La vita della legge 40 decisa dalla Corte costituzionale

“Abbiamo tentato per due anni. E per caso abbiamo scoperto che il problema di mio marito - la mancanza di spermatozoi - ci avrebbe impedito di avere figli". A parlare è E. G., impiegata piemontese, architetto di 38 anni. È la protagonista, con il marito, M. C. di 34 anni, dell'ultimo, significativo, caso legato alla legge 40, che regola la procreazione assistita, in vigore dal 2004 e tornata in auge dopo le critiche del Vaticano al Nobel per la Medicina Edwards.
I due piemontesi dopo aver percorso il "calvario" ormai condiviso da molte coppie sterili italiane, con i viaggi della speranza all'estero (sei i tentativi falliti in Svizzera e a Praga) e dopo essersi visti negare la fecondazione eterologa da un centro fiorentino, si sono rivolti all'Associazione Luca Coscioni, e agli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, che hanno presentato ricorso al Tribunale di Firenze. Con sentenza depositata ieri i giudici hanno deciso di sollevare il caso di fronte alla Corte costituzionale, che a questo punto dovrà riesaminare il testo.
Una legge controversa, la 40, che ha resistito anche a un referendum abrogativo con 4 quesiti e che è oggetto di una guerra giuridica, a colpi di ricorsi e sentenze della Corte costituzionale. Considerata da molti una "legge ideologica" (come ha ribadito ieri la piddina Livia Turco), anticostituzionale, oscurantista e di fatto lesiva della salute della donna, ha tra i punti cardine, il fatto che il ricorso alla procreazione assistita è consentito solo "qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità".
Proibisce, oltre alla fecondazione eterologa (cioè quella ottenuta con ovuli o seme non appartenenti alla coppia), "qualsiasi forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti" (passaggio tra più dibattuti dell'intero provvedimento, poiché vieta alle coppie, comprese quelle con malattie genetiche ereditarie, la diagnosi pre-impianto per stanare eventuali problemi dei nascituro) e il congelamento degli embrioni. E imporre che gli embrioni prodotti (fino a un massimo di 3) vengano impiantati contemporaneamente, anche se malati. "Violazione degli articoli 3 e 11 della Costituzione italiana, relativi rispettivamente al diritto di non discriminazione e all'obbligo di recepire il diritto comunitario", le motivazioni della sentenza del Tribunale di Firenze. Ha spiegato Baldini: "Il giudice ha riconosciuto le istanze mosse dalla coppia, dopo aver rilevato profili di manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di Pma eterologa per l'evidente sproporzione mezzi-fini; e di illegittima intromissione del legislatore in aspetti intimi e personali della vita privata. Questo pronunciamento, inoltre, ha a che fare anche con il Trattato di Lisbona, nel quale si afferma che le decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo sono direttamente applicabili nel nostro ordinamento".
In realtà, la legge 40 da quando è entrata in vigore è stata messa in discussione da ricorsi e sentenze pezzo per pezzo. In particolare, quello di ieri è il secondo rinvio alla Consulta, sempre del Tribunale di Firenze, che già due anni fa si rivolse ai giudici costituzionali i quali accolsero il rilievo eliminando l'obbligo di produzione di soli tre embrioni in ogni ciclo di fecondazione, l'obbligo del loro contemporaneo impianto, e annullando anche il divieto di congelamento degli embrioni in sovrannumero. La sentenza ha riaperto anche il dibattito politico. Il Pdl ha parlato addirittura di tradi "disprezzo della volontà popolare", facendo riferimento al fallimento dei referendum. Sulla procreazione "c'è una legge e va rispettata", ha affermato il ministro della Salute Ferruccio Fazio, mentre il sottosegretario Eugenia Roccella parla di rischio di "deregulation" e di un "ritorno al Far West" della procreazione. Rincara il ministro del Welfare Maurizio Sacconi per il quale "non si può entrare nella logica della selezione della specie". L'Osservatore Romano, poi, interviene affermando il no alla "corsa al ribasso" innescata dalle tecniche di fecondazione artificiale, e indica il vero problema nella "prevenzione della sterilità", spesso dovuta a un errato stile di vita e all'aumento dell'età media in cui le donne fanno figli. Di segno opposto le reazioni del centrosinistra: La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, rileva che "il Far West c'è già ed è causato proprio dalla legge 40". Ignazio Marino (Pd) e Ignazio Palagiano (Idv) chiedono un cambiamento urgente delle legge. E intanto altre 5 coppie hanno annunciato il ricorso in Tribunale contro il divieto dell'eterologa.
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