XX settembre, 140 anni senza Stato

«Vaticano e partitocrazia serve una nuova Porta Pia»: mentre si officiava, di fronte alla breccia, l'alto cerimoniale per le commemorazioni della presa di Roma, gli slogan radicali hanno risuonato nell'aria. E' stata la prima volta, dopo 140 anni, che un esponente del Vaticano nella figura di Tarcisio Bertone ha partecipato alle celebrazioni per una giornata che, nella storia, viene ricordata come il primo atto che ha segnato la nascita dello Stato unitario (e della fine del potere temporale, ndr) e che, in verità, a molti - non solo ai radicali - è parsa non più di una farsa. Come dar torto a Staderini? «La storia - rilancia - dice chiaramente che l'Italia di oggi è meno laica di quella del 1870. E l'Europa ci ha messo sotto osservazione proprio per questo motivo».
Del resto, basti pensare solo ai mancati diritti sulle coppie di fatto che pongono il nostro Paese persino dopo la Turchia per avere l'idea di quanto sia stato fatto sul piano della laicità. La conferma? Ieri, nonostante la presenza di Napolitano,Letta ed Alemanno a prendere la parola dal palco delle cerimonie, è stato solo Bertone con una preghiera e con la citazione di Pio IX descritto addirittura (proprio lui, il papa definito dagli storici come il più «antitaliano», ndr) come l'elemento di unificazione dell'Italia. Sa ha mancato di commentare quanto questa rappresenti solo «la conferma del rispetto della Chiesa e della Santa Sede per Roma Capitale dello Stato Italiano» nonché la stessa Polverini che, ancora, ha ribadito: «Finalmente il XX settembre è la festa di tutti non solo di una parte».
Sarà. E dire che Alemanno non ha potuto non lanciare stoccate ai colleghi del Carroccio, ancora alle prese con i simboli leghisti che rifulgono in bella posa persino sugli zerbini della scuola di Adro. «Non sono solo dissennate ma addirittura autolesioniste - ha subito attaccato il sindaco in Campidoglio nella commemorazione dedicata anche al tenente Romani morto in Afghanistan - le invettive politiche che puntano a depotenziare il ruolo di Roma Capitale. Non esiste affatto la "Roma ladrona" che alcuni si ostinano a stigmatizzare. Per rendersene conto basta confrontare i dati del gettito fiscale verso lo Stato prodotto dalla nostra città con i trasferimenti statali che, anche attraverso la regione, arrivano ad essa». «Il Patto che fu sottoscritto con la Lega nell'ambito del centrodestra all'atto della riforma sul federalismo fiscale - aggiunge Alemanno - fu molto chiaro e sanciva l'inserimento nell'impianto complessivo di Roma Capitale. Questo Patto non può essere violato. Se no tutto l'impianto rischia di cadere». «Roma Capitale ha sottolineato ancora il sindaco sconvolge equilibri e mette in discussione assetti consolidati. Perciò mette in difficoltà la Lega che deve reagire con polemiche e battute. Sono convinto - ribatte - che le battute della Lega siano soprattutto reattive rispetto all'importanza di questa riforma». «Quindi - conclude - così come è stato il ministro Roberto Calderoli a portare avanti il primo decreto, si andrà avanti su questa strada. Sono convinto che alla prova dei fatti non ci saranno problemi, ma in ogni caso è anche opportuno rispondere in maniera adeguata a determinate affermazioni».
E dire che, neppure in Campidoglio, il Presidente della Repubblica ha avuto qualche dubbio sul confermare che non ci sia davvero nessuna ombra sull'unità nazionale e sul ruolo di Roma capitale. «Un ruolo che non può essere negato - ha precisato il Capo dello Stato - contestato o sfilacciato nella prospettiva che si è aperta e sta prendendo corpo di un'evoluzione più marcatamente autonomista e federalista dello Stato italiano». E ancora: «Nulla può giustificare la sottovalutazione, diffusasi in certi periodi in alcuni ambienti» di rigettare «la grandezza storica di Roma. Io non ho mai ceduto a queste reazioni più o meno sofisticate di rigetto di una comune eredità». «Mortificare o disperdere le strutture portanti dello Stato nazionale - ha aggiunto il Presidente - sarebbe semplicemente fuorviante», poiché esse rappresentano un «essenziale tessuto connettivo». Infine, appunto, «nessuna ombra pesi sull'unità d'Italia che venga dai rapporti fra laici e cattolici, tra istituzioni dello Stato repubblicano e istituzioni della Chiesa cattolica», da questi rapporti piuttosto dovrebbe derivare «conforto e sostegno». Riflessioni che, purtroppo, dalla nascita di quella che Cavour voleva "Libera Chiesa in libero Stato" sono tutte smentite dai fatti, e dalla storia. Sono trascorsi 140 anni da allora, e l'Italia resta "senza Stato". Per lo meno laico.
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