Zingaretti: "Se vinco nel Lazio cambio tutto Polverini bluffa, alle urne entro dicembre"

Renata Polverini ha lasciato la Regione Lazio nell'impasse. C'è un deliberato tentativo di allontanare la data del voto. E' una situazione paradossale che va risolta al più presto. Bisogna andare alle urne entro la fine dell'anno". Nicola Zingaretti, candidato governatore, lo dice chiaro e tondo nel videoforum a Repubblica Tv rispondendo alle domande dei lettori. Non si può lasciare un'istituzione in una strada senza via d'uscita. "Ormai è passato quasi un mese dalle dimissioni - continua il presidente della Provincia di Roma - Bisogna ridare al più presto la parola ai cittadini", come ha sollecitato anche il governo attraverso il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri. In base allo Statuto della Regione Lazio, infatti, le elezioni regionali sono di esclusiva competenza del presidente regionale uscente.
Ma la Polverini traccheggia e replica a stretto giro: "Votare entro l'anno? Mi sembra abbastanza improbabile rispetto alla nostra normativa regionale e ai decreti degli ultimi mesi sulla Spending review e il ridimensionamento del numero dei consiglieri". La presidente della Regione Lazio continua, dunque, a prendere tempo. Un sintomo, questo, secondo Zingaretti "della crisi drammatica della destra romana e laziale, oltreché nazionale. Dal 2008, con la vittoria di Alemanno al Campidoglio, al 2012 abbiamo assistito al fallimento sia della classe politica che dei progetti di governo".
Temporeggiare per continuare a spartire? Fino a nuove elezioni la presidente e il consiglio rimangono in carica solo per provvedimenti "strettamente ordinari". Ma dietro questa definizione "si può nascondere di tutto - spiega Zingaretti- dalle nomine all'assegnazione di gare". Cosa che è già accaduta. "Nell'ultima riunione di giunta - continua il candidato governatore - sono state assegnate gare o appalti per diverse decine di milioni di euro".
Prima si vota e meglio è. Anche per questo, per Zingaretti, bisogna andare alle urne nel Lazio prima possibile. A un lettore che gli chiede se sia meglio riunire amministrative e politiche in un unico "election day", risponde che "con una data unica, in primavera o prima, non si risparmia niente, anzi una paralisi come quella attuale costa ai cittadini milioni e milioni di euro in termini di assenza di provvedimenti, di investimenti. Il tema del risparmio - continua il presidente della Provincia di Roma - è un'altra balla che hanno messo in giro in queste ore per giustificare in realtà la paura di andare a votare e rimanere a gestire la cosa pubblica".
Lotta agli sprechi. E restando in tema di riduzione degli sprechi, arriva la domanda di un lettore che chiede: "Se diventasse presidente della Regione Lazio, abolirebbe i vitalizi ai consiglieri regionali?". "Ovviamente si - risponde Zingaretti - Questo è già avvenuto grazie al decreto Monti. Credo che dovremo fare anche di più. Dobbiamo chiudere una degenerazione storica per cui la gestione del potere è funzionale non al bene della collettività ma all'accrescimento del consenso individuale". In questo quadro rientra anche la necessità di ridurre gli stanziamenti ai partiti: "Sui finanziamenti ai gruppi anche l'opposizione ha sbagliato" ammette, e poi rilancia: "Bisogna non solo ridurli, ma anche introdurre norme che vietino utilizzi impropri di quelle risorse. Non credo si possa rimborsare in alcun modo una fattura di un ristorante o di un albergo in Sardegna a un consigliere regionale del Lazio".
Una coalizione ampia, ma senza Udc. Per portare avanti la sua "rivoluzione culturale" che punta a cambiare il concetto stesso di gestione del potere - non più funzionale all'arricchimento del singolo ma alla realizzazione del bene comune - Zingaretti si servirà di un consenso quanto più ampio possibile: "Non dovremmo fare la tradizionale coalizione di centrosinistra - spiega il candidato - io chiamerò a raccolta le parti migliori della società a prescindere dal proprio orientamento per costruire una rivoluzione dell'efficienza, dell'innovazione e dell'onestà". L'Udc, però, non ci sarà: "Hanno detto loro di no". Zingaretti promette che nel listino non ci saranno i soliti noti, né "parenti e amici di...", ma solo chi lo merita. E si impegna a introdurre norme per vietare utilizzi impropri delle risorse finanziarie. "Innovare, pulire, governare bene nel nome dei cittadini", se vince lui si cambia tutto anche in Consiglio regionale: "Le forze politiche che sosterranno la mia candidatura dovranno rinnovare radicalmente la rappresentanza consiliare".
La "devoluzione" della sanità. Sollecitato dalla domanda di un lettore, il presidente della Provincia di Roma prende posizione anche nei confronti del deficit sanitario regionale, un buco da mezzo miliardo di euro: "Se vincerò chiederò al governo di mantenere la figura del commissario Enrico Bondi, persona onesta, integerrima e pulita, che affronterà il tema del ripiano del deficit sanitario analizzando tutte le possibilità di risparmiare, nel segno della trasparenza" del settore. Perché i risparmi si possono fare anche "senza tagliare i posti letto". E introduce un concetto nuovo, la "devoluzione" di alcune funzioni dalla regione ai comuni: "Se divento presidente, promuoverò il trasferimento di pezzi di sanità ai comuni. Ad esempio si possono creare le case della salute, più vicine ai cittadini, che alleggeriscono la centralità della struttura ospedaliera".
Province, regioni e comuni. Più in generale, rispetto al taglio delle Province con meno di 350mila abitanti previsto da un decreto del governo, Zingaretti ritiene che gli accorpamenti siano giusti: "Condivido la riduzione del numero, ma sono meno convinto del fatto che a questo provvedimento sia seguita l'eliminazione del voto dei cittadini per decidere chi le governa. Il pericolo - mette in guardia il candidato governatore - è che si ricostituiscano grumi di opacità in chi governa le risorse pubbliche". E chiarisce quali debbano essere i compiti delle singole amministrazioni locali: "Le province devono unicamente svolgere funzione di governance delle reti territoriali di area vasta, occuparsi ad esempio di reti idriche, scolastiche, di raccordo fra piccoli comuni. Le regioni - prosegue - non devono gestire quasi nulla ma legiferare e disporre politiche di finanziamento. Ai comuni, infine, va la gestione dei servizi diretti ai cittadini".
Veltroni, D'Alema e Melandri. Non poteva mancare una riflessione sulle vicende dei suoi compagni di partito, in particolare sulla scelta dei due leader Pd di non ricandidarsi in parlamento e sul ricollocamento della 'rottamanda' Giovanna Melandri. Per Zingaretti i due fondatori del Partito democratico "hanno dato un grande contributo dimostrando grande disinteresse personale e lealtà alla missione di portare a compimento un processo di rinnovamento". Quella di ripresentarsi è stata "una scelta abbastanza cosciente. Hanno fatto bene dal loro punto di vista". Quanto alla nomina della Melandri alla presidenza del museo di arte contemporanea Maxxi, il presidente della Provincia di Roma puntualizza: "Mi colpisce che abbia suscitato scandalo. In questa città negli ultimi anni sono state fatte nomine davvero indecenti. Giovanna farà un grande lavoro. Sono rimasto molto più colpito, invece, che il governo Monti abbia nominato presidente dell'ente Eur Riccardo Mancini, persona che, in termini di merito e coinvolgimento in vicende giudiziarie, avrebbe dovuto essere valutata con molta più attenzione".
Monti-Bis? Decidono gli elettori. In conclusione, passando al piano della politica nazionale, Zingaretti risponde sull'eventualità di un Monti-Bis: "Il premier non lo decideranno le primarie del Pd, ma le elezioni politiche. Credo sia giusto - spiega il candidato governatore - che chi vinca le primarie si candidi alla guida del paese, poi gli italiani decideranno chi guiderà l'italia nel prossimo quinquennio. Vedremo anche quale sarà la legge elettorale". Quel che conta davvero per Zingaretti è concentrarsi sui programmi: "L'elettorato - ha concluso il presidente della Provincia di Roma- premierà le leadership che daranno con più credibilità ed efficacia una risposta alle varie domande che si pongono i cittadini: come riaccendere i motori del paese, come risolvere i problemi del lavoro, della formazione e della competitività".
© 2012 La Repubblica. Tutti i diritti riservati
SU