Relazione di Michele Latorraca

1° Congresso Radicale della Provincia di Frosinone, 11 dicembre 2010, Hotel Cesari, Frosinone

Care Compagne, cari compagni,
la situazione politica internazionale e quindi anche quella italiana vive momenti di confusione politica, culturale e quindi democratica allarmante.
Per noi radicali è un già saputo ed un già vissuto, almeno a livello nazionale, ma l’affacciarsi di una crisi prima di tutto di democrazia e delle democrazie e poi economica sullo scenario internazionale rappresenta una “novità” ed una ulteriore fonte di preoccupazione che deve necessariamente portare, come direbbe De Gregori in una sua celebre canzone “a calpestare nuove aiuole con un canestro di parole nuove” .
Quelle aiuole e quelle parole nuove sono state già percorse e precorse da noi radicali; infatti già qualche lustro orsono parlavamo di Stati Uniti d’Europa e d’America come strumento per arrivare da una parte all’O.M.D. (Organizzazione mondiale della e delle democrazie) e dall’altra per difendere le stesse democrazie dagli attacchi che dal proprio interno e dall’esterno già erano a noi (e solo a noi) evidenti già da allora.
Qualcuno potrebbe interrogarsi sul fatto che oggi stiamo costituendo un’associazione territoriale e che quindi questo “cappello” potrebbe sembrare esagerato, inadeguato e comunque non confacente a questa sede, ma so già che quel qualcuno non è presente in questa platea, perché alla base di un politica meramente liberale e quindi radicale vi è il millimetro da percorrere nella direzione giusta verso l’obiettivo dato.
Noi oggi con la costituzione dell’Associazione Radicale della Provincia di Frosinone dobbiamo “arrogarci” il dovere di percorrere uno o più di questi millimetri nella direzione che ci siamo dati da tempo e che continuamente ed in varie forme viene confermata e mai smentita nelle mozioni generali dei vari congressi di Radicali Italiani succeduti negli ultimi anni.
Tenendo bene a mente qual è l’obiettivo massimo da raggiungere, dobbiamo essere consapevoli che, proprio perché vi è una crisi di democrazia e delle democrazie e che attualmente le forze della partitocrazia italiana e a questo punto anche europea, non sono riusciti ad adottare una qualsiasi politica che riuscisse a bloccare la deriva antidemocratica o comunque non democratica, il nostro operato, qualunque esso sia, si muoverà all’interno di uno scenario paludoso, infimo e perfino pericoloso.
Ma anche questo è essere radicale, conoscere la realtà, capirne le criticità e coglierne le opportunità.
E la realtà che viviamo in questi anni, anche e oserei dire soprattutto nella nostra provincia, è una realtà di grave crisi economica, di enorme crisi politica e di moltiplicazione di burocrazie parassitarie e malaffare.
Sono tutti fenomeni legati fra di loro e che hanno radici lontane e sono rappresentate dalla mancanza di alternativa alle politiche che si sono succedute negli anni, alla industrializzazione selvaggia che ha impedito una gestione oculata delle risorse del territorio, alla mancanza di una giustizia che funzioni, a deficit culturali che sono stati volutamente coltivati dalla partitocrazia, all’assenza di senso istituzionale da parte di chi ha gestito il potere nella nostra provincia.
In poche parole è mancata la strategia, la mancata definizione di obiettivi nel lungo periodo ha fatto sì che le politiche adottate avendo presente un arco temporale elettorale, ha portato allo scempio attuale.
Perché di scempio si deve parlare. Vedete, una provincia come quella di Frosinone, con un bacino di 150/200.000 cittadini, che non ha un polo sanitario non dico d’eccellenza ma almeno congruo con le esigenze della popolazione, grida vendetta. Ma si è arrivati a questa situazione perché da una parte si è voluto aprire piccoli ospedali destinati a chiudere ma che servivano ad accontentare qualche “referente” locale e dall’altra si è accettata la “devolution romana” verso le cliniche cattoliche convenzionate. Così ad ora a la struttura ospedaliera di eccellenza più vicina è probabilmente Tor Vergata a quasi 100 chilometri dal capoluogo ciociaro. Pertanto è fondamentale che il nuovo nosocomio di Via Armando Fabi funzioni realmente e risponda effettivamente alle esigenze di una provincia che troppo ha penato e che in qualche modo dovrà essere risarcita.
Altro scempio è il disastro ambientale. Anche qui, senza necessariamente entrare nel particolare, ci troviamo dinanzi a interessi particolari che, nascondendosi dietro il paravento del garantire posti di lavoro, non solo non li garantiscono ma immettono nell’aria, nelle acque e nei terreni sostanze nocive per la salute pubblica. Ed è sotto gli occhi di tutti il proliferare di malattie tumorali che attaglia la nostra provincia. Senza considerare il problema smaltimento rifiuti e raccolta differenziata, dove siamo in attesa, se sono ben informato, di un nuovo piano provinciale dopo che la Giunta Iannarilli ha pensato bene di abrogare quello precedente senza sostituirlo con un altro.
Ma so che il tempo è tiranno e mi avvio a fare le mie conclusioni.
Credo che questa associazione che stiamo costituendo debba avere come sua prerogativa il non perdere di vista quelle che io amo definire le tre A: Alfabetizzazione, Azione e Armonia. Brevemente spiego.
Alfabetizzazione: Noi abbiamo la fortuna di trovarci in una regione nel cui consiglio regionale siedono due nostri importanti dirigenti. Con loro e attraverso loro dobbiamo meglio capire i nuovi linguaggi della politica e soprattutto capire normative e procedure attualmente in vigore, per individuare puntualmente le sacche di illegalità e procedere alla loro rielaborazione in termini liberali;
Azione: Partendo dallo scenario dato, analizzando le problematiche varie bisogna agire attraverso iniziative precise, puntuali e congrue con le nostre risorse umane e finanziarie;
Armonia: Dobbiamo essere un tutt’uno, rispettando come è ovvio le nostre prerogative individuali che non dovranno essere mai bloccate o ostacolate ma che necessariamente dovranno essere emanazione di un sentire comune e di politiche condivise. Da questo punto di vista, mi piace ricordarlo più a me stesso che al resto degli associati e degli associandi, che, i compagni di strada “esterni” all’associazione, nel caso fossimo così bravi da trovarne saranno coloro che vorranno condividere quel millimetro da correre, senza distinzione di appartenenza politica.
Credo di aver detto molto nei limiti dei tempi che ci siamo dati e che un Congresso deve darsi, auguro a tutti noi un buon Congresso ed un ottimo dopo Congresso che è quello che mi sta più a cuore.


Fonte: http://radicalifrosinone.wordpress.com/2010/12/19/relazione-di-michele-latorraca/

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