Volano schiaffi

Berlusconi 1. Vuoi vedere che, anche su questo, ha ragione Silvio Berlusconi? Per esempio, il 3 gennaio scorso, una persona che si, spacciava per il sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati è riuscita a inserirsi nella trasmissione "filo diretto con gli ascoltatori" di Radio Radicale; e ha potuto parlare impunemente per circa un’ora a metà tra l’infantile candore della più totale inconsapevolezza e la malcelata insofferenza per la insaziabile curiosità degli ascoltatori, che le rivolgevano domande come: ma perché è morto in carcere Ferdinando Paniccia, 186 chili di peso, invalido al 100 per cento, e la capacità di comprensione di un bambino di tre anni? E la Casellati: "Come faccio a rispondere se non so?". Davvero ha ragione Berlusconi: questi qui ti rovinano l’immagine del governo. (Ma era proprio la Casellati? Ma no, dai).
In ogni caso, non chiedete alla Casellati - una volta verificata la sua identità, mi raccomando - di Carmelo Castro. Vi replicherà probabilmente: "Come faccio a rispondere se non so?". Provo ad aiutarla. Il 31 dicembre scorso, le associazioni Antigone e A Buon Diritto, assistite dall’avvocato Simona Filippi, hanno presentato un esposto alla procura di Catania per chiedere la riapertura delle indagini sulla morte del diciannovenne Castro, avvenuta nel carcere di Catania il 28 marzo 2009. Quattro giorni prima, era stato fermato perché sospettato di aver fatto da palo durante una rapina.
Confessa, fa i nomi dei complici e viene posto in isolamento per evitare ritorsioni. La foto segnaletica rivela una faccia gonfia, gli occhi lividi, le labbra tumefatte, un orecchino strappato dall’orecchio. La sorella racconta di avere sentito, quel pomeriggio, urla e pianti, mentre si trovava all’interno della caserma del fermo. Nonostante Castro sia incensurato, non gli vengono concessi i domiciliari. Alle 8.30 del 28 marzo Castro viene accompagnato nell’infermeria del carcere per una visita psichiatrica. Alle 9.30 potrebbe uscire per l’ora d’aria, ma rifiuta. Da questo momento, nella ricostruzione ufficiale, si apre un buco di quasi tre ore. Nella successiva annotazione, alle 12.20, viene descritto il ritrovamento del corpo: il collo stretto dentro un lenzuolo, agganciato a uno spigolo del letto. Il giovane viene prima soccorso dal medico del carcere, che tenta la rianimazione, poi trasportato in infermeria e solo dopo in ospedale. Non su una ambulanza, ma su un’auto della polizia penitenziaria. Suicidio. Così almeno per il giudice che ha disposto due volte l’archiviazione. Ma alcuni aspetti della vicenda restano oscuri.
Per esempio: se era ancora vivo quando il medico è intervenuto, perché non chiamare subito l’ambulanza? Poi: l’autopsia evidenzia la presenza nello stomaco di "abbondante quantità di materiale alimentare non digerito". Ha consumato il pasto, quindi, ma chi glielo ha portato? (D’altra parte, è ragionevole dubitare del fatto che uno decida di pranzare appena prima di suicidarsi). E perché nessuno ha controllato le sue condizioni per oltre tre ore, dato il regime di "grande sorveglianza"? Ancora: il lenzuolo con il quale Castro si sarebbe impiccato non si trova, la cella non è stata posta sotto sequestro, i testimoni non sono stati sentiti. E, infine, nelle motivazioni dell’archiviazione si nota qualche contraddizione. Da una parte, il giudice segnala che Castro non aveva manifestato intenti suicidari, dall’altra dichiara che "fu proprio la condizione psicologica del Castro a indurre i responsabili del carcere (...) a fornirgli sostegno psicologico (... ) e tale condizione costituisce indubbiamente un dato di riscontro dell’ipotesi suicidaria". Nella relazione complessiva sugli interventi psicologici si legge: "Mai è stato rilevato alcun elemento che potesse ricondurre a uno stato depressivo né a una qualche manifestazione di disperazione", mentre alcune delle singole relazioni dicono cose diverse: "Appare fortemente provato dalla detenzione". Delle due, l’una. Se l’osservazione psicologica consigliava la "grande sorveglianza", palesemente questa non è stata esercitata e a quella carenza si dovrebbe la realizzazione di un suicidio comunque prevedibile secondo la stessa osservazione: oppure quella "grande sorveglianza" ha finito con l’agevolare un’azione ostile contro lo stesso Castro.
Berlusconi 2. Tutti hanno scritto che Silvio Berlusconi con la nuova invettiva contro "i comunisti" ha dato avvio alla campagna elettorale. Io, modestamente, l’avevo sospettato 24 ore prima, quando avevo osservato l’abbigliamento del premier in una conferenza stampa nell’aeroporto di Linate. Berlusconi indossava un inaudito giubbottone simil-militare, che lo faceva sembrare spiccicato a Vito Catozzo, agente della mondialpol (o qualcosa del genere), interpretato mirabilmente da Giorgio Faletti in "Drive In". Guardavi Berlusconi infagottato in quel cuoio e pensavi: spostiamoci ché tra un po’ volano schiaffi.
Berlusconi 3. È proprio vero: la destra ormai indossa il cashmere (pare che l’acchittatissimo Silvano Moffa porti i boxer, di cashmere) ma conserva quella nuance di orbace che fa tanto Tradizione.
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