Web, l'Italia stacca la spina alla Rete libera

Dalla Rassegna stampa

L'Italia il 6 luglio si appresta a regolarizzare il diritto d'autore. La bozza della delibera, che porta la firma di Calabrò e quindi l'impronta dell'Agcom, viene accusata a gran voce di puntare la pistola alla nuca del libero accesso alla conoscenza. Alla testa dell'opposizione c'è Agorà Digitale, che tramite le parole di Luca Nicotra denuncia: «Si potranno cancellare contenuti qualsiasi sul web, addirittura siti web interi, con un procedimento sommario di cinque giorni. Sarebbe davvero un caso unico del cosiddetto mondo libero». I fatti parlano chiaro e le conseguenze sono facilmente immaginabili: rischio di favorire interessi monopolistici e di lobby, rischio di alimentare concorrenza sleale. L'Autorità è pronta ad affrontare tutto questo? Stando alle parole di Nicotra, assolutamente no. «Dopo l'incontro con l'Autorità possiamo confermare che questa bozza ci prepara ad un salto nel buio. Noi abbiamo fatto presente, ad esempio, che l'Autorità non sarebbe in grado di gestire decine di migliaia di segnalazioni che arriverebbero, anzi, che sicuramente arriveranno». Ma chi paga? In primis «L'Autorità, che deve gestire le migliaia di segnalazioni conferma Nicotra - Ciò imporrà una struttura enorme per l'autorità che assolutamente non è preparata a questo. Avrà però anche dei costi per i provider della rete, che dovranno mettere in piedi interi sistemi di filtraggio dei contenuti per dare la possibilità a tutti di rimuoverli o non accedere a siti stranieri il che in un contesto magari di grosse aziende può essere ancora ammortizzabile, ma per i piccoli e medi imprenditori, e ce ne sono migliaia in Italia, questo potrebbe essere addirittura il colpo finale. E poi il costo per l'intera società perché rendere sterile un contesto di libertà di circolazione della conoscenza è una fonte di guadagno, si stima che nel contesto americano un sesto del Pil sia dato dalla libera circolazione dei contenuti. Intaccare questo comparto ha dei costi per tutti». C'è una voce di dissenso interna all'Agcom, è il caso del Consigliere Nicola D'Angelo, recentemente rimosso da relatore della delibera che afferma: «Il problema è di merito. Ritengo che con i provvedimenti amministrativi non possano essere chiusi dei siti. Tutto questo peraltro nasce da un provvedimento per la televisione, il decreto Romani, quindi c'è il tentativo di estendere al web un provvedimento pensato per la televisione. Siccome dopodomani l'autorità deciderà su una prima bozza, confido possa esserci un ripensamento». Una denuncia corale arriva che passa dalla rete ai giornali on line, per finire all'orecchio della politica. «Nell'ultima settimana ci sono state adesioni di parlamentari di tutti gli schieramenti conferma Nicotra -. Si è espresso Gianfranco Fini, il ministro Meloni, Bersani e Di Pietro, domani ci saranno anche Emma Bonino per i Radicali, esponenti di Fli e Cassinelli, che è un deputato del Pdl». Cosa accadrebbe se si procedesse, nonostante tutto? Luca Nicotra non usa mezzi termini e dichiara: «Faremo ricorso al Tar e se serve anche alla giustizia europea. L'indipendenza dell'Autorità non è autarchia».

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