Il vizio del debito

Adesso che la Finanziaria 2010 corre blindata verso l´ennesimo voto di fiducia si capisce meglio che cosa intendeva il presidente del Consiglio quando, presentandola al principio dell´autunno, disse che si trattava «di un cambiamento epocale».
In effetti, la manovra di quest´anno è destinata a far impallidire i ricordi degli assalti alla diligenza compiuti nei decenni precedenti.
Il punto cruciale, stavolta, riguarda meno l´elenco delle miserevoli elemosine con le quali governo e deputati della maggioranza vogliono accontentare le richieste di alcuni fra i loro "clientes". Ciò che lascia esterrefatti è la cosiddetta copertura finanziaria di queste elargizioni. Essa poggia, infatti, su due principali pilastri, l´uno più sconveniente dell´altro: gli incassi dallo scudo fiscale di tremontiana invenzione e lo scippo dell´ultima ora agli accantonamenti Inps per il trattamento di fine rapporto (Tfr) dei lavoratori.
Quanto allo scudo non è qui il caso di ripetere tutte le solide ragioni che qualificano simile iniziativa come un regalo offerto agli evasori più ricchi ed incalliti con l´aggravante di spalancare le porte al riciclaggio anonimo di denaro d´origine criminale. Ma, in sede di correttezza contabile, è almeno necessario segnalare che si tratta di un´entrata per definizione «una tantum» alla quale si attribuisce il compito di coprire spese che «una tantum» non sono e, dunque, richiederanno fra un anno di essere altrimenti finanziate. Con tanti saluti alle giaculatorie sulla triennale messa in sicurezza dei conti che il ministro Tremonti ripete come un disco rotto.
Per altro verso ancora più grave è però il trasferimento dei Tfr al Tesoro. Intanto, la mossa è stata effettuata con una sorta di «blitz» che ha colto del tutto di sorpresa i reali proprietari di quei soldi. I quali non sono né le aziende né l´Inps presso cui sono depositati, ma i lavoratori. Molti dei quali - è bene ricordarlo - sovente ricorrono ad anticipi sul Tfr maturato per far fronte a spese vitali, l´acquisto di una casa innanzi tutto. Almeno su questa brillante iniziativa sono stati preventivamente consultati i sindacati? A giudicare dalle reazioni - quanto meno del sindacato maggiore, la Cgil - si deve ritenere che il governo abbia preso le sue decisioni senza informare neppure i rappresentanti dei lavoratori. Dunque, uno scippo con destrezza compiuto alle spalle degli strati economicamente più deboli della collettività.
Certo, è del tutto evidente che lo Stato non ha messo le mani su questi fondi una volta per sempre, ma li dovrà restituire con relativo onere per gli interessi: ci mancherebbe altro! Ma ciò, sul piano della contabilità pubblica, comporta che sia stato acceso un nuovo debito che andrà a sommarsi alla montagna già in crescita di quello pregresso. Davvero un singolare esempio di coerenza con l´abito del rigore finanziario con il quale il ministro Tremonti ama ora presentarsi sulla scena interna e internazionale. Giusto ieri il suo vice, Vegas, ha detto che la raffica di "niet" opposti dal governo agli emendamenti dell´opposizione si spiega con l´esigenza di coprire puntualmente ogni spesa. «I soldi devono essere soldi veri - ha pontificato - non si può andare a debito».
Orbene, quelli del Tfr sono in effetti soldi veri. Peccato, però, che per prenderli il governo ha deciso proprio di «andare a debito». E ciò anche se i fantasisti del Tesoro possono magari avere in animo di rifare qualche risaputo trucchetto come la messa fuori bilancio di quell´impegno.
In ogni caso, sopra o sotto la riga dei saldi, quei fondi andranno comunque restituiti ai legittimi proprietari. Il che significa che i contribuenti saranno chiamati a pagare con le loro tasse anche questo ulteriore debito. Con l´aggravante scandalosa che ad essere spremuti in più saranno anche quei lavoratori dipendenti i cui Tfr sono l´oggetto dello scippo governativo. Il tutto, come non bastasse, per alimentare un fondo di tesoreria che il governo potrà utilizzare a suo arbitrio non prevedendo la Finanziaria vincolo alcuno al riguardo. Il tenore del «cambiamento epocale» annunciato da Berlusconi è a questo punto chiarissimo nella sua semplicità: blandire chi ha i soldi e spremere chi non li ha.
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