Somali, la vita degradante dei rifugiati In quel che resta della loro ambasciata

di RAFFAELLA COSENTINO, da “Repubblica” del 16-10-2010

L’inferno dei rifugiati dell’ex sede diplomatica di via dei Villini a Roma. Ora sono aumentati, dopo un primo sgombero della polizia. Chiedono il rispetto dei loro diritti e di poter lasciare l’Italia. La denuncia dell’associazione Migrare: “Che fine hanno fatto i 13,5 milioni del triennio 2008-2010 per l’asilo politico?”

ROMA – Come a Rosarno, nel cuore della capitale, nei pressi di Porta Pia, tra sedi diplomatiche e residenze principesche, c’è un dormitorio-lager. È l’ex ambasciata somala di via dei Villini 9, dove sono tornati a vivere i rifugiati somali che erano stati sgomberati il mese scorso dalla polizia. Ovunque ci sono materassi lerci, raccattati dai cassonetti e letti fatti con i cartoni, sistemati nei garage, in cortile o ai piani superiori della vecchia ambasciata abbandonata e fatiscente. Per dormire si fanno i turni, visto che non c’è posto per tutti. Senza acqua potabile, luce, né riscaldamento. Senza porte e finestre che riparino dal gelo. Solo un grosso cancello questo l’inferno dai diplomatici. All’interno, ci sono 140 persone tra i 20 e i 50 anni e forse anche tre minorenni, che sarebbero stati schedati nei controlli di polizia come adulti. Andata e ritorno dal Nord Europa. Sono aumentati di numero, visto che c’è chi è tornato in questi giorni dal Nord Europa. I somali sono infatti titolari di protezione umanitaria e di asilo politico, che gli sono stati riconosciuti in Italia. Molti di loro, non riuscendo a sopravvivere nel nostro paese, vanno all’estero e ricevono assistenza ma poi sono costretti a ritornare indietro perché sono stati identificati per la prima volta in Italia secondo le regole internazionali. A Roma vivono in un tugurio tra gli stenti, senza assistenza igienico-sanitaria, tra i topi e con il rischio di malattie ed epidemie. Una condizione lesiva di ogni diritto umano.

La testimonianza. “La polizia è arrivata mentre dormivamo, di notte, ed hanno maltrattato chi reagiva – racconta Ibrahim Dahir Mohammed – credevamo che quando ci hanno portati via, poi ci avrebbero sistemati. Invece ci hanno solo preso le impronte digitali e lasciato andare, nessuno ci ha cercato né dato informazioni”. Un trattamento che ha lasciato “sconcertato” Youssuf Aden, uno dei portavoce della comunità. “Non è possibile che dei rifugiati vivano come noi in un dormitorio di fortuna e vengano svegliati e arrestati in quel modo”. Tanti di loro hanno ancora le “card” con la foto e le generalità in lingua svedese o danese. Vuotano le tasche e mostrano una sfilza di bancomat nordeuropei, ormai inservibili. Chi è riuscito a vivere per un periodo in Olanda, Norvegia o Danimarca aveva intestato a suo nome un conto corrente personale su cui mensilmente riceveva il sussidio statale.

A differenza di altri paesi… Abdulahi Dhoore, 23 anni, è dovuto tornare una settimana dall’Olanda, dove viveva da aprile del 2009. “Mi ha richiamato l’Italia – racconta – in Olanda stavo in un campo attrezzato, mi davano 55 euro alla settimana per le mie spese e tutti i giorni frequentavo la scuola”. Ci sono tante storie come questa. Ismail Abdallah è tornato il 3 dicembre, per lo stesso motivo, dalla Svezia dove per otto mesi ha ricevuto circa 200 euro mensili di sussidio. Anche Ahmed Abdullah è arrivato nell’inferno di via dei Villini dalla Norvegia, dove le autorità gli avevano riferito che “secondo l’Italia ha lasciato la sua casa e la sua automobile”. Abdel Alì nel 2008 è volato con una compagnia low cost in Finlandia e in un anno ha imparato il finlandese. “Mi davano 360 euro mensili come sussidio – racconta – nel 2009 sono dovuto tornare e per vivere ho raccolto pomodori a Comiso (Rg) per 25 euro al giorno”.

Le inadempienze italiane. Stremati come sono, i rifugiati somali lanciano un appello. “Non vogliamo vivere come animali, ma come uomini – dice il portavoce Youssuf – molti di noi sono istruiti e tutti con lo status di rifugiati. Sulla protezione dei diritti umani, l’Italia ha garantito per noi davanti all’Unione Europea ed è inadempiente. Non vogliamo restare qui, vogliamo un nullaosta per andare a chiedere agli altri paesi quelli che ci spetta. L’Italia se ne assuma la responsabilità davanti al mondo intero”.

Interviene anche Shukri Said, ex attrice di origini somale e fondatrice dell’osservatorio Migrare.eu 1 che ha visitato per prima i rifugiati con una delegazione dei Medici per i Diritti Umani 2. “Che fine hanno fatto al ministero dell’Interno i fondi europei per i rifugiati (13,5 milioni nel triennio 2008-2010) e quelli integrativi statali del fondo nazionale per l’asilo? – denuncia – al ministro Maroni e al sindaco Alemanno chiedo di trovare una soluzione all’orrore delle condizioni dei profughi somali a Roma”. Shukri Said accompagnerà in visita all’ex ambasciata nel pomeriggio una delegazione di parlamentari composta da Giuseppe Giulietti, Jean Leonard Touadì e Rita Bernardini.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=2965

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