Voto Bonino se sciopera per Renata

Emma Bonino continua a sorprendermi e a smentire la sua bella e lunga storia di garantista e di libertaria. La corsa alla guida della Regione Lazio lha resa irriconoscibile. Come se non bastasse l'ostentata soddisfazione per l'alleanza con Antonio Di Pietro, che con la sua storia non t'azzecca proprio, per ripetere il linguaggio inconfondibile che l'ex magistrato usava per strapazzare i suoi imputati, ora Emina si è messa a fare la cattiva anche nella gestione medIatica e politica degli incidenti, diciamo così, occorsi alla lista del Popolo della Libertà della provincia di Roma e al "listino" della candidata del centro destra alla presidenza.
Non mi sembra degno di lei, reduce da uno sciopero tipicamente radicale della fame e della sete
contro le cervellotiche norme che diciplinano la raccolta delle firme e la presentazione delle liste, ricorrere a mezzucci per tentare un sorpasso o un recupero. No, decisamente non è la Bonino che ho conosciuto e apprezzato negli anni passati.
E che, prima del suo abbraccio con Di Pietro, ero stato anche tentato di votare il 28 marzo per ripicca, o quasi, contro quanti a destra avevano cercato di inchiodarla a una vecchia foto d'archivio con la pompa di bicicletta fra le mani, risalente agli anni della lotta per la disciplina
dell'aborto, allora praticato in una pericolosa e diffusa clandestinità.
Non mi convince l'indignata reazione della candidata radicale e gandiana all'accusa di violenza
rivolta ad alcuni attivisti del suo partito, o del suo schieramento, che hanno preteso e ottenuto sabato scorso con pratiche ostruttive la mancata presentazione della maggiore lista concorrente.
La violenza non è fatta solo di sangue e di botte. E' violenza anche quella che si pratica stendendosi sui binari per non far passare i treni: è violenza, in particolare, contro i passeggeri certamente incolpevoli. D'altronde, di violenza per i fatti di sabato negli uffici giudiziari di Roma si legge anche in un rapporto dei Carabinieri arrivato sulla scrivania
del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ne ha parlato in una intervista al Sole 24 Ore di ieri.
L'amico Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale, si è augurato nella scorsa settimana che io potessi cambiare idea e mi lasciassi ritentare dalla voglia di votare la Bonino dopo aver sentito un attacco in arrivo da Marco Pannella a Di Pietro e ai suoi metodi, appena confermati dalla decisione di trasferire dalla mattina alla sera Lorenzo Nicastro dagli uffici della Procura di Bari a capolista di Italia (lei Valori alle regionali, pugliesi. No. Una sola cosa, a questo punto, potrebbe farmi tornare quella tentazione: la decisione di Emma di tornare veramente se stessa sulle storie ormai dirimenti della lista del Pdl e del listino della Polverini.
Mi piacerebbe vederla scioperare di nuovo, stavolta contro l'amputazione delle liste della sua concorrente, e sentirle dire che le ripugna la sola idea di poter correre,
e ancor più di vincere, in condizioni di così spudorata disparità.
Allora sì, caro Bordin, potrei votare la Bonino, nonostante Di Pietro e tutto il resto.
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