Vincono i Tory, ma non hanno la maggioranza

Dalla Rassegna stampa

Il Regno Unito volta pagina. L’exìt poll congiunto di Bbc, Itv, Sky attribuisce 305 seggi ai conservatori, ventuno meno della maggioranza assoluta, 255 ai laburisti, 61 ai liberaldemocratici, 29 agli altri partiti. Era dal 1974 che dalle urne non usciva un «hung parliament». Si ricavano tre verdetti politici.
Il primo è sui conservatori: sono il partito di maggioranza relativa nel Paese ma non hanno il controllo del Parlamento. David Cameron vince ma non sfonda. Il secondo è sul bipartitismo britannico: il duopolio tory-laburisti viene parzialmente spezzato dai liberaldemocratici che già nel 2005 avevano raggiunto il 22 per cento e che si confermano ma non fanno incetta di seggi come previsto. Però Nick Clegg è il kingmaker: spetta a lui decidere se e con chi allearsi. Se si aggiungono le formazioni regionali del Galles, dell’Irlanda del Nord, della Scozia, poi i verdi e l’estrema destra del British National Party, se ne ricava un quadro di accentuata frammentazione: quattro elettori su dieci orientano la loro preferenza al di fuori delle due forze maggiori. Il terzo, infine, è sul governo di Gordon Brown: nella volata conclusiva i laburisti hanno recuperato e l’aritmetica parlamentare li tiene in gioco. Nella notte Gordon Brown si è fatto riprendere, sorridente, dalle telecamere della Bbc. Un portavoce dichiara: «Pronti a un governo di coalizione se i risultati saranno confermati».
L’urto dell’«onda gialla» dei liberaldemocratici c’è stato ma non è devastante. E ciò porta Lord Mandelson, il vice di Gordon Brown, a una considerazione: «È necessario aprire un nuovo capitolo della nostra storia tenendo presente che Gordon Brown ha combattuto e si è riconquistato rispetto. Ora abbiamo la possibilità di creare un’alleanza con i liberaldemocratici».
Gli va a ruota Alan Johnson, ministro dell’Interno: «Abbiamo molto in comune con i liberaldemocratici». E David Miliband, ministro degli Esteri: «Se nessuno ha il monopolio del potere si devono avviare le consultazioni». Prove notturne di coalizione con Nick Clegg. Le indicazioni dell’exit poll sono chiare ma,
per capire chi entrerà a Downing Street, bisogna aspettare la conclusione dello spoglio (oggi in mattinata).
E il passaggio cruciale delle elezioni. Sei Tory sono il primo partito senza avere il controllo della Camera dei Comuni, resta da definire quale sarà il percorso per la formazione del governo. Tutti gli scenari sono aperti.
I laburisti non passeranno la mano fino a che non avranno perso la speranza di un accordo con Nick Clegg. Prospettiva ieri lontana. Oggi più concreta. Resta un quadro di forte incertezza. Ecco il motivo per cui la regina intende «raffreddare la situazione», esaminare con calma i risultati del voto per compiere il passo finale dell’assegnazione dell’incarico. Oggi stesso ascolterà i leader. Poi lascerà che i partiti avviino i colloqui. Aspetterà le valutazioni conclusive di Gordon Brown. E, solo alla fine, convocherà il designato.

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