Carlo Giordano(Direzione Radicali Lucani) parla della sua visita alle carceri lucane

Choc, rabbia, commozione, vergogna ed incredulità sono le sensazioni che si ripetono ogni volta che torno dalla formativa esperienza della visita nelle carceri. Mi ritornano in mente le parole che un giovane di Caserta, detenuto nella casa circondariale di massima sicurezza di Melfi, ci ha rivolto sorridendo “Siamo dei morti viventi”. Ironica ed amara definizione di uomini che, riconoscendo i loro sbagli, vorrebbero scontare la pena da esseri umani, trattati con un po’ di umanità. Ed allora cerco conforto nel vocabolario per comprendere il termine “umanità” e leggo: “Sentimento di solidarietà umana, di comprensione ed indulgenza verso gli altri uomini.
Invece, quando si chiudono i cancelli ed alle spalle ti lasci il mondo esterno, la società dei buoni, i pensieri di Voltaire, ti immergi in un mondo che sembra trovare ispirazione nell’inferno dantesco. Esseri umani che trascorrono 20 ore della loro giornata rinchiusi in celle sovraffollate e maleodoranti, senza il rispetto delle più elementari norme igienico - sanitarie. Eppure anche loro, reietti della nostra società, nonostante tutto quello che hanno commesso, hanno affetti, famiglie, dei figli che li amano e li aspettano fuori e non riescono a vedere se non raramente.
Per fortuna, mi conforta che quel sentimento di umanità “perduto” lo ritrovi in tutto il personale che lavora dentro questa galassia, che ha coscienza e consapevolezza dei drammi umani che si consumano giornalmente, e nei quali si identifica, cercando di portare un po’ di conforto e comprensione.
Quella passione ed abnegazione nell’esercizio del proprio lavoro, nonostante tutte le difficoltà e le carenze, mi resteranno impressi. Come indelebili resteranno la commozione e le lacrime di Maurizio davanti ad un vecchio recluso di 73 anni che racconta la sua storia… l’aver ucciso il genero, in un momento di rabbia e follia, come estremo atto di amore verso la figlia, e la sua disperazione per la grazia non concessa nonostante l’età.
La torrida giornata del 26 agosto è finita usciamo stanchi e sfiniti, dopo aver visitato l’istituto penitenziario minorile di Potenza e le case circondariali sempre di Potenza e di Melfi, ma ricchi dentro. E’ tardi sono circa le 22 quando entriamo in macchina e mi ritrovo in mano un libro di poesie scritto da un detenuto di nome Luigi Sorridente, esponente della famiglia Piromalli, e ricevuto in regalo dallo stesso prima di uscire. Torno a casa, lo sfoglio e mi soffermo sulla poesia dal titolo “Vivere”:
Un giorno sono nato,
quindi devo vivere!
Quando sono infelice,
purtroppo devo vivere!
Quando sono felice,
che bello è vivere!
Un giorno dovrò morire,
oggi devo vivere!
In qualsiasi circostanza,
l’importante è vivere.
Negli occhi le immagini si riavvolgono, un ragazzo di Cosenza, che mi chiama piegandosi dallo spioncino, perché si ricorda di me dall’ultima visita e cordialmente mi saluta, poi tanti volti e tante anime in pena…Un sentito grazie a Marco, a Rita e a Maurizio per avermi regalato tanta umanità.
 
Di Carlo Giordano, Direzione Radicali Lucani
 

Fonte: http://lucania.ilcannocchiale.it/post/2676928.html

Sostieni i Radicali Italiani con almeno 1 € - Inserisci l'importo » €