Risposta al vescovo Giacomo Babini

L'inchiesta di "Panorama" sui sacerdoti omosessuali continua a produrre i suoi effetti, benefici e rivelatori anche quando assumono la forma delle scomposte dichiarazioni di Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto. Che la Chiesa Cattolica sia una istituzione sessuofoba e ancor più omofoba non è notizia che meriti le pagine dei quotidiani, colpisce semmai che Babini, mentre nel caso dell'omosessualità dei preti condanna il peccato e il peccatore, si rivela "maggiormente comprensivo" con la pedofilia, a condizione ovviamente che il sacerdote in questione "si penta e soffra della sua condizione". Il monsignore pare abbia vissuto la sua ragguardevole vita con paraocchi e paraorecchi se può affermare che "una volta, quando vi era maggior fermezza etica, queste cose non avvenivano". Ma Babini va ben oltre quando sostiene che l’omosessualità - almeno per i preti – dovrebbe essere considerata reato, che i sacerdoti gay dovrebbero essere messi in galera come nei bei tempi andati e magari buttare le chiavi nel Tevere; addirittura afferma che se gli fosse capitato un religioso pedofilo non l’avrebbe denunciato ma avrebbe tentato di redimerlo, mentre contro i viziosi e perversi omosessuali si deve essere intransigenti.

Forse queste parole del vescovo ci aiutano a capire come mai per decenni il Vaticano ha completamente silenziato le denunce gravi e persistenti di casi di pedofilia nelle sacre stanze, e ha rifiutato di rispondere alle accuse documentate dei deputati europei radicali Maurizio Turco, Marco Cappato, Gianfranco Dell’Alba e Marco Pannella che già nel 2003 avevano raccolto testimonianze circostanziate su numerosi casi di preti pedofili.


Giulia Simi, comitato nazionale Radicali Italiani


Andrea Francioni, direzione Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica


Mario Leoncini, giunta Associazione Global Democracy

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