Sos referendum "Milanosimuove" - Diario di una giornata a Milano


Sabato alle 12 ci siamo presentati alla sede del comitato, a due passi dal duomo. Bella Milano. Sembra ordinata e pulita. Lipparini ci ha dato le informazioni necessarie e volantini, manifesti, moduli. Anche la sede del comitato è ordinata e pulita. Avrei pensato di trovare la solita confusione delle sedi radicali. Persino un furgone ci avrebbe raggiunti nel luogo dove dovevamo fare il tavolo per consegnarci il materiale. Che organizzazione. In ascensore incontriamo compagni arrivati da Pescara, Roma. Ma appena scesi dal palazzo dietro front: non c’è il furgone.
Mi pareva strano. Io, Sami Albertin e Maurizio Parise carichiamo in taxi tavolo, sedie e le nostre buone intenzioni alla volta della postazione di Via Spinoza. La giornata è grigia ed ogni tanto qualche gocciolina di pioggia si fa sentire.
In un marciapiedi davanti al supermercato Carrefour sistemiamo il tavolo e attacchiamo i manifesti. Sono pratiche consuete, tanto che ogni città sembra la nostra città. Arriva il cancelliere Emilio, imbottito dentro una doppia giacca. Tira vento e un certo appetito. Ma ci consola il fatto che siamo di fronte ad un supermercato, quindi comincio io con un bel panino, poi Sami. Maurizio, da bravo montanaro ha tutto in saccoccia. Dalle 13,30 alle 19 settacciamo tutte le persone che entrano ed escono dal supermercato. I cinque referendum sono abbastanza semplici e gli argomenti non hanno bisogno di particolari spiegazioni. Ma qui, dieci persone su sei, non sono residenti in città o sono straniere. A raccogliere le firme “l’è dura”.
In questo posto passa uno spaccato di umanità: i ragazzi colombiani che studiano in città e che non vorrebbero tornare più a casa loro; le due rumene che ogni fine settimana partono da Rovigo e si depositano qui in attesa delle signore milanesi che puntualmente arrivano per dare loro 10/15 euro; i nonnini pieni di acciacchi che si trascinano dietro le gambe; la casalinga che si commuove raccontandomi della violenza che subisce dal marito e della sua solitudine e disperazione; la ragazza ventenne accompagnata dal suo cane che barcolla e chiede una sigaretta e ti dice che la sua casa è il cartone nel parco vicino. Alle 19, dopo circa 5 ore e mezza, abbiamo raccolto 30 firme. Solo 30 firme! Vabbè che qui non c’è mai stato un tavolo. Ma accidenti! Siamo venuti dal Veneto per fare solo 30 firme? Ogni tanto mi arriva un messaggino dal comitato con gli aggiornamenti sulla raccolta. Sembrano contenti loro! Anche noi allora siamo contenti.
Salutiamo Emilio il cancelliere imbottito nella sua doppia giacca a vento. Salutiamo Maurizio Parise che deve prendere il treno per tornare a Vicenza. Dopo mezz’ora io e Sami siamo al cinema Colosseo. Deve arrivare il compagno Buscaglia. Da Ventimiglia. Anche lui a dar una mano. Aspettiamo davanti ad una ressa di persone che entrano ed escono dal cinema. Piove più di prima. Hai fame Sami? Che dici? Tra poco ci sediamo davanti ad una bella pizza. Stanchi di stare in piedi sotto la pioggia, con un pacco di giornali “Terra” in mano, propongo a Sami di entrare anche noi a vederci un film. Arriva Buscaglia. E parla parla. Ha una figlia che studia psicologia a Padova. Riusciamo a raccogliere tre firme in mezzo alla ressa: io tengo un manifesto mezzo bagnato piegato in quattro a mò di tavolo appoggiato al cornicione del muro di entrata del cinema, Buscaglia scrive sul modulo e i tre ragazzi di seguito firmano. Piove troppo ed è meglio tornare alla sede del comitato in piazza duomo, dove troviamo Cappato, Guido e le ragazze incontrate la mattina. La pizza di prima è stata un sogno. Ci troviamo in un postaccio chiamato Mc Donald’s davanti a patatine e birra. Ma vuoi mettere: siamo in galleria a Milano! Sami mi informa che qui la carne deve contenere qualcosa di strano perché crea dipendenza e le patatine rimangono inalterate per mesi. Bene. Sai che felice il mio stomaco. Giampietro Buscaglia da Ventimiglia è con noi. E parla parla. Non capisco tutto di ciò che ci dice. Ma i suoi occhi mi dicono che soffre. Ci scambiamo le mail. Dopo aver preso la metro e il bus 58, verso le 22 arriviamo a casa di Valentina Rivolta. Finalmente un luogo caldo e accogliente. Una cascina fuori Milano nel quartiere Baggio. Valentina e il suo compagno architetto ci accolgono in un luogo che ha conservato la tranquillità del borgo contadino. Ci invitano a salire in casa da loro. Io ne approfitto per bermi due grappini deliziosi fatti in casa e Sami un caffè. Avevamo da digerire il gran pasto fatto al Mc Donald’s.
Domenica mattina siamo in piedi alle 8. Alle 9 colazione in un bar del borgo di Baggio. Il compagno di Valentina, gentilissimo, ci accompagna in auto alla nostra postazione di lavoro al parco delle cave. C’è una gara podistica molto frequentata. Salutiamo Fedrighini, il consigliere dei verdi, che nel suo gazebo sta raccogliendo firme. Ma che bravi - ci dice - da Padova venite? Ma davvero? E si! Mutuo soccorso. Quindi partiamo col lavoro. Ombrello in una mano e volantino nell’altra. Sami è proprio bravo a spiegare i referendum. Sembra un milanese. Forse è il fatto che ha molti amici in città e la frequenta spesso perché suona in una band locale. E’ domenica mattina e il luogo è frequentato da persone sensibili alle tematiche ambientali. E infatti riusciamo a raccogliere 80/90 firme. Ci raggiunge anche il radicale Marco Donadoni che fa l’assessore all’ambiente in un paesino in provincia di Bergamo. Mi accorgo che nella ressa arriva Formigoni, mi avvicino e gli dico “Milano si muove” e lo invito a venire a firmare i referendum. Lui mi guarda e dall’alto del suo solito sorriso nemmeno una parola. Si gira e prosegue verso il punto di partenza della gara podistica. Alle 13 sbaracchiamo. Le scarpe inzuppate ma contenti.
Alle 14,35 siamo alla stazione centrale di Milano. Mastichiamo un panino di corsa. Presto, che tra qualche minuto parte il treno di ritorno per Padova.

Maria Grazia Lucchiari

Fonte: http://venetoradicale.ilcannocchiale.it/post/2553308.html

Sostieni i Radicali Italiani con almeno 1 € - Inserisci l'importo » €