"Wojtyla beato, un grande successo" Alemanno chiede soldi al governo

Dalla Rassegna stampa

La lunga festa per la beatificazione di Karol Wojtyla è finita e, per il sindaco Gianni Alemanno come per il prefetto Giuseppe Pecoraro, è stata «un grande successo». Dopo tre giorni intensi, le celebrazioni si sono però chiuse portandosi dietro una scia polemica sui costi sostenuti dal Campidoglio. Perché se sul fronte dei rapporti con il Vaticano, curati da Gianluca Scarnicci, l'ex uomo stampa promosso dirigente proprio per i suoi legami con la Santa Sede, il bilancio è positivo, non altrettanto può dirsi su quello finanziario. «Tutto compreso, escludendo il contributo dell'Opera Romana Pellegrinaggi, l'impegno è stato di circa 4,6 milioni», ha sottolineato ieri il primo cittadino, precisando anche di voler inviare «immediatamente una lettera al sottosegretario Gianni Letta affinché il governo ci dia una mano. Se la beatificazione di Wojtyla fosse stata un grande evento queste spese sarebbero state quasi tutte a carico dello Stato. Ora ci aspettiamo un aiuto». Parole, le sue, che hanno subito scatenato la reazione dell'opposizione. I primi a parlare sono stati i senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca. «Previsto e puntuale è stato presentato dal Comune al governo il conto per la beatificazione di Giovanni Paolo II - dicono all'unisono i due - Alemanno aveva già stimato spese non coperte per oltre 3 milioni e noi avevamo chiesto al governo chi li avrebbe pagati con un'interrogazione parlamentare. Ora si scopre che mancano 4,6milioni di euro che per un comune dalle casse vuote come quello di Roma non è piccola cosa». A loro si uniscono anche il segretario romano del Pd Marco Miccoli, il consigliere regionale Enzo Foschi e quello capitolino Dario Nanni. «Dopo il grido d'allarme lanciato da Alemanno sui costi» per Miccoli bisogna fare «chiarezza sulla ripartizione delle spese: pensavamo, infatti, che gli accordi fra Comune e governo fossero stati definiti a questo punto è necessario capire su chi graveranno». Mentre Foschi attacca ricordando che sino a ieri «sembrava chiaro avessero già trovato un'intesa sui costi. Invece Alemanno ci dice che non è così. Ora siamo preoccupati. Vista la scarsa attenzione che il nostro esecutivo ha nei confronti della Capitale, c'è il rischio che le spese restino alla città» e Nanni parla di «spese che non possono gravare solo su Roma. Il governo prenda atto del peso sopportato e non faccia spallucce». In attesa di una risposta da parte dell'esecutivo il bilancio della tre giorni è stato comunque per tutti gli attori coinvolti «molto positivo» tanto più che, «per la prima volta in dieci anni, non era presente in un evento così la Protezione civile nazionale», ha scandito il prefetto Giuseppe Pecoraro, precisando che «questa non vuole essere una polemica ma è solo un dato di fatto. Da questa assenza è nato un modello nuovo di collaborazione tra forze statali ed enti locali che ha determinato il successo del primo maggio». Quanto a qualche "disservizio" registrato il Primo maggio (metro intasata, un'ambulanza che non riusciva a passare, pellegrini dirottati per la calca al Circo Massimo riallestito in tutta fretta) il prefetto ha detto di non considerarli «nei» ma solo «pochi episodi, nel complesso direi che possiamo essere soddisfatti, visto che si parlava di 300 mila persone, noi eravamo preparati per un milione e alla fine ne sono arrivati molti di più». Al di là dei numeri (4000 volontari, 2.500 uomini delle forze dell'ordine, 66 persone arrestate, due milioni di bottiglie d'acqua distribuite) le visite al beato Wojtyla riprendono questa mattina alle 7: in serata, però, la bara di Giovanni Paolo II verrà ritumulata.

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