RU486/SEI MESI FA LA LEGALIZZAZIONE. I RADICALI CHIEDONO INFORMAZIONI A TUTTE LE AZIENDE REGIONALI

E GLI ALTRI OSPEDALI?
Sei mesi fa, il 9 dicembre 2009, era pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 229 alla Gazzetta Ufficiale il provvedimento dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano Mifegyne”; dopo 31 anni dalla legge 194 del 1978, che già lo prevedeva all’art. 15, l’aborto farmacologico era legalizzato in Italia.
In questi sei mesi, in Piemonte, solo l’Azienda Ospedaliera OIRM-S. Anna ha iniziato, ad aprile, a somministrare la pillola abortiva RU486, in alternativa all’aborto chirurgico. Da fonti informali i radicali hanno appreso che gli ospedali di Savigliano e Cuneo (ASL CN1) si sono riforniti del farmaco.
Oggi, Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti (segretaria e tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno inviato una lettera (raccomandata A/R) ai Direttori Generali delle 13 Aziende Sanitarie Locali, delle 5 Aziende Ospedaliere e delle 3 Aziende Ospedaliere Universitarie presenti in Piemonte, con la richiesta di informazioni sulle iniziative da loro intraprese per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nell’ambito delle rispettive aziende.
Pisano e Grizzanti hanno dichiarato:
“L’interruzione di gravidanza è l’unico intervento sanitario che non può essere praticato, in Italia, nelle strutture private; a maggior ragione, il servizio sanitario nazionale deve farsi carico di rendere concretamente possibile un intervento di cui ha il monopolio esclusivo.
Eravamo stati facili profeti, sei mesi fa, quando avevamo detto che la lotta portata avanti dai radicali, dai radicali piemontesi in particolare, da Silvio Viale innanzitutto, per assicurare alle donne italiane quello a cui le donne francesi possono accedere da oltre vent’anni non era finita. E’ ora di richiamare ciascuno alle proprie responsabilità, direttori generali, medici, infermieri, forze politiche e sociali; noi non partecipiamo alla gara a chi grida più forte contro Cota; l’obiettivo vero, molto più difficile delle grida di un giorno, è quello di rendere accessibile la pillola abortiva in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi. Ribadiamo ancora una volta che gli avvocati radicali sono a disposizione delle donne a cui verrà negato il farmaco RU486.”.
Torino, 9 giugno 2010
Fonte: http://www.radicalinovara.org/2010/06/ru486sei-mesi-fa-la-legalizzazione-i.html
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