Suicidi in carcere: i Radicali chiedono alla Regione una Commissione di inchiesta
La situazione drammatica delle carceri marchigiane, di cui le recenti morti avvenute presso il carcere Anconetano di Montacuto, sono solo gli ultimi episodi della tragedia umanitaria che ogni minuto si consuma negli istituti di pena italiani.
Nelle carceri italiane si sottopongono esseri umani alla tortura di una pena contraria sia al senso di umanità sia alla stessa Costituzione italiana, il tutto in senso di ineluttabile incuria dei diritti civili dei detenuti e delle guardie carcerarie.
Le carceri italiane, rappresentano il momento terminale del processo di necrosi della giustizia, in esse, più di qualunque altro ambito della società, lo scollamento tra legalità è giustizia si è compiutamente realizzato.
Nessuna delle sempre più numerose istanze di legalità che salgono da più parti del paese può prescindere dalla situazione delle carceri e non porsi come obiettivo primario il ristabilimento della legalità e dei diritti fondamentali dei detenuti.
Anche nella nostra regione una popolazione carceraria enormemente superiore al numero che le strutture penitenziarie potrebbe accogliere è tenuta in condizioni di assoluto disagio fisico e psichico; i ripetuti atti autolesionistici, spesso letali, rappresentano un drammatico sintomo di una situazione indegna di un paese civile.
Nel solo carcere di Montacuto nel 2010 vi sono stati almeno tre decessi, l’ultimo dei quali avvenuto circa un mese fa, in cui stando alle cronache dei giornali altrettanti detenuti si sono suicidati assumendo dosi massicce di psicofarmaci.
Si può temere che la somministrazione di psicofarmaci avvenga non solo ed esclusivamente per necessità terapeutiche, ma in nome di un malinteso senso di pietà di cui la somministrazione di psicofarmaci rappresenta uno strumento con cui isolare i detenuti, mediante la creazione di una gabbia farmacologica, dalla realtà, altrimenti invivibile, del trattamento penitenziario.
Pena sedata quindi, ossimoro che fotografa una realtà carceraria assai diversa da quella che i nostri Padri costituenti avevano voluto ed in cui il trattamento penitenziario avrebbe dovuto avere un contenuto addirittura pedagogico, affidando ad esso il compito di contribuire alla riabilitazione del detenuto.
Per questi motivi riteniamo che costituisca un improcrastinabile atto di responsabilità la costituzione di una Commissione di inchiesta sulla sanità penitenziaria, da parte del Consiglio Regionale delle Marche.
Commissione consiliare cui affidare il compito di valutare come i livelli essenziali di assistenza costituzionalmente garantiti dall’art. 32 della Costituzione siano erogati negli istituti di pena marchigiani, diritti su cui la regione e per essa l’Asur ha competenze e responsabilità.
In particolare, chiediamo che l’istituenda commissione, valuti se a fronte del consumo di psicofarmaci presso le strutture penitenziarie corrispondano altrettante certificate patologie, nonché se le prescrizioni di farmaci e le prestazioni sanitarie corrispondano alla necessaria appropriatezza terapeutica a cui ogni tipologia di assistenza, servizio e prestazione sanitaria deve essere informata.
Andrea Granata (Segretario dell’Associazione Radicali Marche)
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