Viaggio al termine della destra

Dalla Rassegna stampa

Forse, come diceva Giulio Andreotti, il potere logora chi non ce l'ha. Ma la brama di potere e l'occasione di arraffarne un po' senza troppa fatica possono comunque fare brutti scherzi. Come al povero Gollum, l'hobbit del Signore degli Anelli ossessionato dall'Anello forgiato da Sauron, l'oscuro signore di Mordor, e dai suoi poteri e che a causa di questa sua ossessione si perde nella follia. Non vorremmo sembrare troppo severi, ma nell'universo creato da Silvio Berlusconi si possono scorgere vari piccoli Gollum, non così malvagi e non così tanto trasfigurati dalla bramosia, ma per certo attaccati a quell'Anello luccicante insperatamente trovato lungo la loro strada – il líder máximo Berlusconi – in grado, se servitori fedeli, di regalare loro quel potere che mai, con le loro forze, avrebbero potuto sperare di raggiungere.

Il potere di Berlusconi era quello di creare consenso, quindi voti, quindi maggioranze parlamentari. L'imprenditore immobiliare e poi padre della televisione commerciale e presidente del Milan aveva intercettato i bisogni di una classe media che aspirava alla mobilità sociale, al possesso di quelle piccole grandi cose che rendono più piacevole la vita, una casa gradevole, risorse per divertirsi nel tempo libero, un futuro migliore per i propri figli. Aveva compreso che tanti italiani percepivano ormai il ceto politico e lo Stato – nella forma che aveva assunto in Italia, iperburocratico, invadente, incapace – come degli ostacoli alla loro aspirazione di costruire una vita più soddisfacente. Berlusconi parlava al quotidiano delle persone e la sua promessa fu quella di una liberazione dal peso soffocante di una politica e uno Stato corrotti e inetti, per consentire ai cittadini di essere più liberi di perseguire la loro personale strada per il benessere e la felicità, qui e ora.

Dall'altra parte, intanto, la sinistra – sulla quale era rovinato il Muro di Berlino – arrancava alla ricerca di una propria identità (e, sia detto per inciso, in vent'anni non ha fatto molta strada) e ancora prigioniera di un pensiero ideologico, guardava con aristocratico disprezzo alla "pancia" del Paese e ai suoi desideri, all'esplosione della tv commerciale e alle nuove forme di personalizzazione e spettacolarizzazione della politica. Anche se fu proprio questo aspetto a rendere così potente e dirompente l'eclissi della classe politica della Prima Repubblica, Mani Pulite (chi non ricorda la bavetta all'angolo della bocca di un Arnaldo Forlani interrogato dai pm?), e l'allora Pds, miracolosamente scampato, contò proprio su quella disintegrazione per accedere finalmente al potere. Ma non fu così, grazie al colpo di scena del nuovo leader Berlusconi, che seppe inventarsi un partito, una coalizione a geometria variabile e soprattutto, a differenza dei suoi avversari, aveva compreso che cosa chiedeva all'epoca una buona fetta di italiani. Poi certo, c'erano le televisioni, Fininvest, Publitalia, il potere economico, ma non vogliamo pensare che ancora ci sia chi crede che la differenza stesse tutta lì.

 

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