Il voto ucciderà le opposizioni

Al momento buono, quando il governo è apparso a rischio, eroso da campagne e impacci di ogni tipo: scandalistico, giudiziario, finanziario ed istituzionale, i tifosi della caduta dello status quo, hanno fatto una ritirata di massa, terrorizzati dalla prospettiva del dopo. La variegata armata antiberlusconi si è da tempo ridotta al nulla. Certo il voto amplierà l'astensione, che in un Paese con un sistema di partitocrazia elettorale come gli Usa è endemico al 50%. Ma l'astensione non cambierebbe il quadro di una grave sconfitta per tutte le opposizioni, inclusa quella che Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ammetterebbe nemmeno a se stesso.
Il principale partito di minoranza vive la situazione già toccata ai socialisti massimalisti di Serrati, stretti tra i riformisti che volevano fruttare la forza elettorale per una gestione comune coi liberali, ed il gruppetto dei reali rivoluzionari. Bersani è in mezzo: nella la via di una socialdemocrazia occidentale, dovrebbe abbandonare le donne della fazione legalitaria, cioè la criminalizzazione di Berlusconi e ciò che ha intorno, e con loro l'infido alleato dipietrista. Dovrebbe tornare sui passi presi da Veltroni alla nascita del Pd, rivalutando socialisti, mastelliani e centristi che già se ne sono andati. Bersani al contrario di Veltroni ha ridato fiato all'antiberlusconismo di partito, sia pure in una lotta impari con Di Pietro, Grillo, Travaglio. Tiene uniti i suoi ma li mette al servizio degli estremisti senza potere poi seguirli concretamente. L'idea veltroniana di ammazzare politicamente il resto dell'opposizione per avere il bipartitismo aveva una sua validità, ma le eccezioni ammesse per radicali e dipietristi hanno aperto una falla ormai voragine. Ben si capisce l'invocazione di molti per un ritorno di Prodi, il miscelatore delle grossekoalition antiarcore.Il suo ritorno è l'unica ipotesi che impensierisca il Pdl.
Il vero retropensiero bersaniano lo esprime Cacciari che tristemente ammette l'impossibilità del bipartitismo e la sconfitta dei progetto Pd. L'opposizione alla maggioranza di destra è paradossalmente tutta di destra; assomiglia più ad un quadro tedesco che latino, dove i fautori di patria, sicurezza, polizia e legalità strillano contro il governo conservatore per non essere abbastanza tale; proprio come vinsero i nazisti. Neanche tutte queste destre, dalla dipietrista, alla nuova finiana, a quella casiniana o rutelliana vogliono le elezioni però. Sanno di essere tanto forti sui media su cui in appoggio alle 'inchieste possono dare scandalo, quanto sempre più concentrati in enclavi socialmente limitate.
A differenza della Rai3 guglielmina di telekabul, la loro battaglia si è separata dalle ampie masse. L'azione negativa ed ostruzionistica politica si accompagna a blocchi di appalti, sequestri di lotti, amministrazioni controllate dove l'effetto negativo ricade immediato su redditi bassi ed occupazione. Scomparsa l'alternativa di sistema economico attendibile, durante la crisi del paese più ricco del mondo, la governabilità e la stabilità economica sono divenute aspirazioni popolari. La legalità era il feticcio di incontro tra la difesa dei diritti dei più deboli e l'attacco ai cosiddetti antidemocratici, criminalizzati per l'appoggio storico agli Usa, per le loggeP2 e P3 dicendo, per la non presa in considerazione delle volontà delle sinistre. Ai salotti non piace l'idea che la sostenibilità politica debba confrontarsi con la produttività.
L'autoanalisi negativa degli Usa è dettata da un paese che perde colpi mentre la Germania della Merkel dopo tanti impacci può felicitarsi di recuperare i miliardi di Pil persi nel 2009. Gli sprechi, le sovrastrutture, l'economia economicata, e la politica spoliticata ci sono dovunque; gli sprechi sono al nord come al sud. Dove però la produttività non va, gli sprechi diventano inaccettabili. I salotti elogiano Obama, Sudafrica, Mandela e l'opinione pubblica ammira Corea del sud, Cina, Nordest, Germania, chiunque cresca e permetta di sopportare gli sprechi, che agli occhi di miliardi di occidentali non sono solo le province, ma anche molti enti. I tifosi della caduta dello status quo parlano di costituenti, governi di transizione; confondono carriere politiche e sacralità dell'istituzione. Hanno un sapore di burocrazie autoreferenziali, di classi dirigenti meridionali e quadri replicati e replicanti in enti per cose ormai gestite in maniera automatica. Il sapore di chi è potere ridondante. La opinione meridionale glieli ritorce contro, perché non è in grado di distribuire i resti ai clientes.
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