor Andrea Puggiotto. Che dirà, Epifani, e che dirà Renzi? Ancora i loro NO, NO, NO? Bamboline…
Molta la carne al fuoco. In queste ore molti radicali sono impegnati “sul campo” per dare corpo, vita e sostanza a liste Rosa nel Pugno, democratiche, credenti e liberali, e dunque radicali e socialiste, in occasione delle elezioni regionali in Basilicata. Ancora una volta il possibile contro il probabile. In continuità e coerenza con la storia dei radicali, in un territorio, in un luogo che li vede, con Maurizio Bolognetti e altre/i, protagonisti di lotte in opposizione a formidabili comitati d’affari locali e nazionali, e che certamente scaglieranno contro i radicali tutta la loro forza e potenza. Una coerenza e una continuità che risale, per esempio, a quelle comunità di credenti in altro raccolta da don Marco Bisceglie a Lavello; un testimone raccolto oggi da credenti come monsignor Agostino Superbo… Parliamo di credenti. Poi, figuriamoci!, non mancherà qualcuno che ci vorrà spiegare il tradimento dei valori laici, anticlericali e radicali… Liste che vedranno i nomi in calce di Emma Bonino e Marco Pannella (negli ultimi due posti), ma anche dei parlamentari radicali uscenti, e non solo loro: liste che sono un progetto di speranza e di liberazione…
Con buona pace di quanti vorrebbero i radicali allo sbando, magari disposti a vendersi per un piatto di lenticchie, e desiderano e auspicano la rottamazione di un signore di ottanta e più anni, entrato in queste ore al sesto giorno di digiuno della fame e della sete. Il lavoro non manca. Che sia un buon lavoro, dipende solo da noi.

Fonte: http://www.detenutoignoto.org/2013/10/i-referendum-lamnistia-le-liste-rosa.html

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