Wikileaks, Yalta e i fantasmi della Guerra fredda

Yalta non c’è più, cioè la Guerra fredda, ma i suoi fantasmi aleggiano per il mondo come si può vedere dal caso Wikileaks. Un passato che non passa. Dalla montagna di file sottratti al Dipartimento di Stato statunitense, c’è di tutto e di più: dal potere politico a quello economico -finanziario mondiale. Dai file, pubblicati da Wikileaks, si deduce che la Casa Bianca, di là dal fatto se l’inquilino è repubblicano o democratico, non guarda in faccia nessuno, nemici e alleati, protesa com’è in difesa della propria egemonia e dei propri interessi di grande potenza. Pure a Berlusconi che e stato allineato e coperto alle esigenze della politica estera americana, gli viene riservato il trattamento di essere spiato dal buco della serratura nonché sorvegliato speciale per i rapporti che intrattiene con il Primo ministro russo Vladimir Putin e con la Guida della rivoluzione della Libia, Muhammar Gheddafi. C’è da dire che tale attenzione la Casa Bianca la riserva tanto ai governi di centrodestra quanto a quelli di centrosinistra. Ragion per cui, non si facessero belle le opposizioni, tanto anche su di loro ci sono montagne di dossier. Nella vicenda Wikileaks, il mondo politico italiano ha dato l’ennesimo saggio del suo provincialismo, facendo della politica estera e di quella interna di ogni erba un fascio. Tuttavia, la cosa più curiosa di questa vicenda e che gli antiamericani di ieri, sono, oggi, i più filo americani, solo per il motivo di mettere in difficoltà Silvio Berlusconi, in vista del 14 dicembre. Come sempre succede, quando manca la visione politica e la comunicazione è fatta in modo sbagliato, Berlusconi non viene aiutato dai suoi, ragion per cui, la maggioranza reagisce talvolta in maniera aggressiva talaltra in maniera non consona al caso: "L’11 settembre della diplomazia", poi "mi faccio una risata", per poi dire che "vogliono distruggere il mondo" per arrivare ad affermare: "e tutto falso". Insomma, il governo difetta di comunicazione, al contrario dei governi di mezzo mondo, coinvolti nel caso Wikileaks, che hanno preferito tenere un basso profilo, per non dare alcun peso al caso. O, meglio dire, hanno puntato sull’understatement, per non sollevare ulteriori problemi. Tuttavia, le opposizioni, il Pd in modo particolare, non brillano, proponendo le dimissioni del premier, non fanno altro che ripetere il solito refrain. Invece di chiedere quantomeno un dibattito parlamentare sulla politica estera, invitano Berlusconi di presentarsi al Copasir, che ha solo e soltanto competenze sulla sicurezza dello Stato italiano. A dire il vero, l’insistenza di D’Alema su questa convocazione è sospetta, quando ci sarebbe l’Aula, per fare chiarezza. Comunque sia, sono gli esponenti del Pd e di Fli che crocifiggono Berlusconi, per i suoi rapporti con Putin e con Gheddafi. A ben vedere, alcuni democratici, vanno giù duri per evidenziare la sua amicizia con Putin, invece, sono zitti e mosca su quella con Gheddafi, anche perché il gruppo parlamentare del Pd, escluso quello dei Radicali che non condivide per nulla la politica estera del governo, ha votato, recentemente, a favore del trattato italo-libico. Dal canto loro i futuristi hanno preso la palla al balzo e hanno tirato bordate di insulti a Berlusconi per avere come amici il russo e il libico. Dimenticando che fino a ieri stavano al governo e non hanno proferito verbo, ora lanciano anatemi contro la politica "della pacca sulla spalla" del Presidente del consiglio. Allora come ora, Berlusconi è stato sempre attivo in politica estera, curando personalmente alcuni rapporti con i Capi di stato e di governo. Non stupisce che, in questo clima, quando il dito indica la luna - intrusione degli Usa nella vita degli Stati -, la politica italiana guarda il dito.
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