Visita lampo alla "legione straniera" di San Vittore: una pentola a pressione con la valvola bloccata e il fuoco sempre acceso
Una visita-lampo alla Casa circondariale di S.Vittore è stata effettuata dal neo eletto Consigliere regionale della Lombardia Enrico Marcora, dell'UDC,
il quarto a rispondere positivamente all'appello lanciato oltre un mese fa dai radicali del "Detenuto ignoto" per sollecitare chi di dovere a visitare
gli Istituti carcerari, per prendere atto delle sempre più gravi condizioni di vita dei detenuti e della polizia penitenziaria. Il Cons. Marcora era
accompagnato da Giorgio Inzani e da Lucio Bertè, già Consiglieri regionali radicali nelle scorse legislature.
In precedenza, altri militanti radicali sono stati al carcere di Opera con il Cons. Giulio Cavalli dell'IdV, al carcere di Monza con il Cons. Pippo
Civati del PD, al carcere di Varese con il Cons. Giangiacomo Longoni della Lega Nord.
La visita a S.Vittore è durata solo un'ora, davvero poco per un carcere abitato da circa 1600 detenuti, cioè dal doppio di quelli regolamentari. Per
questo, come nelle altre carceri, un dettagliato questionario è stato lasciato per la compilazione alla Direttrice Gloria Manzelli, al momento
assente. Comunque utile per scattare un'istantanea, in vista di un impegno duraturo dei Consiglieri, a partire dal "ferragosto in carcere" promosso dai
Radicali Italiani a livello nazionale .
Due i reparti visitati, il femminile e il VI°, maschile. Cento le donne presenti su cento posti sisponibili, più un bambino di 4 anni. Tutti i casi
di madri con figli fino a tre anni hanno trovato una sistemazione esterna presso gli alloggi protetti allestiti in collaborazione con il Comune di
Milano. E questo è un esempio positivo - purtroppo una eccezione - per tutta Italia. Ci sono lavori di sartoria qualificata per committenti esterni con
corsi di formazione di taglio e cucito molto qualificati.
Il VI° reparto è il più difficile, ha un regime di Alta Sicurezza con detenuti "protetti" a vario titolo, dai *sex offenders*, ai collaboranti,
agli ex appartenenti alle forze dell'ordine, ai soggetti minacciati di morte da altri detenuti, ecc. Uno in particolare era sorvegliato a vista perchè a
rischio di suicidio.
Qui il sovraffollamento raggiunge limiti disumani : le celle, previste come singole, ospitano 5-6 detenuti e sono chiuse per 21 ore al giorno. La
superficie è di 8-9 mq nella parte "soggiorno" con una fitta rete alla finestra, oltre le sbarre. Annesso un vano di circa 4 mq per wc alla turca,
cucina, lavabo/lavanderia, senza porta e con relativi cattivi odori. Ci sono 6 letti a castello (3 + 3, in linea) e di fronte due tavolini rettangolari
di circa cm. 45 x 70 ciascuno e 4 sgabelli. Di fatto, ciascuna persona, in piedi, usufruisce (si fa per dire) di un quadrato di 50 cm. di lato. In
proporzione, meno di quanto si riserva, con le giuste rimostranze degli animalisti, a un pollo in batteria.... In attesa del questionario analitico,
l'istantanea descrive una popolazione detenuta in attesa di giudizio per quasi 9/10, dunque senza attività trattamentale, e che si sta caratterizzando come una sorta di "legione straniera": 70% gli extracomunitari un anno fa, vicini all'80% oggi. Per lo più nordafricani, come era lo stesso S.Vittore. Moltissimi senza soldi, senza casa e dunque senza possibilità di arresti domiciliari, senza comunicazioni con la famiglia. Senza colpa commessa a danno di alcuno, se non quella di essere
senza le carte necessarie secondo la legge Bossi/Fini. I più manifestano il loro malessere con atti nonviolenti, ma con la disperazione aumentano anche
i gesti di autolesionismo cruento. In questa situazione un fattore fondamentale di sopravvivenza (e di aiuto agli agenti, sempre gravemente
sotto organico) è la presenza dei volontari che quotidianamente frequentano il carcere e forniscono una serie di generi di prima necessità, svolgono
pratiche, tengono contatti con le famiglie e con i legali, sostengono umanamente. Resta una pentola a pressione alla quale il Governo è responsabile di tenere irresponsabilmente bloccata la valvola lasciando alto il fuoco.
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