Zingaretti: Emma o ci pensi il leader e spunta Letta

Una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità da cui ripartire, o un possibile sostegno alla candidatura di Emma Bonino. Ho riferito al segretario nazionale Bersani e al segretario regionale Mazzoli queste mie valutazioni. Si tratta ora di scelte politiche che dovranno compiere gli organismi dirigenti». Cronaca di un`«esplorazione» (il termine è made in Pd, non se ne incolpi la cronista) annunciata. Il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti ha fatto il suo dovere: un giro di telefonate e incontri-lampo. È bastato un giorno, non serviva neanche per la verità, per riferire poi al soviet Pd quello che già era chiaro dall`inizio: nel Pd e nella `vecchia` coalizione di centrosinistra che ha retto la regione c`è un accordo di massima sull`idea di convergere su Emma Bonino: con rimpianti, mal di pancia ed esplicite dissociazioni. Rimpianti della sinistra radicale che chiede ancora le primarie. Dissociazioni di vari esponenti centristi, come Pierluigi Castagnetti che le preferirebbe Silvia Costa, o della teodem Paola Binetti che minaccia dì votare Polverini e di uscire una buona volta dal Pd. Più che altro, la consapevolezza della situazione di stallo suggerisce ai dirigenti nazionali e locali di accettare Bonino come `male minore`, una strategia di riduzione del danno. Dall`altra fiancata della nave democratica, Ignazio Marino invece si augura di poter votare Bonino, «candidata di prestigio». e così Paola Concia, che dice «candidatura bellissima». Ma il finale della storia non è così semplice. Intanto perché Bonino, chiamata da Zingaretti ieri nel pomeriggio, non si intenerisce e cala sul piatto la richiesta di un`alleanza su scala nazionale con il Pd. Quanto al Lazio, il presidente della provincia ieri sera ha già messo nelle mani del segretario nazionale il vuoto che si è ritrovato fra le mani. La riunione sulle regionali di oggi è rimandata a venerdì, e al suo posto si riuniscono i vertici del Lazio, che - nonostante la buona creanza di Zingaretti - nella sostanza sono stati totalmente bypassati dalle esplorazioni per conto del leader. Dopo tanti inciuci con i democristiani dell`Udc, e tanto cercare un candidato papabile anche per loro, almeno digeribile, però ora il Pd non vuole fare la parte di quello che chiude la porta ai cattolici spondando i suoi voti su una laica molto anticlericale. Così Zingaretti consegna il problema a Bersani. Che starebbe facendo pressione sul suo numero due Enrico Letta: per farlo candidare. Lui, l`uomo che più nel Pd - almeno dopo Massimo D`Alema - ha in testa l`alleanza con i centristi. Ieri mattina Casini l`ha detto chiaro e tondo: «Se la scelta dovesse essere tra Bonino e Polverini, noi e il nostro elettorato siamo perla Polverine». Bersani, tornato dalle vacanze negli Stati uniti, dunque è tentato dalla carta Letta: o la va e Casini dice sì, o la spacca e costringe l`Udc a pronunciare un no poco comprensibile, che svelerebbe l`agreement stretto da tempo fra i centristi e la sindacalista dell`Ugl voluta da Fini e sostenuta da Francesco Storace. Ma la carta Letta, se giocata, è pericolosissima per lo stesso Bersani. Una sconfitta del suo numero due non potrebbe non ripercuotersi sulla sua segreteria, già messa a rischio di indebolimento dalle possibili sconfitte delle regioni del sud (Puglia, Campania, Calabria e Lazio) sconfitte abbastanza a portata di mano.
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