
Invece, quando si chiudono i cancelli ed alle spalle ti lasci il mondo esterno, la società dei buoni, i pensieri di Voltaire, ti immergi in un mondo che sembra trovare ispirazione nell’inferno dantesco. Esseri umani che trascorrono 20 ore della loro giornata rinchiusi in celle sovraffollate e maleodoranti, senza il rispetto delle più elementari norme igienico - sanitarie. Eppure anche loro, reietti della nostra società, nonostante tutto quello che hanno commesso, hanno affetti, famiglie, dei figli che li amano e li aspettano fuori e non riescono a vedere se non raramente.
Per fortuna, mi conforta che quel sentimento di umanità “perduto” lo ritrovi in tutto il personale che lavora dentro questa galassia, che ha coscienza e consapevolezza dei drammi umani che si consumano giornalmente, e nei quali si identifica, cercando di portare un po’ di conforto e comprensione.
Quella passione ed abnegazione nell’esercizio del proprio lavoro, nonostante tutte le difficoltà e le carenze, mi resteranno impressi. Come indelebili resteranno la commozione e le lacrime di Maurizio davanti ad un vecchio recluso di 73 anni che racconta la sua storia… l’aver ucciso il genero, in un momento di rabbia e follia, come estremo atto di amore verso la figlia, e la sua disperazione per la grazia non concessa nonostante l’età.
La torrida giornata del 26 agosto è finita usciamo stanchi e sfiniti, dopo aver visitato l’istituto penitenziario minorile di Potenza e le case circondariali sempre di Potenza e di Melfi, ma ricchi dentro. E’ tardi sono circa le 22 quando entriamo in macchina e mi ritrovo in mano un libro di poesie scritto da un detenuto di nome Luigi Sorridente, esponente della famiglia Piromalli, e ricevuto in regalo dallo stesso prima di uscire. Torno a casa, lo sfoglio e mi soffermo sulla poesia dal titolo “Vivere”:
Un giorno sono nato,
quindi devo vivere!
Quando sono infelice,
purtroppo devo vivere!
Quando sono felice,
che bello è vivere!
Un giorno dovrò morire,
oggi devo vivere!
In qualsiasi circostanza,
l’importante è vivere.
Negli occhi le immagini si riavvolgono, un ragazzo di Cosenza, che mi chiama piegandosi dallo spioncino, perché si ricorda di me dall’ultima visita e cordialmente mi saluta, poi tanti volti e tante anime in pena…Un sentito grazie a Marco, a Rita e a Maurizio per avermi regalato tanta umanità.
Di Carlo Giordano, Direzione Radicali Lucani

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13 Settembre, 2011 - 15:45
Lucania Radicale
Fonte: http://lucania.ilcannocchiale.it/post/2676928.html [3]